Ludopatia, una della parole più ricercate su Internet negli ultimi giorni. Per coloro che seguono il calcio e non conoscevano il significato del termine, usato e abusato dai media in queste settimane, é scattata la ricerca. Lo scopo era capire se fosse un virus del mondo del calcio che colpisce i soggetti sani venuti a contatto con soggetti malati che gravitano intorno all’italico pallone. A seguire, senza mischiare il sacro col profano, un approfondimento per capire se esista un vaccino, come per il covid 19, che garantisca l’immunità o almeno un contagio in forma più leggera… “Fagioli scommetteva grosse cifre, ha contratto debiti enormi”, i titoloni in prima pagina: contagiato, rischia…la carriera. “Zaniolo scommetteva, ma non sul calcio”: contagiato in forma leggera. “Tonali, disperato e in lacrime, si farà curare.”: contagiato in forma pesante, chissà se ce la farà.

Insomma, il solito caos che si scatena quando si toccano il calcio e i suoi interpreti, quando pochi sanno, troppi parlano e si scrive a vanvera. I media, come spesso accade, danno l’impressione di non aspettare altro che una brutta notizia per cavalcarla, sviscerarla, farla a fette e servirla in tutte le salse. Poi i buonisti: “Sono ragazzi!”. I giustizialisti: “Pene esemplari”. C’è una corrente di pensiero che ritiene sia un’ottima notizia, per fare finalmente pulizia, in un mondo mai troppo amato, con pene feroci: inibizione alla vista dei figli e dei parenti più prossimi, con annessa fustigazione sulla pubblica piazza, a chi si è reso protagonista dei reati ascritti. Insomma, equilibrio zero! 

Accendi la tv per guardare la Nazionale italiana di calcio, impegnata in un delicato incontro per la qualificazione ai prossimi Campionati europei. Tra una pubblicità e l’altra leggi le news sul tuo tablet scoprendo che, alla fine dell’incontro, su un’altro canale, ci saranno rivelazioni pazzesche da parte di Fabrizio Corona, colui che ha scoperchiato il vaso di Pandora sul caso dei “calcioscommettitori”. Imperdibile! Così, esattamente alla fine dell’incontro della Nazionale, del quale gli ultimi minuti seguiti con insofferenza “Ma quando finisce? Speriamo ci sia poco recupero, così cambio canale!”  finalmente scatta lo zapping consigliato. E come per magia eccolo, Fabrizio Corona a pieno schermo. Con una puntualità rara, la Rai trasporta  i telespettatori da una rete all’altra. Penso: “Corona, sono qui tutto orecchie, rendimi più edotto”

Il personaggio è noto così come i suoi trascorsi, i suoi narcisismi, i suoi peccati (pagati) e quant’altro. Con quel tono un po’ alla Funari “Mò ve spiego tutto io”, dice cose che si sanno, qualcosa che non si sa e quello che gli lasciano dire. Parla di un informatore (costui ha un nome e un cognome ma citarlo non ha importanza, non cambierebbe la storia). La fonte fa rivelazioni con audio e video, pare verificate dallo stesso Corona, ma non si capisce perché lo faccia. Cosa l’ha mosso a queste dichiarazioni? Denaro? Bisogno di tutelarsi per paura di ritorsioni? Almeno in questa sede non si capisce. Alla fine, nulla di nuovo. Quasi mi rammarico di aver cambiato canale e di essermi perso le interviste post partita della Nazionale. Poi a seguire, nella notte, Striscia la notizia intercetta Fabrizio Corona in un ristorantino romano e gli assegna il Tapiro d’oro, dopo che lo stesso si è lamentato con un post al veleno in rete, dichiarando che la Rai non ha mandato in onda una sua prova audio rivelatrice di ulteriori fatti importanti, in sostanza censurandolo.

Aldilà delle rivelazioni scottanti promesse, presenti solo nei lanci di agenzia del programma di Raitre “Avanti popolo” condotto da Nunzia De Girolamo, non mandate in onda, la cosa più sconcertante è come la Rai, alle prese con un programma che nella puntata precedente ha avuto ascolti deludenti, non esiti, con il denaro pubblico, a pagare un mestierante del gossip perché faccia rivelazioni clamorose poi non trasmesse. Incomprensibile! Dati alla mano, non riuscendo neanche ad alzare lo share (dura sostituire Bianca Berlinguer e il suo programma “Cartabianca”, ma questa è un’altra storia, ndr).

Fabrizio Corona ha una capacità rara, quella di mettere le dita nelle piaghe dolenti e di renderle pubbliche a proprio piacimento. Che ci piaccia o no, in questo è molto abile. Lui mette a disposizione della curiosita morbosa e miserrima delle persone le sue armi. Sfrutta la fame, quasi ingordigia, di scoop e la sazia. Non ha importanza con quale cibo, se di qualità o meno. Dà clamore a chi cerca clamore. Se non trovasse chi gli fa da sgabello, chi con pruriginosa curiosità lo segue, non sarebbe quello che è. Il calcio in Italia è una cosa seria, o almeno dovrebbe esserlo, per gli interessi economici che muove e per il coinvolgimento di milioni di tifosi. É possibile che per destabilizzarlo bastino le rivelazioni di questo signore e di un suo informatore, zio di qualcuno, fratello di qualcun altro? Lo stesso informatore che, dopo il programma di Raitre, ha accusato il calciatore dell’Inter Nicolò Barella sulle pagine de “La Verità”, di essere coinvolto a sua volta in un giro di scommesse illegali, per poi ritrattare il giorno dopo dichiarando: “Per questo errore mi voglio scusare con Barella. Ho sbagliato a nominarlo, ma mi sono confuso perché in questi giorni è stato molto citato”. Ma di cosa stiamo parlando? Un uomo “confuso” può mettere in crisi il calcio italiano? Pare di si.

Dal nulla non nasce nulla. Una cosa così grossa non può non avere una sua verità. Il problema è capire quale sia. Sicuramente c’è chi ha puntato dei soldi su incontri di calcio pur non potendolo fare. Non credo però sia una novità. Nel mondo dello sport si scommette da tempo, non c’è da stupirsi. L’ambiente del calcio non è pieno di mammolette timorate di Dio. Pensare che i calciatori siano degli esseri umani diversi dagli altri è un’utopia. Hanno le stesse nostre debolezze, sono persone comuni, non supereroi. Ma in un giusto ordinamento delle cose ad ognuno spetta il proprio ruolo. Indagare, approfondire e rivelare spetta a chi ha il compito e gli strumenti per farlo. La giustizia ordinaria e quella sportiva non possono essere sostituite dagli scoop di Tizio basati sulle rivelazioni di Caio o Sempronio. Fatti certi. Diffusi in maniera urbana da fonti preposte a fare chiarezza. Se ci sono indagini in corso non bisognerebbe consentire speculazioni a chi, per tornaconti personali, può avere vantaggi da questi comportamenti. C’è qualche differenza tra chi scommette per denaro e chi usa queste notizie per lo stesso scopo? Io penso di no. La giustizia deve vigilare per colpire chi ha commesso irregolarità, ma anche tutelare chi, fino a prova contraria, è estraneo ai fatti e può essere facilmente calunniato da notizie incontrollate.

Chi ha sbagliato è giusto che paghi. Personalmente non sono d’accordo con gli sconti di pena. Se è prevista una sanzione va applicata nella sua interezza. È già lì che attende di essere messa in pratica, senza revisioni né rivisitazioni come spesso accade nel più classico stile italico, che di fronte a situazioni che richiedono interventi regolati da fermezza, piega le ginocchia molli ad ogni sollecitazione. Le norme vanno applicate, non manipolate per buonismo. Nel caso della squalifica a Fagioli, dai tre anni previsti a sette mesi inflitti non c’è equilibrio. Ok, ha collaborato, va assolutamente aiutato e recuperato per i problemi personali che lo hanno portato a questo. Non è un calciatore, ma un essere umano bisognoso di attenzioni e di aiuto. Come molti altri, però, che non essendo calciatori o personaggi noti, non interessano a nessuno. In questo caso subire una sanzione nella sua interezza può farti riflettere più a fondo su cosa hai fatto e su cosa tu ti stia perdendo, giovane fortunato e invidiato da molti, che prendi a calci non solo il pallone ma la buona sorte che hai avuto.

Restiamo in attesa di nuove evoluzioni verificate dalla giustizia ordinaria e sportiva, che tutelino il calcio e fermino le indiscrezioni strumentali capaci di generare un diffuso interesse ma scarse, scarsissime verità.

Grazie per la lettura e per il vostro tempo.