Il calcio, lo sport più appassionante del mondo, uno sport dove la prestazione dei singoli, o di un'intera squadra riesce a far battere il cuore a milioni di tifosi, sentimenti di gioia di estasi e di sconforto e delusione si alternavano negli stati d'animo, si parlo al passato, perché tutto questo è morto, tutto questo lo abbiamo ucciso e seppellito.
Il calcio è diventato un calderone che raccoglie tutte le frustrazioni, le invidie le cattiverie e, soprattutto, l'ignoranza di molte persone, e ai tempi dei social, tutto questo si è espanso in modo esagerato.
Non siamo più tifosi che aspettano con trepidazione una partita, pensando a come potrebbe andare, quale giocatore sarà decisivo o quale tattica avrà la meglio sull'altra, e ci si apprestava a vivere 95 minuti di passione sportiva, siamo diventati dei "chirurghi del calcio"; ancor prima del fischio d'inizio già siamo assaliti dall'ansia di quale errore arbitrale ci sarà, ci si scaglia sui social già a prescindere, sapendo già che qualcosa andrà storto.
Inizia la partita e ogni frammento video viene minuziosamente scandagliato fotogramma per fotogramma, cercando la punta del'unghia del dito del braccio che ha toccato il pallone, si misura con il righello a che distanza stava il braccio dal corpo. Si tenta di vedere se il dito alluce del piede destro era al di là della punta del ginocchio dell'ultimo difensore. Se lo spostamento d'aria creato dall'arrivo del difensore è tale da sbilanciare l'attaccante in area di rigore.
Tutto questo non è calcio.
Ad ogni episodio pretendiamo che l'arbitro si avvalga del var, e in primis consideriamo che quando questo non succede sia per malafede dell'arbitro, e non pensiamo mai che abbia ricevuto il "silent check" dalla sala monitor. Se un arbitro che è a due metri da un episodio deve ogni volta affidarsi al var, allora a cosa serve? Togliamoli dal campo e mettiamo dei robot direttamente collegati ad un monitor? E poi se un giocatore sbaglia un gol sostituiamo pure quello con una macchina, perché di umano non siamo più in grado di sopportare nulla. Ci sono episodi che vissuti da esseri umani a due metri hanno "verità" che sfuggono alla freddezza di un immagine video.

Dal campo ci sono sensazioni che si sentono e vivono solo da lì, un arbitro sente rumori, vede espressioni e capisce quel qualcosa che sfugge alle telecamere e capisce di quel fallo o presunto tale un qualcosa che va al di là di ogni chiacchiera. A volte sbaglia, questo è vero, ma la verità non è sempre quella che si può capire dalle immagini, soprattutto sui contatti, e chi ha giocato o gioca a calcio sa che è così.
Analizzando da casa sul divano alterniamo la realtà a nostro piacere, così un netto fallo di mano lo facciamo diventare un lieve tocco involontario, e un normale fallo di gioco a centrocampo diventa un fallaccio da rosso poi... 
Così non andiamo da nessuna parte, cari i mei leoni da tastiera laureati in tuttologia calcistica sul web.