Due mesi di mercato, aspettando acquisti e rinforzi, ma specialmente la conclusione e il primo di settembre, per poter giudicare e commentare il valore delle scelte fatte, dalla Proprietà e dalla Dirigenza. Avere il quadro completo dell'organico messo a disposizione di Mister Pioli per affidarsi alle proprie certezze, spesso fin troppo inaffidabili e avventurarsi nelle più classiche delle previsioni su una stagione che è appena iniziata.

Una premessa è obbligatoria per comprendermi meglio.
Se ho la massima fiducia di Maldini e sono un estimatore di Mister Pioli, fin dal giorno del suo arrivo, non nascondo una certa perplessità sulla proprietà, il Fondo Elliott, che considero poco coinvolto sulla programmazione sportiva, limitata da quella economica che è prioritaria e ciò sicuramente condiziona le mie analisi.
Che mercato è stato? Quale voto assegnare alle molteplici operazioni concluse? Proviamo ad analizzarlo.
Se ci domandiamo se la squadra è più forte rispetto ad un anno fa, la risposta unanime è SI'. Allo stesso tempo se ci chiediamo se sono stati comprati i tre giocatori, per rinforzare la squadra, nei ruoli dove appariva più debole, la risposta è altrettanto sicura ed è, NO. Partito il portiere, le priorità erano: sostituirlo e ciò è stato fatto con rapidità e inserire un regista e un esterno destro. Fra tanti arrivi e poche partenze si è arrivati all'ultimo giorno di mercato nel tentativo di trovare la migliore delle opportunità per completare la squadra e riempire quelle due caselle.

L'arrivo di Messias dal Crotone, trentenne giocatore brasiliano, la cui storia è tanto bella quanto entusiasmante, è probabilmente la fotografia di quanto sia difficile far combaciare esigenze sportive a quelle economiche e nella consapevolezza che possa essere un acquisto  "sbagliato", si sia preferito farlo con il cuore, piuttosto che aggrapparsi alla ricerca di facili consensi. Junior Messias è ben distante dal progetto che ci viene narrato da più di due anni. Non è giovane e non porta esperienza. Solo lo stipendio è di gradimento alla proprietà, ma serviva almeno un giocatore, per quei due ruoli e fra tutte le soluzioni proposte era rimasta l'unica a disposizione. Lui o nulla. Per quanto personalmente sia contento del suo arrivo, da tifoso, mi aspettavo ben altro e se Zieych era il sogno, Isco o Favre sembravano le soluzioni alternative più semplici. Così non è stato. Eppure dietro questa scelta, alquanto incomprensibile, più della motivazione tecnica, mi piace l'aspetto umano. Un sogno che si sta concretizzando per un uomo che fino a pochi anni fa era ai margini del calcio e che oggi potrà indossare la maglia di uno dei Club più conosciuti al Mondo. 

Ma torniamo al mercato.
"Squadra che vince, non si cambia", un motto molto in voga in anni passati, a cui al Milan non danno certamente alcun valore. Sono sette i giocatori nuovi arrivati a Milanello: Maignan, Florenzi, Ballò Tourè, Bakayoko, Messias, Giroud e Pellegri a cui vanno aggiunte le acquisizioni a titolo definitivo di Tomori e Tonali, oltre al rinnovo del prestito biennale di Diaz e l'acquisto di Adli, lasciato al Bordeaux per un altro anno. Sulla colonna delle partenze figurano i fratelli portieri e il turco, giunti a conclusione del loro rapporto e sappiamo benissimo il modo, Laxalt e Hauge, ceduti a titolo definitivo e i prestiti di Colombo, Pobega e Caldara. Mercato chiuso, squadra più profonda e completa, con ben 28 giocatori in organico, certamente competitiva per affrontare nel modo migliore le tre competizioni che la squadra dovrà affrontare, al riparo anche dalla eventualità, ci auguriamo impossibile, che un secondo "tsunami infortuni" possa abbattersi sui ragazzi allenati da Mister Pioli.  Da tifoso, nonostante la mancanza di un buon portiere di riserva e di quei due giocatori che continuano ad essere sognati il mio voto è fra il SEI e il SETTE. 6/7.

Diverso è invece il mio ragionamento se, spogliato dei colori rossoneri con cui convivo, cerco di affrontare un'analisi non solo più dettagliata, ma appositamente alla ricerca di sbagli o imperfezioni che si potevano evitare.
Anche in questo caso è opportuno fare alcune riflessioni: è stato un mercato all'insegna del risparmio, con tante operazioni concluse negli ultimi due giorni. Vendere era difficilissimo e aspettare la fine aveva una logica se, come in anni precedenti, ci fosse stato un'inizio, ma quasi tutto è stato bloccato. Acquistato Tomori, la cui operazione aveva una scadenza ben precisa, sistemata la pratica Portiere, il rinnovo di Diaz e rinegoziato l'acquisto di Tonali, le priorità erano fin troppo chiare, provare a vendere e acquistare almeno tre giocatori: il sostituto di Ibra, l'alternativa a "Salamandra", o meglio, un titolare e il sostituto del Turco a cui affiancare Diaz. Le cessioni sono il "tallone d'Achille" di questo mercato, dove la Dirigenza ha dovuto fare scelte non sempre condivisibili, ma più che comprensibili. La cessione di Hauge, per fare cassa e il prestito di Pobega per non trovarsi in troppi. Conti e Castilleco, sono rimasti in organico e serviva una "magia" per poterli collocare altrove, ma è anche da questo che si giudica la bravura della Dirigenza. Ad esempio Pobega poteva essere prestato alla Fiorentina, vendendo Conti e puntando a Castrovilli, oppure Casty alla Lazio, scoperta in quel ruolo. Solo teorie, ma resta il fatto che almeno fino a gennaio difficilmente li vedremo giocare.

Senza cessioni e senza la conferma di Dalot, troppo costoso, con Conti e Kalulu a disposizione era opportuno fare l'investimento su Ballò Tourè, per poi decidere di rafforzarsi anche con l'ottimo Florenzi? Se non fosse arrivato dubito che qualche tifoso avrebbe sentito la sua mancanza. Discorso che vale anche per Bakayoko, tanto fisico e poca tecnica, una scelta comprensibile se Krunic fosse ai margini del progetto, ma vista la fiducia che Pioli ha sul giocatore, tenere Pobega e risparmiare altri soldi  sarebbe stato più logico, a prescindere dalla decisione di Kessie. La scommessa Pellegri, ci sta ed incide pochissimo, mentre anche Messias è una "scommessa", che in molti danno per vinta, ma se la analizziamo senza quella patina di romanticismo che ho ben descritto all'inizio, può rilevarsi un boomerang contro Maldini e Massara e restano incomprensibili i motivi per cui la Proprietà non si sia opposta all'operazione. Se lo stesso "gruzzoletto" fosse stato messo a disposizione per l'acquisto di un regista saremmo oggi a commentare un mercato "PERFETTO". De Paul costava 35 Milioni, pagabili in tre anni e all'Udinese interessava Hauge, che probabilmente avrebbe dirottato in Inghilterra. Ecco perchè il mio voto, nella veste di "opinionista" è fra il CINQUE e il SEI. 5/6. Una squadra forte e profonda, ma anche più vecchia e anche per quest'anno apparentemente scoperta in due ruoli, anche se Diaz e Messias potrebbero stupire tutti.

Nella speranza che la mia analisi sia stata di vostro gradimento, torno a tifare con il solito ottimismo, perchè il Milan è una fede e le altre formazioni sono tutte facilmente battibili.