“Melior de cinere surgo”,  rinasco dalle ceneri", una frase, un motto, uno stile di vita in cui si identifica un’intera città come quella di Catania e in cui si specchiano i suoi migliaia di abitanti, i catanesi, fedeli amanti di una smisurata passione per il calcio, e in particolare per i colori rosso - azzurri, che da sempre riempiono i loro i cuori d’amore e di gioia. Una passione a sostegno di una fede, come quella per il calcio, seconda solo a Sant’Agata, la santa patrona della città, e o “Mungibeddu”, l’Etna, cioè il vulcano da cui le ceneri la città è stata forgiata, rinascendo sempre più bella e forte di prima. Il Calcio Catania, rappresenta la fede di un popolo che farebbe qualsiasi cosa pur di non veder spezzato il suo sogno, a tinte rosso azzurre, non importa la categoria, non importa se si gioca per la salvezza o per la promozione, quello che conta davvero è salvare un simbolo, un ideale a cui crede un’intera città.
Tifare per il Catania non rappresenta semplicemente una passione poiché il legame
che unisce i catanesi alla propria città, e al Calcio Catania, è indissolubile, sacro, profondo, viscerale come se non esistessero altre città, e squadre, sulla terra al di fuori di Catania e del Catania. Una speciale atmosfera percepita sia da chi vive quotidianamente la città do Liotru”, elefante simbolo di Catania, sia per qualsiasi altro catanese che vive in altre parti del mondo. Ma le notizie di pochi giorni fa del “terremoto” calcistico che si starebbe abbattendo sulla squadra rosso - azzurra hanno fatto tremare i tifosi perché il Calcio Catania rischia seriamente di scomparire dal professionismo.

Una squadra che dal 2006 al 2014 ha fatto la storia recente della serie A, guadagnandosi degli appellativi importanti come “piccolo Barcellona”o “Argentina d’Europa”, grazie alla qualità del calcio espresso e soprattutto per via della grande colonia di argentini lanciati nella massima serie, per non parlare anche dell’alto numero di allenatori scoperti che a Catania hanno iniziato la loro carriera. Oggi il Catania e la sua storia rischiano seriamente di scomparire con lo spettro, sullo sfondo, del fallimento nonostante l’amore e la grande passione dei suoi tifosi, sempre pronti a sostenerla in qualsiasi momento ora più che mai.

C’ERA UNA VOLTA IL CALCIO CATANIA
Il calcio italiano un tempo riusciva a regalare delle favole e delle storie meravigliose capaci di dare gioie ed emozioni anche alle piazze della cosiddetta provincia, in cui lo scudetto da vincere è sempre stato la salvezza. Storie, indelebili, che hanno creato un unicum tra un’intera città, i suoi calciatori e soprattutto i suoi tifosi, il vero cuore pulsante del vecchio “Cibali” oggi ribattezzato “Angelo Massimino” in onore del suo storico presidente. Il Catania tra il 2006 e il 2014, ha vissuto i migliori anni della sua storia, nella massima serie, realizzando il sogno di migliaia di catanesi che ogni domenica riempivano gli spalti semplicemente per la gioia di poter vedere i propri beniamini battersi, come gladiatori, vendendo cara la pelle a chiunque varcasse le porte del Massimino.

Delle annate fantastiche, che ho avuto la fortuna di poter vivere da tifoso abbonato, in curva sud, in un Massimino sempre gremito di tifosi, pronti a sostenere la sua squadra nel bene e nel male, il bello del calcio che a Catania qualcuno ha voluto distruggere prima e che adesso vuole definitivamente annientare. Tante salvezze, tante amarezze, tante soddisfazioni, come tanti sono stati gli uomini che hanno contribuito a rendere possibile questo grande sogno, durato per ben otto anni, chiamato serie A e oggi interrotto da chi ha tradito quei tifosi solo per l’avidità del denaro.
C’era una volta il Catania in Serie A, una squadra in grado di battere Inter e Juventus, nello stesso anno, scrivendo pagine indelebili di grande calcio, quello in grado di fare 25000 spettatori ogni domenica al Massimino, quello capace di far paura a tutti quando venivano a giocare a Catania, quello dei “miracoli” con le salvezze all’ultimo respiro. Sembrano ormai passati anni luce di quei giorni felici che ritornano in mente come un ricordo sbiadito e in cui i tifosi sventolavano gioiosamente il vessillo con l’elefantino, rosso azzurro “Supra o Cielu Ro Mungibeddu”, sopra il cielo dell’Etna.
Come poter dimenticare certe imprese storiche come la vittoria del Catania a Torino contro la Juventus o contro l’Inter del triplete? Come dimenticare le magie di “Mascarinho” Pippo Mascara, le punizioni di “Ciccio” Lodi, il potente mancino di Juan Manuel Vargas o i gol del “Toro” Bergessio? Come dimenticare il Catania di Mihajlovic o quello di Diego Pablo Simeone? Come dimenticare il direttore Pietro Lo Monaco e suoi “colpi” di mercato? Semplicemente non si può ma qualcuno sta facendo finta che tutto questo non sia mai esistito e allora non mi resta che rinfrescargli la memoria, su cosa sia il Calcio Catania, a chi ancora non ha capito cosa rappresenti per i catanesi.

UNA STORIA IRRIPETIBILE
Il Catania ritorna in Serie A nella stagione 2005-2006, dopo ventitre anni dall’ultima presenza, grazie alla guida di un uomo del sud come Pasquale Marino e una cavalcata indimenticabile, vissuta in serie B, con la promozione diretta alle spalle dell’Atalanta
. Il presidente Pulvirenti e il suo uomo mercato Pietro Lo Monaco vogliono fare di tutto per salvarsi e ben figurare in un campionato che vede al via tre squadre siciliane, le altre Palermo e Messina. Ma la prima stagione, dopo una grande partenza, viene macchiata dai gravi fatti accaduti nel derby giocato in casa contro il Palermo, che vide perdere la vita all’Ispettore di Polizia Filippo Raciti durante gli scontri con i tifosi. Il Catania riceverà una severa punizione che lo vedrà costretto a giocare tutte le restanti partite casalinghe a campo neutro e senza pubblico. Una salvezza conquistata all’ultima giornata, a Bologna, contro il Chievo Verona a sua volta condannato alla B proprio dagli etnei.
Dopo quella stagione il Catania venne costruito per ottenere salvezze tranquille lanciando allenatori del calibro di Walter Zenga, Sinisa Mihajlovic e soprattutto Diego Pablo Simeone che proprio da Catania ha cominciato a far muovere i primi passi all’era del Cholismo. Senza dimenticare Vincenzo Montella che trasformò i rosso - azzurri nel piccolo “Barcellona d’Italia” e per finire Rolando Maran che portò il Catania a sfiorare addirittura l’Europa League nell’ultima grande stagione degli etnei in serie A prima della retrocessione.
Grazie alle salvezze agevoli, tanti sono stati i giocatori che sono passati da Catania, soprattutto gli argentini diventati una vera e propria colonia con ben 14 giocatori. Un numero impressionante frutto del grande lavoro di scouting di Pietro Lo Monaco, coadiuvato da una fitta rete di osservatori e anche da Jorge Cysterpeller, storico procuratore di Maradona. Tanti i giocatori lanciati in serie A tra cui spiccano soprattutto i nomi di Alejandro Gomez e Maxi Lopez senza dimenticare Gonzalo Bergessio, Gonzalo Castro, Il “pitu” Barrientos, Mariano Izco, Sergio Almiron, Adrian Ricchiuti, Nicolas Spolli, Albano Bizzarri e Mariano Andujar. Meritano una citazione anche Nicola Legrottaglie, Cristian Terlizzi, Gionatha Spinesi, Juan Manuel Vargas, Jorge Martinez, Francesco Lodi, Davide Baiocco, Cristiano Biraghi e soprattutto l’uomo delle magie e unico indimenticato capitano Peppe Mascara.
Il Catania ha disputato otto stagioni in Serie A tra il 2006 e il 2014, contrassegnate da sette splendide salvezze, da tanti giocatori scoperti e da una folta colonia argentina. Un ottimo bilancio che non ha avuto più seguito da quando il Catania è retrocesso in serie B e soprattutto dopo la triste vicenda del coinvolgimento del presidente Nino Pulvirenti nell’inchiesta dei “treni del gol”. Vicenda da cui gli etnei ne usciranno con le ossa rotte, venendo pesantemente puniti con la retrocessione diretta in Lega Pro e diversi punti di penalizzazione. L’inizio di un lungo purgatorio da cui il Catania non è stato più capace di emergere e che anzi ha iniziato a provocare la grave crisi economica dal quale non si è più ripresa.

IL RISCHIO FALLIMENTO
Una situazione, quella attuale, del club abbastanza drammatica, iniziata questa estate quando la Sigi, società che gestisce il Catania, fa pervenire ai suoi tifosi una proposta di raccolta fondi per salvare la storica matricola 11.700. Un piccola richiesta d’aiuto necessaria per potersi iscrivere, disputando, così, regolarmente l’attuale campionato di lega pro. Le proteste non si fanno attendere a lungo e i tifosi insorgono, da piazza Università fino al centro sportivo Torre del Grifo, ma l’amore dei supporters per il Calcio Catania è troppo grande e alla fine riescono a raccogliere la cifra che mancava per iscriversi al campionato, circa centomila euro poi, comunque, restituiti da Sigi.
Sembra, quindi, l’inizio di una nuova storia, con l’arrivo della Nike come sponsor principale della squadra al posto dello storico Givova, ma le cose continuano a non andare per il verso giusto. L’arrivo di Nike e l’iscrizione in extremis non bastano per ripianare i debiti che sono esorbitanti, infatti la conferma era già arrivata durante i primi giorni di giugno con la notifica di sequestro conservativo, per mala gestio, da parte del Tribunale di Catania, sez. imprese, di circa 3 milioni di euro alla società Catania Servizi Srl che gestiva il centro sportivo di Torre del Grifo, prima di essere dichiarata fallita, facente capo al Calcio Catania Spa. Il 2 agosto scatta, invece, un pignoramento per debiti pregressi e solo qualche giorno fa, la richiesta di messa in mora da parte dei giocatori nei confronti della società per gli stipendi arretrati non pagati.
Gli eventi che stanno coinvolgendo la squadra etnea rappresentano una pugnalata vera e propria per chi ha sempre visto, in quei colori, qualcosa in cui credere, qualcosa per cui sentirsi uniti. Questo uragano, nel vero senza della parola visto i gravi fatti accaduti in questi giorni a Catania, sta spazzando via tutto, facendo emergere tutta l'incompetenza di chi avrebbe dovuto avere maggiore cura per la città e per la sua squadra, tra promesse incompiute e trattative, per il passaggio di consegne, mai portate a termine. Si parla di fallimento pilotato o addirittura di vero e proprio fallimento ripartendo dai dilettanti, perdendo così la storica matricola 11700, dopo che i tifosi hanno fatto la loro parte sostenendo la squadra in tutti i sensi.

QUALE FUTURO?
Il tifoso catanese, però, ne ha passate tante e come recita la scritta sulla Porta Giuseppe Garibaldi, in copertina, “Melior de cinere surgo”, la città rinascerà dalle sue ceneri più forte e più bella di prima. Frase scritta nel 1768 in onore della celebrazione delle nozze tra Ferdinando IV di Borbone con Carolina d’Austria e che si rifà al mito dell’araba fenice in cui secondo la leggenda, in punto di morte prese fuoco per poi rinascere, nuovamente, dalle proprie ceneri. Comunque andrà i tifosi rosso azzurri, come la fenicie rinasceranno sostenendo sempre e comunque il Calcio Catania. Nonostante nel corso del tempo siano state tante le battaglie perse e le umiliazioni subite, non si piegheranno mai perchè la loro passione rimarrà per sempre immutata. I 600000 tifosi catanesi oggi e domani saranno ancora lì, sempre a sostegno di una fede a prescindere dalla categoria che verrà perché:

I TIFUSI RU CATANIA SIMU TUTTI PARI CA', U' CATANIA E' NA' SQUACRA I' SERIE A
Forza ragazzi
Ciccio.