Proprio nella giornata di ieri, il Manchester City ha ufficializzato il proprio ricorso al TAS. Tale ricorso si muove nella direzione opposta alla sentenza ricevuta dalla camera arbitraria della UEFA, la quale ha condannato i Citizens a causa di gravose violazioni al Financial Fair Play (FFP). Condanna pesantissima in ogni sua accezione, tra l’altro: esclusione dalle coppe europee per ben 2 anni, oltre a 30 milioni di multa. Talmente gravosa che, in un modo o nell’altro, tale sentenza potrebbe fare la storia del Financial Fair Play e, perché no, della UEFA stessa. Questo, almeno nel mio personale modo di interpretare la faccenda, sostanzialmente per 2 ragioni

  1. Il Manchester City è una delle società più ricche del calcio europeo
  2. L’accusa comprende l’aggravante dell’inquinamento di prove, con mistificazione dei risultati di bilancio

Di fronte alla richiesta di ricorso, il TAS ora si prenderà del tempo (probabilmente parecchio) per poter rispondere in maniera oculata. Tra i suoi poteri vi è quello di confermare, annullare o ammorbidire la condanna inferta dal CFCB, camera arbitraria dell’UEFA, ai Citizens. Ovviamente il punto di partenza, da cui tale organo muoverà le proprie riflessioni, sarà comprendere se l’imputato abbia effettivamente commesso il fatto oppure no. E qual è il reato in questione? In breve: aver gonfiato il fatturato, al fine di nascondere una possibile violazione ai parametri del Financial Fair Play. A discapito di quale decisione tale organo prenderà, comunque sia essa avrà delle ripercussioni molto importanti. Prima di procedere oltre in questa nostra riflessione dunque, si rende necessario comprendere: 

  • Come si formano i ricavi dei club professionistici
  • Quali parametri debbano rispettare nel FFP

I risultati economici di una società di calcio, così come di qualsiasi altra impresa, si calcolano sulla base di 2 componenti: i ricavi (fatturato) e i costi. La differenza tra i ricavi, ovvero i guadagni, e i costi porta a conoscere il cosiddetto risultato d’esercizio, che molti di voi avranno sentito nelle sue 3 più famose accezioni

  • Utile (Ricavi > Costi)
  • Perdita (Ricavi < Costi)
  • Pareggio (Ricavi = Costi)

I ricavi delle società di calcio provengono da diverse fonti: stadio, magliette, TV e sponsor. Ora, capita molto spesso che i proprietari dei club abbiano diverse altre aziende e che vogliano utilizzare queste ultime come sponsor del proprio club. Cosa dice il FFP in merito a ciò? Leggiamo direttamente quanto viene riportato sul sito della UEFA.

“Se il proprietario di un club inietta liquidità nelle casse del club scegliendo come sponsor un'azienda a cui è collegato, gli organi competenti UEFA indagheranno e, se necessario, adegueranno i risultati della valutazione di bilancio in base alle entrate per sponsorizzazioni, scegliendo un livello appropriato ('valore equo') a seconda dei prezzi di mercato. Sotto i regolamenti aggiornati, qualsiasi entità che, da sola o con altre che sono legate allo stesso proprietario o governo, rappresenti oltre il 30% dei ricavi totali del club è automaticamente considerato un partner.” - dal sito della UEFA

Tradotto in parole semplici, se l’azienda collegata al proprietario sfora il limite del 30% del fatturato con la sua sponsorizzazione, allora diventa un partner, una sorta di socio. E, per definizione economica, gli apporti in denaro dei soci NON incidono sul fatturato, ma sul capitale. Ergo, meno fatturato, meno utili, meno possibilità di operare sul calciomercato. In merito a ciò, che cosa ha combinato il Manchester City? Sebbene la sentenza non sia stata pubblicata, e non lo sarà sino al giudizio del TAS, la UEFA pare avergli ascritto gravi violazioni per quanto riguarda il periodo 2012-2016. Tra tali violazioni pare proprio l’aver sopravvalutato alcune sponsorizzazioni esterne, dietro le quali però si nascondeva il denaro immesso dalla stessa proprietà. In questo modo, i fatturati del Manchester City sarebbero cresciuti in maniera impropria, nonché ingannevole. Un’accusa molto grave questa, senza contare che non è nemmeno l’unica. Ricavi fittizi, capitalizzazioni mistificate, costi nascosti, intralcio alle indagini. Paiono essere numerose le motivazioni che hanno portato la UEFA a indagare. Motivo per cui, pare che questa volta il TAS potrebbe dover scegliere tra due possibilità: condannare o assolvere definitivamente. Se infatti la proprietà del City sarà riconosciuta colpevole anche dall’organo arbitrario indipendente, le possibilità di rivedere al ribasso la pena sembrano minime. Qui infatti non si tratta di una semplice violazione del regolamento, ma di un atto consapevole e voluto al fine di sviare i parametri imposti. In altre parole, non un semplice caso di incompetenza o negligenza, così come già è capitato in passato, ma di fraudolenta intenzionalità. Il che porterebbe a un’unica conclusione, come già detto in precedenza: condannare al massimo della pena o assolvere con formula piena. Nessuna via di mezzo. 

Se così fosse, che cosa accadrebbe si prendesse l’una o l’altra direzione? Nel caso il City venisse definitivamente condannato, sono in molti a pensare come tale sentenza creerebbe un devastante effetto domino nella UEFA, in particolare a livello economico. È probabile infatti come la proprietà dietro il Manchester City potrebbe reagire drasticamente alla condanna, giungendo addirittura a vendere il club e così portare fuori i propri capitali dal mondo del calcio. Scelta che poi, in una situazione ancor più estrema, potrebbe spingere altre realtà a fare lo stesso. In altre parole, il calcio europeo potrebbe diventare più povero, o come minimo meno appetibile per i grandi capitali. La domanda che giunge dunque solerte è la seguente: il TAS, ma soprattutto la UEFA, avranno le spalle abbastanza solide per continuare una simile diatriba? Che ce le abbiano o meno, c’è in gioco la solidità e valenza dello stesso Financial Fair Play. In caso infatti il City dovesse essere assolto, ciò dovrebbe avvenire quantomeno con delle prove solide a sostegno. Altrimenti, il rischio di far passare l’assoluzione come un palese favoritismo sarebbe troppo elevato. Ciò minerebbe le fondamenta stesse del FFP, il quale non avrebbe più alcuna possibilità di continuare a esistere. Se infatti il giudice non ha la forza di far rispettare la legge, a discapito di quale sia la ragione, la legge stessa perde di significato. Se dunque la UEFA non vuole rinunciare al corpus di regole nel quale essa stessa si riconosce, la alternative in questa situazione sono ben poche. Se il TAS confermerà quanto appurato dal CFCB, allora non si dovranno avere remore nel far scontare la condanna all’imputato in questione. Se invece il TAS dovesse annullare tale sentenza, la UEFA dovrà sperare che le prove a favore del City siano fondante e inattaccabili. Altrimenti alle porte si prospetterebbe una guerra molto dura da combattere, sul cui fronte opposto la UEFA potrebbe ritrovare diversi club molto agguerriti, pronti a colpirla nel suo momento peggiore. Vari scricchiolii si sono già uditi infatti nel massimo ente calcistico europeo, causati principalmente dal tentativo di far nascere questa fantomatica Super Lega. Ad oggi, le forze messe in campo dalla UEFA sono state sufficienti a scongiurare il “pericolo”, ma chi lo sa per quanto ancora questa situazione potrà andare avanti. 

“Con cattive leggi e buoni funzionari si può pur sempre governare. Ma con cattivi funzionari le buone leggi non servono a niente.” - Otto von Bismarck



Un abbraccio

Novak