Il calcio moderno è, a tutti gli effetti, uno sport rapido e fisico, ma anche tecnico e tattico. Un mix di caratteristiche fisiche e intellettuali che sono essenza dello sport vero.

Il calcio antico (fino al Milan di Sacchi) era solamente fisico, fatto di sgroppate alla Oriali, più ruvido e meno tecnico.

La differenza evidente la vediamo nella velocità, una caratteristica interessante che mette in evidenza quanto la velocità della palla (e dei giocatori) sia cresciuta con il passare degli anni.

Alla luce di questa premessa il "calcio moderno" può sembrare, senza ombra di dubbio, il vincitore di questa sfida teorica. 

Ma io, devo essere sincero, apprezzo e riguardo volentieri il calcio antico. Forse per quella sua ombra di leggenda che gli scorre nel sangue, forse per le immagini in bianco e nero che spesso ci appaiono miticheggianti, ma apprezzo quel calcio così distante dagli schemi di oggi.

Una partita mitica del "calcio antico" è mitica per sempre, mentre una partita mitica del "calcio moderno" è mitica fino alla prossima.

Anche i campioni del "calcio antico" sono stati eletti nell'olimpo degli eroi e la solita sfida se fosse più forte Pelè o Maradona non si può applicare più a Ronaldo, Rooney, ecc. o più recentemente a Neymar, Messi o CR7.
Troppo diversi: non ci sono metri di giudizio uniforme, troppe variabili e troppi trofei che non permettono di fare corrette valutazioni su un "campione".

Che dire poi degli stadi e dei loro occupanti? Tanto mitici gli uni quanto barbarici gli altri. Non che in passato non ci fossero follie... ma lo spirito è diverso: prima era un ambiente per famiglie, ora è più simile ad un raduno di disadattati (per carità questa generalizzazione è solo per rendere l'idea, so bene che non è così in senso assoluto).

Scusate, ma io sono un po' nostalgico dell'antico calcio, forse meno bello, ma sicuramente più umano.