La storia della letteratura italiana è ricca di opere dal valore inestimabile. Due, però, paiono essere i capisaldi di questo magnifico patrimonio culturale: La Divina Commedia di Dante Alighieri e I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Tali scritti sono zeppi di verità, di morali e di insegnamenti utili nella vita quotidiana.
Proprio nella più celebre composizione del poeta fiorentino si trova la famosa affermazione: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa” poi tramutata nel detto “non ti curare di loro, ma guarda e passa”. Si tratta del III Canto dell’Inferno e Virgilio rivolge questa indicazione al suo protetto, Dante, mentre i 2 si trovano nel girone degli ignavi.

Il significato di tale concetto è alquanto palese e conosciuto. Si tratta di un invito a osservare una data situazione in modo attento senza, però, soffermarsi su di essa e rimuginarvi. In quest’ultimo modo, infatti, il rischio sarebbe quello di amplificare i suoi effetti avendo il risultato contrario a ciò che si vuole ottenere.

Come si collega tutto questo a Cagliari-Juventus? I fatti sono ormai arcinoti. Secondo taluni, prima della rete di Kean, alcune persone presenti alla “Sardegna Arena” si sarebbero rese protagoniste di qualche isolato episodio spiacevole nei confronti del giocatore bianconero. Altrimenti, sarebbe difficile spiegare l’esultanza del ragazzo che, dopo avere segnato il gol del 2-0, si è posto davanti a un settore dello stadio a braccia aperte, fermo immobile come una statua. Dalla citata zona dell’impianto sono giunti gesti non proprio edificanti e pure qualche oggetto. Nonostante tutto, il giovane juventino non si è scomposto. Sono arrivati immediatamente compagni di squadra e colleghi cagliaritani che lo hanno allontanato. Bonucci ha persino domandato venia al pubblico con un gesto della mano. Il prosieguo è stato davvero squallido con gli insulti, che sono apparsi di matrice razziale, aumentati tanto che Matuidi si è palesemente rivolto ad Allegri sottolineando come la situazione lo stesse infastidendo in modo importante. Sempre sullo stesso campo, il francese aveva già vissuto una situazione simile pure nella passata stagione.

Nel finale di gara, come è logico che sia, si è purtroppo riproposta la tematica del razzismo all’interno del mondo del calcio. Da esperti, opinionisti, calciatori è giunta una condanna unanime, ferma e forte all’ennesimo triste episodio di xenofobia. Taluno, però, ha osservato come l’esultanza provocatoria di Kean non abbia contribuito a placare gli animi. Anzi, è stata la benzina che ha trasformato il fuocherello in un incendio. Altri, invece, hanno notato come il ragazzo non abbia mostrato alcun gesto polemico e si sia semplicemente approcciato a coloro che lo insultavano affermando la sua presenza. Come a dire, “che vi piaccia o no, io sono qui e sono così”.

Si tratta di un ragazzo di 19 anni che si è appena proposto al mondo del calcio. Sicuramente e giustamente, Moise si è sentito ferito nell’animo e ha avuto una reazione assolutamente composta. Se si pensa ai recenti teatrini ai quali si è assistito, una simile esultanza non assume certo i contorni di un gesto degno di reprimenda. Si è, infatti, assistito a scene tribali ben peggiori del comportamento adottato ieri sera da Kean. Se le situazioni descritte non sono state considerate troppo importanti, non si capisce perché dovrebbe esserla quella del numero 18 bianconero. Non può, infatti, passare il messaggio che questi uomini siano automi e qualsiasi improperio venga loro rivolto debbano ingoiare senza alcun tipo di reazione che comunque non travalichi certi limiti. Detto questo, non è mai opportuno azzardare paragoni. Meglio affermare che, senza l’adrenalina della gara e l’inesperienza dettata dalla giovane età, lo juventino avrebbe potuto pensare a Dante lasciando nella loro pochezza quel non nutrito branco di individui che lo stava bersagliando e ingiuriando.

Oltre ad affermare, giustamente, che certe persone andrebbero individuate, riconosciute e sarebbe necessario impedire loro di rientrare in uno stadio, Massimiliano Allegri ha espresso un concetto molto simile a quello del suo conterraneo poeta. I media non dovrebbero fornire troppo risalto a questa situazione parlandone all’infinito. E’ il momento che la dialettica lasci spazio ai fatti. Come non dargli ragione? Ancora una volta, il livornese si è mostrato uomo di grande saggezza e persona dall’intelligenza sopraffina. Non è la prima volta, infatti, che interviene su tematiche rilevanti con idee di grande valore.

Non ti curare di loro, ma guarda e passa”. Si rende necessario osservare quanto accaduto ieri a Cagliari come nel boxing day, a Milano, nei confronti di Koulibaly e in troppe altre occasioni. Bisogna rifletterne interiormente, nel profondo, e cercare di insegnare alle future generazioni che è semplicemente un comportamento da non porre in atto. Per raggiungere tale scopo si deve dare ad esso sempre meno risalto in modo da far trasparire il messaggio che trattasi di una sparuta minoranza da non imitare (come è in realtà). Per quanto riguarda l’attualità, invece, è inutile cercare di modificare la propensione di certi individui. Si è provato in ogni modo e maniera, ma senza grandi risultati. L’unica soluzione è quella sostenuta da Allegri. Si deve, invece, cercare di lavorare per il futuro nel quale si spera non si debbano più adottare le sanzioni drastiche sottolineate dal saggio Max.

Un ultimo pensiero è per la Sardegna che, come altri luoghi, si è trovata vittima di una situazione che certo non le appartiene. Questo è il messaggio che ha provato, forse in modo non troppo efficace, a lanciare il Presidente del Cagliari, Giulini.