Sistemando la libreria mi è capitato tra le mani un libro di Simon Kuper, columnist sportivo del Financial Times.
Calcio e potere – questo il titolo – è stato pubblicato nel 2008,ma il tema, al centro della narrazione, è sempre attuale. Kuper se ne è andato in giro per il mondo per raccontare i legami tra calcio e politica. Ne è venuto fuori un mix tra indagine sociologica, analisi storica e racconto attraverso 22 paesi supportato dalle testimonianze di politici, calciatori e anche semplici tifosi.
Il calcio ha alimentato rivoluzioni e supportato regimi dittatoriali in molti paesi. A questo proposito, Kuper rammenta” molte dittature hanno utilizzato il calcio come macchina del consenso.
Il Mondiale argentino del 1978 (i militari erano al potere con Videla ndr) con i sospetti di combine sul campo e le sanguinose retate di oppositori da nascondere agli occhi dei giornalisti”. Kuper, nel libro, tratteggia la figura di Cesar Menotti, “l’allenatore di sinistra che portò l’Argentina alla conquista della Coppa il cui calcio “evocava un'Argentina libera e creativa.”
La storia del Barcellona, il club-nazione che ha rafforzato l’identità collettiva dei catalani, come ci hanno narrato le cronache giornalistiche di recente.
Il calcio è anche ricordi e rancori della 2° guerra mondiale. Kuper sostiene che la più grande partita del rancore , nel calcio europeo, è stata Olanda-Germania. Nell’estate del 1988 l’Olanda ha battuto, ad Amburgo, la Germania per 2 a 1 nella semifinale del Campionato Europeo. Quella sera Amsterdam visse una nottata memorabile con migliaia di olandesi in piazza Leidseplein che lanciarono in aria le loro biciclette urlando “ ci siamo ripresi le nostre bici”. I tedeschi, che nel corso della 2° guerra mondiale occuparono l’Olanda, avevano confiscato tutte le bici . Mattatori di quella ‘storica partita’ furono Van Basten ( autore dei due goal) Gullit e Frank Rijkard. Calciatori il cui ricordo suppongo provochi,. in ciascuno di noi, un’intensa ondata di nostalgia e un grande rimpianto.

In” Calcio e potere” c’è un ‘cameo’ dedicato al Berlusca. Un episodio gustosissimo raccontato a Kuper da Rijkard. Nel maggio del 1989 il Milan si aggiudica il primo trofeo europeo dell’era Berlusconi e quindi si festeggia con un sontuoso banchetto. “Tutti i giocatori, dirigenti e accompagnatori del Milan – scrive Kuper – erano già seduti ai tavoli, quando le porte della sala si aprirono ed entrò Berlusconi. Praticamente tutti si alzarono dalla sedia per applaudire e, mentre il presidente avanzava trionfante, da tavolo a tavolo, tutti si protendevano in avanti per stringergli la mano. Quando si avvicinò al tavolo dei suoi tre giocatori olandesi – racconta ancora Kuper – smise di sorridere. Gullit, Van Basten e Rijkard rimasero seduti. E, secondo quanto rivelò Rijkard, addirittura Van Basten continuò a mangiare e Gullit a parlare. Il presidentissimo non sapeva cosa fare e passarono lunghi e angosciosi secondi prima che Rijkard si alzasse per stringergli la mano. La faccia del presidente era salva.”