Chiariamo subito, a scanso di equivoci: non voglio tornare a parlare di Calciopoli, su cui tanto si è detto e scritto, ma è necessario per introdurre il concetto che voglio condividere con voi. 

12 anni fa Calciopoli, che è stato probabilmente il più pesante e rumoroso terremoto in ambito sportivo italiano, trasformò pesantemente  il nostro calcio, cambiandone radicalmente la fisionomia. Chi ha buona memoria, tuttavia, ricorderà che prima di questo si era passati dal quasi fallimento della Lazio di Cragnotti, di quello del Parma di Tanzi, della Fiorentina, del Genoa di Preziosi che venne colto con le mani nel sacco (o nella valigetta piena di soldi, che dir si voglia) e da quello del Napoli che nel 2004 venne "condannato" a ricominciare dall'allora Serie C. 

Quello che doveva essere quasi un nuovo punto di inizio per il calcio italiano, non ha evidentemente sortito gli effetti sperati e, a quanto pare, in molti non hanno ancora imparato la lezione

12 anni dopo, prendiamo atto che nulla sia cambiato. Società storiche come Bari e Cesena hanno già ufficialmente rinunciato all'iscrizione in Serie B per motivi di bilancio, mentre squadre come Parma e Chievo potrebbero, loro malgrado, salutare anticipatamente la Serie A. I ducali sono sotto inchiesta a causa delle intercettazioni che hanno coinvolto Calaiò, bomber dei gialloblu indagato per tentato (solo?) illecito sportivo dopo i messaggi inviati a Filippo Del Col prima del match contro la Spezia. L'attaccante rischia fino a 4 anni di squalifica, mentre per i gialloblu prende corpo l'esclusione dalla prossima Serie A in virtù dei 2 punti di penalizzazione da comminare alla classifica della scorsa Serie B (Parma secondo a 72 a pari merito con il Frosinone, promosso poi ai Playoff), che porterebbero gli emiliani alla permanenza in cadetteria in favore del Palermo, prima squadra non promossa (finale Playoff persa contro il Frosinone). Alternativa, che a me sa di buffetto, sarebbe l'ammissione in Serie A per i ducali con una penalizzazione iniziale di 6 punti. Un po' come a dire, t'ho beccato che mangi la marmellata e invece di punirti ti do pure il cucchiaino per ripulire meglio il barattolo. 

Capitolo Chievo. I clivensi rischiano (e tanto) a causa di plusvalenze gonfiate. Anche qui, niente di nuovo: chi ha buona memoria ricorderà che già anni or sono Inter e Milan vennero "sospettate" di gonfiare i bilanci tramite scambi di giocatori con valutazioni astronomiche. Se n'è parlato anche ad Aprile scorso, quando le due società meneghine e il Genoa (ancora tu!) vennero indagate per falso in bilancio proprio per delle plusvalenze "aggiustate" per far quadrare i conti. Ma torniamo al Chievo: anche in questo caso, i giallublu rischiano la retrocessione in B, qualora l'illecito di falso in bilancio venisse accertato. Possibile ripescaggio, in questo caso, per Crotone (prima retrocessa della scorsa Serie A) o potenzialmente per il Venezia (seconda non promossa della scorsa Serie B). Non mi interessa entrare nel merito o vestire i panni del carnefice, ma al di là della vostra fede calcistica, dovreste tutti fermarvi un attimo, sedervi al tavolo del buon senso e riflettere su quanto il meccanismo che regola il mondo del calcio sia (ancora) malato. Società che ricorrono ai peggiori sotterfugi per far quadrare i bilanci, giocatori che "tentano" di influenzare l'andamento di una partita e chi più ne ha più ne metta. Nel 2006 quel processo sportivo ebbe una eco importante a livello europeo e mondiale, oggi la vicenda è più contenuta ma non per questo meno sconcertante. Qualcuno 12 anni fa pensava che si fosse ripulito il mondo del calcio, ma sorpresa sorpresa, scopriamo oggi che non solo nulla è cambiato, ma che chi era stato additato come il truffatore supremo è tornato sul tetto d'Italia, mentre ogni anno tra Serie B, Lega Pro e Serie D non si contano nemmeno le società che falliscono o che non possono iscriversi ai campionati a causa dei conti in disordine. 
Qualcosa dovrebbe cambiare, radicalmente, nel sistema calcio e non è certo con le Squadre B che si risolve il problema.
Alcune idee? Beh, facile: tetto salariale per TUTTE le società in base al campionato di appartenenza, una diversa e più equa ripartizione dei diritti tv (qualcosa del genere è già stata fatta, ma non basta), controlli più severi sui trasferimenti e sull'ingaggio dei giocatori e magari l'introduzione di un sistema per cui chi viene promosso dalla B alla A possa da subito competere sul mercato con squadre più affermate (come il draft NBA per capirci).
Altrimenti avremo per i prossimi 20-30 anni un sistema calcio in cui chi viene promossa è la prima indiziata a retrocedere, in cui a centro classifica ci sarà sempre quel blocco di 5-6 squadre che si limita al compitino ogni anno abbandonando velleità di accesso all'Europa ed evitando la retrocessione e non avremo mai una vera crescita né sportiva né morale.