“Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po” (Lucio Dalla, L’anno che verrà,1978)

 

Domani l’indimenticato cantautore autore di questi versi in apertura avrebbe compiuto 77 anni.
Un musicista completo, istrionico, capace di offrire perle musicali di taglio trasversale, andando ad abbracciare molteplici gusti.

Ed è in occasione di questo avvenimento che il nuovo capitolo di Calcio & Regioni fa tappa in Emilia-Romagna.

Lucio Dalla, bolognese DOC, è uno degli esponenti di una terra che ha dato i natali a tantissimi cantanti, divenendo nel tempo la patria della musica leggera italiana: dall’immenso Gianni Morandi, tifosissimo della squadra del capoluogo regionale tanto da aver ricoperto la carica di Presidente Onorario dal 2010 al 2014, a Francesco Guccini, cantautore vecchia scuola tra i più importanti della nostra storia, passando per Nek (tifoso e compositore dell’inno del Sassuolo), Luca Carboni, Samuele Bersani, Cesare Cremonini (idolo delle nuove generazioni), Zucchero e Laura Pausini (capaci di sfondare anche all’estero), fino alle band storiche (Stadio) o più recenti (Lo Stato Sociale), insieme a tantissimi altri.

Menzione a parte meritano, ovviamente, i due pilastri degli spettacoli live nostrani: Vasco Rossi e Luciano Ligabue, capaci di attrarre folle oceaniche tra stadi, Modena Park (il primo) e Campovolo (il secondo).

Una cultura musicale straordinaria, che va a braccetto con quella lirica: Luciano Pavarotti è infatti nativo della regione, considerato uno dei più grandi tenori di sempre.

L’Emilia-Romagna è però, naturalmente, tantissimo altro: immersa nella Pianura Padana, è uno dei centri nevralgici della Nazione, sede produttiva di numerose aziende in tutti i settori (motori in primis) e considerata parte fondamentale dell’economia nazionale.

Snodo autostradale di vitale importanza e sede di importanti università, è anche una delle mete turistiche più importanti del litorale adriatico, grazie alla rinomata Riviera romagnola, punto di riferimento delle estati, soprattutto giovanili.

È inoltre un fervente centro artistico e culturale a tutti i livelli, capace di offrire dei contributi notevoli in tutti i campi.

Tipica anche la cucina: dai celebri tortellini ai salumi, dal formaggio al ragù, finendo alla tradizionale piadina, l’assortimento culinario è di primissimo piano.

La ricchezza di quest’area ha prodotto i suoi frutti anche nel mondo del calcio nazionale: ha portato ben 9 realtà regionali nella massima serie, seconda solo alla Lombardia, e anche quest’anno la sua presenza è garantita addirittura da 4 team (Bologna, Sassuolo, SPAL e Parma).

Una costante, quindi, per una terra che ha vissuto dei periodi storici molto importanti, addirittura in alcuni momenti imponendosi fuori confine.

Tantissime le storie importanti delle principali squadre, che verranno analizzate di seguito.

 

-BOLOGNA: LA SQUADRA CHE TREMARE IL MONDO FA

Questo slogan fu coniato negli anni ’30, quando la squadra rossoblù era al vertice del calcio mondiale.

Ebbene sì, può sembrare strano oggi, ma la squadra felsinea è stata in quegli anni un’autentica corazzata: dopo i primi due campionati vinti negli anni ’20, nel decennio successivo la squadra conobbe il suo periodo di maggior splendore, in concomitanza con l’avvento di Renato Dall’Ara alla presidenza, a cui è intitolato attualmente lo stadio.

In quegli anni vinse altri 4 tricolori e 2 Coppe dell’Europa Centrale, una sorta di antenata dell’odierna Champions League: insomma, una squadra stratosferica, capace di creare un ciclo vincente.

Ci vorranno poi gli anni ’60 per rivedere un Bologna competitivo, capace di interrompere la striscia interna di Scudetti della Grande Inter di Herrera, vincendo lo spareggio decisivo con i neroazzurri per l’assegnazione del titolo 1963/64, settimo ed ultimo campionato di Serie A vinto dalla squadra.

Protagonista assoluto fu Giacomo Bulgarelli, icona del club.

Negli anni successivi vinse altre due Coppe Italia (nel 1970 e nel 1974), prima di entrare in un periodo di anonimato e che addirittura porterà una delle piazze più importanti d’Italia in Serie C1.

Fallita nel 1993, risale rapidamente nel calcio che conta e conosce una breve parentesi di soddisfazioni a fine anni ’90: nel 1997/98, trascinata da un immenso Roberto Baggio, che ha illuminato Bologna con 22 gemme, si qualifica per la Coppa Intertoto, che verrà vinta a inizio stagione successiva, con Signori al posto del Codino passato all’Inter e con Mazzone in panchina.

La squadra vivrà una cavalcata straordinaria, giungendo in semifinale di Coppa UEFA ed uscendo in modo beffardo contro il Marsiglia: dopo il pareggio in Francia per 0-0, la squadra va in vantaggio nella sfida di ritorno per 1-0 con rete di Paramatti, venendo raggiunta solo a tre minuti dalla fine da un rigore di Blanc (tirato due volte) per un fallo su Ravanelli contestatissimo, che ha dato luogo prima ad un diverbio tra l’attaccante italiano e il pubblico e poi ad una rissa tra le squadre. Persa l’occasione di una finale storica contro il Parma, poi vincitore del torneo.

Dopo questa annata, la squadra vivrà principalmente in A con qualche retrocessione in Serie B.

Attualmente, con un nuovo corso dirigenziale, si stanno cercando di gettare le basi per rendere Bologna maggiormente ambiziosa.

 

-IL PARMA DEGLI ANNI ’90: UNA POTENZA INTERNAZIONALE

Se il Bologna è la regina del calcio regionale dall’alto dei suoi 7 titoli nazionali, il Parma è la squadra più titolata a livello internazionale e, addirittura, è la quarta squadra italiana per numero di titoli fuori dal confine, dietro le storiche Milan, Juventus e Inter.

L’epoca ducale ha vissuto il massimo splendore negli anni ’90, divenendo la realtà di provincia più importante d’Italia: nessuna squadra che non è capoluogo di regione può vantare il percorso dei gialloblù.

Tutto nasce nella stagione 1989/90: dopo una storia trascorsa tra B e C, la squadra all’epoca allenata da Nevio Scala centra la promozione nella massima serie per la prima volta.

La matricola si dimostrerà subito all’altezza: quinto posto nella stagione successiva che vale la qualificazione in Coppa UEFA, prima del successo in Coppa Italia nel 1991/92 rimontando la Juventus al Tardini dopo la sconfitta dell’andata a Torino.

L’anno dopo comincerà la sua campagna europea, vincendo un titolo ogni anno: la Coppa delle Coppe, la Supercoppa Europea contro il Milan e la Coppa UEFA, trionfando ancora contro la Juventus Campione d’Italia.

Il periodo vincente proseguirà con l’accoppiata Coppa UEFA-Coppa Italia nel 1998/99 con alla guida Malesani, vincendo l’anno dopo la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia nel 2001/02, ad oggi ultimo trofeo ufficiale vinto.

È stata una squadra micidiale, capace di avere in rosa calciatori del calibro di Buffon, Cannavaro, Thuram, Benarrivo, Crespo e davvero tantissimi altri.

Unico rimpianto, il mancato trionfo in campionato: con una squadra allestita per vincere qualsiasi cosa e riconosciuta a livello europeo come una realtà consolidata, il tricolore era alla portata città gialloblù, soprattutto durante il biennio ancelottiano tra il 1996 e il 1998.

Questo neo la rende una delle pochissime squadre ad aver trionfato a livello continentale senza aver mai vinto il proprio campionato federale.

Dopo questa splendida parentesi, travolta dal crac Parmalat, la squadra non riesce a replicare i buoni risultati ottenuti, addirittura retrocedendo in Serie B (risalendo dopo una sola stagione), prima del doloroso fallimento del 2015, che porta la squadra in Serie D: la gloriosa società, affiancata da un pubblico fedele, è ripartita e in pochissimi anni è ritornata nella sua dimensione, andando nuovamente a giocarsi l’Europa con alla guida mister D’Aversa.

 

-SOCIETA’ POLISPORTIVA ARS ET LABORA

L’acronimo SPAL trae le radici dalla nota regola benedettina, essendo la squadra di calcio nata come circolo religioso-culturale.

Un nome unico nel panorama calcistico nazionale, riconoscibile, e che dà lustro alla città di Ferrara, considerata patrimonio dell’UNESCO in quanto città Rinascimentale, splendida perla di una Regione straordinaria.

A livello calcistico, la squadra è stata costantemente in Serie A negli anni ’50, ottenendo un 5° posto nel 1959/60.

Nelle sue fila ha militato Oscar Massei, leader tecnico della squadra negli anni ’60.

Dopo la retrocessione nel 1968, la squadra è entrata in un limbo per quasi mezzo secolo, riassaporando la Serie A grazie alla promozione nel 2016/17, bissando quella ottenuta l’anno precedente dalla C alla B.

Al momento la situazione è critica e la salvezza appare un’utopia, ma Ferrara sta già vivendo anni straordinari, dopo tantissima fame di grande calcio.

 

-IL CAVALLUCCIO MARINO: UNA PROVINCIALE STRAORDINARIA

Il Cesena, nato nel 1940, nel 1972/73 otterrà la prima promozione in Serie A con in panchina Gianluigi Radice e sotto la presidenza di Dino Manuzzi, potendo contare su elementi quali Mantovani, Ammoniaci (autentica bandiera), Scala, Braida e Orlandi.

La squadra, affidata a Bersellini, otterrà due salvezze consecutive, attraendo i complimenti di avversari e addetti ai lavori, e raggiungendo nella stagione 1975/76 una storica qualificazione in Coppa UEFA, traguardo di spessore.

Dopo quell’annata, la squadra ballò perennemente tra A, B e C1, ottenendo in totale ben 13 partecipazioni alla massima serie, rendendola una delle squadre più importanti a livello nazionale.

Nel 2018 è ripartita dalla Serie D, stravincendo il torneo e giocando attualmente nel terzo livello calcistico nazionale.

Nelle sue fila hanno militato calciatori quali Giaccherini, Pellè ed Eder, elementi decisivi nell’avventura europea del 2016 con l’Italia di Conte, e Nagatomo e Schelotto, futuri calciatori interisti sebbene non con risultati eccessivamente entusiasmanti.

 

-IL CANARINO MODENESE

Nata nel 1912, la squadra gialloblù è stata abituata ad alti livelli negli anni ’30 e negli anni ’40, giungendo nel 1946/47 al terzo posto dietro il Grande Torino e la Juventus.

La squadra pareva poter rientrare nel lotto delle grandi che avrebbero costituito l’ossatura del calcio italiano che conta, ma qualcosa andò storto a livello societario e le ambizioni svanirono.

Solo negli anni ’60 riuscì a disputare due campionati di A, grazie in particolare a Pagliari e Cinesinho, prima della retrocessione del 1964 che causò un lunghissimo digiuno tra B e C durato quasi quarant’anni.

Nel 2001/02, con in panchina De Biasi, la squadra tornò in A dominando il torneo, avendo in squadra l’eterno capitan Ballotta, e i vari Cevoli, Mayer, Domizzi, Grieco, Fabbrini, Pasino, Kamara e Rabito ed un giovane Stefano Mauri.

La permanenza venne ottenuta l’anno dopo, prima della retrocessione in B.

La società è poi fallita nel 2018, ripartendo dalla D e disputando adesso il campionato di Serie C.

In cadetteria è considerata una veterana, essendo la terza squadra per numero di partecipazioni dietro Brescia ed Hellas Verona.

 

-PIACENZA: HUBNER E NON SOLO

Il Piacenza, fino al 1983, visse diversi campionati tra B e C.

In quell’anno, diviene presidente Leonardo Garilli, a cui è oggi dedicato l’impianto di gioco dei Lupi.

In pochi anni passa dalla C alla B, grazie al trio Madonna-Serioli-Simonetta, e chiamando alla corte piacentina un campione del Mondo quale Claudio Gentile.

Con Cagni al timone, la squadra otterrà nel 1992/93 la promozione nella massima serie: da quel momento, per ben 8 anni, la società deciderà di allestire una squadra tutta italiana, divenendo un’eccezione nel panorama calcistico nazionale.

In totale ha collezionato ben otto partecipazioni, ottenendo il miglior piazzamento nella stagione 2001/02: in quella annata, tra le fila biancorosse, militava Dario Hubner (noto ai giovani grazie anche ad un brano del cantautore indie Calcutta), laureatosi capocannoniere insieme a Trezeguet con 24 centri.

L’anno dopo la retrocessione, fino alla radiazione del 2012 che portò i biancorossi a ripartire addirittura dal campionato di Eccellenza, tornando in Serie C nel 2016, dove attualmente milita.

Nelle sue fila hanno militato tanti calciatori di livello, lanciando, su tutti, gli autoctoni fratelli Inzaghi: Pippo esplose l’anno della seconda promozione in A nel 1994/95 segnando 15 reti e attraendo l’Atalanta; Simone, invece, grazie al medesimo numero di reti ma in massima serie, si guadagnerà le attenzioni della Lazio, con la quale vincerà il titolo di Campione d’Italia nel 2000.

 

-SASSUOLO: UN CAPOLAVORO

L’Atalanta si sta prendendo il palcoscenico come grande rivelazione del calcio italiano e ciò sta oscurando un altro autentico capolavoro all’italiana, che dovrebbe essere ancora più marcato essendo rappresentativa di una città neanche capoluogo, seconda solo all’Empoli per numero di partecipazioni in questa speciale graduatoria.

I neroverdi hanno coronato il loro percorso di crescita partendo dalle serie minori ed ottenendo la promozione in B nel 2007/08 con Max Allegri in panchina (futuro plurivincitore di Scudetti con Milan e Juventus), prima della promozione nel 2012/13 con Di Francesco in panca: dopo due soffertissime salvezze, ottenne una storica qualificazione in Europa League.

Anche con i cambi in panchina, su cui adesso siede il rampante De Zerbi (il quale propone un calcio spumeggiante ed offensivo), la squadra ha sempre mantenuto la categoria, assestandosi come una delle realtà più consolidate del panorama calcistico nazionale.

Tra i calciatori più importanti, la bandiera Magnanelli, capitano e primatista di presenze nella storia del club, il portiere Consigli e Domenico Berardi, goleador più importante della storia neroverde e in lizza per un posto a Euro 2020 con la Nazionale di Mancini.

È stato lanciato, tra gli altri, anche Stefano Sensi, attualmente all’Inter.

Negli anni si è guadagnato l’appellativo di “bestia nera” delle milanesi, avendo sovente messo in difficoltà le due compagini dei Navigli.

 

-REGGIO AUDACE

Nata con questo nome due anni fa a seguito dello scioglimento della storica Reggiana, è stata, verso la metà degli anni ’90, una bella favola del calcio di provincia, partecipando a tre campionati di Serie A, ottenendo una salvezza nel 1993/94 a scapito dei corregionali del Piacenza.

In quella squadra che ha scritto la più bella pagina della “Regia” tra i pali militava Taffarel, campione del Mondo col Brasile l’estate seguente, oltre ai vari Esposito, Padovano, De Agostini e il fuoriclasse Futre, campione d’Europa col Porto nel 1986/87 e tra i più forti lusitani di sempre.

È una delle veterane in cadetteria, potendo vantare 33 partecipazioni.

 

-CARPI: IL MIRACOLO

Il Carpi ha rappresentato il boom dell’ultimo decennio del calcio regionale: nel 2012/13 ha ottenuto la prima promozione in Serie B e, due anni dopo, ha condotto una cavalcata impronosticabile, andando a conquistare la Serie A: durò un solo anno ma si batté in modo egregio, restando in corsa per la permanenza in massima serie fino all’ultimo turno.

Tra i calciatori che hanno militato in momenti diversi si ricordano Materazzi, Zaccardo, Lasagna e Inglese.

 

-LE ALTRE

Nonostante siano due città arcinote a livello turistico e province importanti, mancano all’appello delle squadre partecipanti in Serie A Rimini e Ravenna: entrambe sono arrivate in Serie B senza mai riuscire ad ottenere l’ambita promozione.

In particolare, il Rimini è passato alla storia in quanto ha tenuto a battesimo la Juventus nell’unico campionato cadetto disputato dai bianconeri, fermandola sul punteggio di 1-1.

Entrambe sono attualmente in Serie C.

Altre squadre a partecipare in campionato con un solo torneo furono il Molinella negli anni ’30 e il Forlì negli anni ’40, entrambe, ad oggi, nelle categorie inferiori.

Due parole anche sul Cervia, divenuta celebre grazie ad un reality show in onda in tutta Italia a metà degli anni Duemila, che vide Graziani al timone della squadra che ottenne la promozione dall’Eccellenza al Campionato Dilettanti, e che fece conoscere la squadra a tutto il Paese, attraendosi notevoli simpatie.