Tra i monti viola dorme Napoli bianco vestita, Ischia sul mare fluttua Come nube purpurea; La neve tra i crepacci Sta come studio candido di cigni; Il nero Vesuvio leva il capo Cinto di rossi riccioli.

(Hans Christian Andersen)

 

Dopo oltre quattro mesi ripropongo il mio personale tour in giro per l’Italia, ricominciando dal Sud e, nello specifico, dalla Campania.

Per la regione del Sole e del Mare non potevo non aprire con un estratto composto dal più celebre “favoliere” della storia, Hans Christian Andersen.

Lo scrittore danese, autore di capolavori divenuti cult anche grazie alle trasposizioni cinematografiche dello scorso secolo (La Sirenetta, Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia), ha regalato gli splendidi versi che aprono questo approfondimento, permettendo di immergerci nella magia di una Regione spesso associata a Napoli, città splendida, ma che include tantissime altre zone meritevoli e le quali contribuiscono a formare un quadro eccezionale, uno sprazzo di gioia e colore lungo tutta la Penisola.

A dimostrazione di quanto appena detto, questa terra è la prima d’Italia come numero di elementi considerati patrimonio dell’UNESCO: dal centro storico di Napoli a Pompei, Ercolano ed Oplonti, dalla Reggia di Caserta alla Costiera amalfitana, dalla Certosa di Padula al Parco del Cilento, passando per Paestum e Velia e finendo ad altri numerosi pezzi pregiati, la zona campana non ha certo bisogno di presentazioni in quanto a bellezze artistiche.

Storicamente nasce come colonia magnogreca; nel corso dei secoli, le varie dominazioni angioine, aragonesi e borboniche hanno reso il territorio un punto di riferimento culturale ed economico dell’intero Continente (si pensi che a Napoli è sorta la prima Università laica d’Europa e la tratta Napoli-Portici ha rappresentato il primo collegamento ferroviario d’Italia).

Non si contano, difatti, i numerosi artisti che ha prodotto quest’area, in tutti i campi: dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla filosofia, dalla letteratura alla musica.

E poi, come non spendere due parole sulla cucina campana: la pizza, prodotto considerato universalmente come simbolo di tutta la Nazione, è considerata una vera e propria arte culinaria, anch’essa patrimonio immateriale dell’umanità.

Ma se la pizza, replicata praticamente in ogni parte del globo, è il simbolo per eccellenza, non vanno dimenticati i deliziosi dolci tipici, quali la pastiera o il celeberrimo babà.

All’arcinota offerta artistica, culturale ed enogastronomica della zona, si affianca un amore profondo per lo sport e per il calcio, potendo vantare la più blasonata squadra del Meridione e l’unica che si è accostata al tavolo delle grandi del Paese.

Di seguito la storia delle principali realtà regionali.

 

NAPOLI: IL PIBE DE ORO E TANTO ALTRO

È inevitabile: quando si pensa al Napoli Calcio, la mente di ogni singolo appassionato corre ad un periodo storico ben definito.

Siamo nella seconda metà degli anni ’80 e a vestire la casacca azzurra vi è un condottiero, un calciatore considerato da molti il più forte di tutti i tempi.

Semplicemente, Diego Armando Maradona.

L’argentino, giunto a furor di popolo nell’estate del 1984, ha cambiato radicalmente la storia non solo del club, non solo della città, ma dell’intero sport.

È stato colui che ha reso il calcio definitivamente un fenomeno pop, per come lo conosciamo oggi.

Un’icona, tecnica e non solo.

Dopo due stagioni di “apprendistato”, prima conquista il Mondo con la maglia della Seleccion in Messico e poi, l’anno seguente, porta il Vesuvio, la Campania e il Sud intero sul tetto d’Italia: la stagione 1986/87, con l’accoppiata Scudetto-Coppa Italia, resta negli annali.

Il bis del 1990 (e successiva Supercoppa Italiana), con in mezzo una Coppa UEFA vinta l’anno precedente, compongono il palmares di un’epoca dorata, della migliore di tutti i tempi della storia del club, che ha permesso alla squadra di entrare nella memoria collettiva come un team di assoluto livello, capace di duellare conto le storiche grandi del Settentrione.

Prima e dopo di lui, il Napoli ha vissuto a sprazzi, vincendo qualche titolo ma mai ripetendo quanto compiuto sotto la guida di Ottavio Bianchi prima e di Bigon dopo.

Nel 1961/62 vinse la Coppa Italia partecipando al campionato di Serie B: rappresenta ancora oggi un unicum per il nostro calcio.

Verso la metà degli anni ’70, con al timone Luis Vinicio, si inserì nella lotta scudetto contro la Juventus nel 1974/75 ma giungendo alle sue spalle; l’anno dopo, riuscì a portare a casa perlomeno la Coppa nazionale.

Nella squadra militavano elementi quali Burgnich, Vavassori, capitan Juliano, Braglia, Clerici e Savoldi.

Dopo l’epoca maradoniana, gli Azzurri vissero un periodo complicato, scandito da retrocessioni finendo all’Inferno in Serie C.

Pian piano la risalita, che ha portato il Napoli nuovamente a lottare per le posizioni importanti.

Con Mazzarri arriva una Coppa Italia nel 2011/12 vinta in finale contro la storica rivale bianconera; successivamente, un’altra Coppa e una Supercoppa con Benitez.

Con il triennio più recente di Sarri, contende il tricolore fino all’ultimo alla Signora senza però riuscirne a interrompere la striscia consecutiva di scudetti, ancora ad oggi in corso.

In questi anni hanno militato calciatori straordinari: dal trio delle meraviglie Hamsik-Lavezzi-Cavani, a Higuain (insieme a Sarri oggi alla Juventus) che segnò 36 marcature in un solo campionato, record assoluto (oggi potenzialmente a rischio causa la stagione monstre di Ciro Immobile con la Lazio) ai vari Mertens e Koulibaly.

Oggi, la squadra, dopo la parentesi di Ancelotti, si è affidata a Gattuso: un cuore caldo per la città passionale per eccellenza.

La stagione appare di transizione ma qualche soddisfazione è ancora raggiungibile: la Coppa Italia è un traguardo alla portata e la doppia sfida col Barcellona (le due squadre principali in Europa di Maradona, tra l’altro) possono essere un ottimo motivo per vivere emozioni forti.

In campionato, arrivare in zona Europa League appare obbligatorio.

 

IL DECENNIO D’ORO

Se il Napoli è irraggiungibile, essendo per distacco la squadra più rappresentativa del Meridione, oltre che nella top ten delle squadre italiane, la regione campana può annoverare altre squadre di buon livello.

Su tutte, l’Avellino.

La squadra irpina, di cui ho avuto modo di scrivere anche in altri articoli, è stata fino al 1973 nei fanghi della C, prima di affacciarsi alla cadetteria e, dopo appena cinque anni, issarsi fino alla massima serie con la storica promozione del 1977/78.

La parabola durerà ben 10 anni; molti esperti parlarono di capolavoro, ritenendo gli irpini la più bella realtà provinciale mai esistita in Italia.

Il suo calcio portò tantissime soddisfazioni e strappò qualche sorriso in un periodo storico complicatissimo per l’intera zona, che vivrà quegli anni il terribile terremoto del 1980.

Salvatore Di Somma, difensore della squadra, raccontò l’atmosfera di quelle giornate: “C'erano delle situazioni drammatiche, morti a terra, gente che tirava i propri parenti dalle macerie. C'è una cosa che però non dimenticherò mai. Una signora, a piazza Libertà, mentre piangeva i suoi cari mi disse: "Salvatore, hai visto che è successo? Però oggi che bella vittoria abbiamo fatto..."”[1]

La legge del Partenio accompagnò il club a 9 salvezze di fila, rendendola una perla del calcio regionale.

Tra le sue fila militava, tra i tanti, Juary, futuro campione d’Europa col Porto.

Dopo questa avventura, la squadra si perse per strada.

Al momento, è in Serie C.

Una delle rivalità più importanti è quella con la Salernitana, prossima protagonista di questo tour.

 

MISTERO

Quando si parla di Salernitana, a volte bisognerebbe rivolgersi a qualche indagatore privato. In Italia, credo ci siano pochi casi di così tanta fede e passione non ripagata da risultati proporzionali.

La squadra granata ha vissuto due stagioni in A, entrambe concluse in zona retrocessione, ma, nello stesso tempo, risulta la prima della regione per numero di partecipazioni al secondo livello calcistico nazionale.

Questo denota che a Salerno il livello è comunque medio-alto, ma è come se non riuscisse mai a concretizzare in modo definitivo ciò che costruisce.

Quest’anno, complice un disarmante equilibrio, l’Ippocampo potrebbe essere una delle sorprese e salire in A, magari facendo compagnia ai corregionali sanniti.

La tifoseria è una delle più belle ed è risaputo che l’Arechi abbia un impatto emotivo fortissimo.

Nella stagione 1998/99 fu l’unica rappresentante campana in Serie A, complice l’assenza dei partenopei: un orgoglio per Salerno, che necessita però di ben altro.

 

IL FUTURO È GIALLOROSSO

In uno dei miei articoli precedenti, ebbi a dire che il futuro calcistico del Sud è rappresentato da due società: Crotone e Benevento.

Se la prima non ha la garanzia di tornare immediatamente al vertice della piramide calcistica nazionale, non altrettanto si può dire di quella sannita, ormai prossima a festeggiare il ritorno in A e a far compagnia al blasonato Napoli.

Il club, dopo 90 anni di categorie inferiori e di Serie B sfiorate (proprio i calabresi hanno rappresentato una vera e propria bestia nera, soprattutto nella finale play-off del 2009 ancora oggi tristemente nota ai supporters giallorossi) ha fatto il doppio salto, e nel 2017/18 ha pagato l’inesperienza.

Lo storico goal di Brignoli e la vittoria a San Siro contro il Milan le uniche vere soddisfazioni.

Ma adesso, il Benevento pare avere le carte in regola per affrontare diversamente il prossimo campionato di A.

Le ambizioni sono tante ed è lecito sognare in grande: già quello che stanno vivendo i tifosi, dopo anni di delusioni, è qualcosa di straordinario.

Poter provare a crescere ulteriormente, è tutto grasso che cola.

 

LE ALTRE?

In una terra grande, molti sono i club che sono riusciti ad arrivare almeno una volta al campionato cadetto.

Tra le squadre rilevanti va sicuramente inclusa la Juve Stabia, club rappresentativo della città natia di Donnarumma e Quagliarella (quest’ultimo legatissimo tanto da aver sottoscritto l’abbonamento al campionato di B di quest’anno).

Le Vespe hanno vissuto un ultimo decennio molto intenso, con due promozioni in B. La prima, avvenuta nel 2011, è stata seguita da due brillanti salvezze.

L’anno scorso è avvenuta la nuova promozione avendo vinto il proprio girone e quest’anno stanno battagliando per la permanenza.

Squadra grintosa ed organizzata, è una piazza che merita ampiamente la categoria.

Altra realtà che ha avuto un sussulto recente è stata la Nocerina: attualmente in serie D, nel 2010/11 è stata promossa in B vincendo il proprio girone di appartenenza.

I suoi calciatori hanno l’appellativo di molossi, termine coniato nel 1928 in quanto in un’amichevole col Napoli riuscirono a vincere 1-0 offrendo un atteggiamento aggressivo e determinato.

Tra le società più antiche vi è il Savoia, squadra di Torre Annunziata.

Dal passato glorioso, nel 1923/24 vinse il campionato territoriale del Sud, andando a giocare la finalissima per il campionato nazionale contro il Genoa, perdendo.

Dal Dopoguerra in poi, per mezzo secolo, la squadra è stata nelle serie inferiori, fino alla stagione 1998/99, in cui la squadra disputò un campionato ottimo arrivando al 5° posto, per poi dare il meglio nei play-off: fatto fuori il ben più accreditato Palermo in semifinale con un doppio 1-0, la finalissima, nel derby contro la Juve Stabia, viene vinta per 2-0.

Torre Annunziata era tornata finalmente a brillare nel calcio che conta.

Durò un solo anno, ma fu il punto più alto degli ultimi 50 anni di storia.

Altra storica società della regione è la Casertana: fondata come Robur nel 1908, è riuscita in due occasioni a trovare la promozione in cadetteria, nel 1970 e nel 1991. Club di una città storica, non è riuscita a trovare continuità. Negli ultimi anni, in Serie C, è riuscita a centrare qualche piazzamento play-off e partendo anche con un certo credito, per poi perdersi.

Infine, Scafatese e Sorrento: i primi, il cui simbolo è il canarino, ha “rischiato” nell’immediato Secondo Dopoguerra di essere una delle prime campane ad andare in Serie A, sfiorando la promozione ottenuta quell’anno proprio dalla Salernitana. Dopo quell’avventura, con la riforma dei campionati, la squadra ha disputato campionati perennemente dilettantistici.

I rossoneri, invece, hanno alternato Serie C e dilettantismo, toccando l’apice con la promozione in Serie B nel 1970/71, ancora oggi miglior risultato di sempre. L’avventura durò un solo anno ma fu un momento straordinario per il club.

 

Con ciò, si chiude un altro capitolo del tour regionale di Indaco32, dopo molti mesi di stop.

E se in apertura ho utilizzato gli splendidi versi di Andersen, in chiusura voglio citare la più recente commedia Benvenuti al Sud, film del 2010 diretto da Luca Miniero

“Quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte”

 


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Unione_Sportiva_Avellino_1912#Cronistoria