Il punto più alto della gestione Allegri è il quarto di finale Champions col Barcellona, nella stagione sportiva 2016-2017. Quella squadra elimina il Barcellona facendo pressing altissimo, vicino l'area di rigore avversaria, e sfruttando appieno le qualità dei calciatori in rosa. Allegri infatti dice alla squadra, io metto in campo tutti quelli bravi, in cambio dovette correre...  Da lì, una lenta discesa verso un odiosissimo calcio conservativo e speculativo, con Barzagli terzino al posto di Dani Alves e Cuadrado in panchina per arrivare alla dolorosa finale persa a Cardiff col Real.

La stagione successiva, quindi quella del 2017-2018, si ripete sul canovaccio del finale della precedente; con una squadra senza una trama, senza uno spartito unitario da suonare. La Juve vince il campionato grazie più che altro alle iniziative individuali (negli ultimi mesi, il leit-motiv era, palla a D. Costa e speriamo che, come San Gennaro, faccia il miracolo... La campagna eropea di quell'anno è, complessivamente, non all'altezza se non pessima. La squadra subisce circa 15 goals sino ai quarti di finale col Real, facendo una partita pessima all'andata a Torino ( come quella vista a Madrid, con l'Atletico) e sfiorando l'impresa al Bernabeu.

Quest'anno si era partiti benissimo, almeno sino alla partita di ritorno del girone di qualificazione col Manchester, la Juve faceva pressing altissimo ed il trio Dybala-Mandzukic-Ronaldo ricordava, per movimenti, quello più celebre Vialli-Ravanelli-Del Piero. Poi, agli inizi di dicembre 2018, la solita involuzione sul piano del gioco, spinta forse dalla necessità di fare punti in campionato, col Napoli ancora vicino. Quindi Juve votata al massimo risparmio, che vince, ancora, sull'onda delle qualità tecniche individuali. Da quel tunnel non siamo ancora usciti perchè, se per mesi pratichi un calcio speculativo e sparagnino, non basta ascoltare la musichetta della champions per tirare fuori il coraggio che hai, da tempo, riposto in un cassetto. Sarà forse che Allegri, visti i due goals presi nel finale col Manchester, s'è messo paura? Boh, agli storici alla sentenza...

Veniamo alla partita del 20 febbraio con l'Atletico. Ho visto la Juve lunghissima in campo, con reparti di difesa, centrocampo ed attacco scollegati tra loro. La squadra si difendeva vicino alla propria area e ripartiva in contropiede in modo lento e prevedibile, senza neppure disporre dei giocatori con gamba, spunto e dribling adatti, tolto forse il solo Ronaldo. Lo scopo era arrivare al cross, con pallone buttato in mezzo all'area, nella speranza del miracolo. Simeone, che pirla non è, tutt'altro, ha preparato il suo Atletico a quella situazione di gioco ed infatti la Juve non ha mai tirato in porta, se non in paio di volte su punizione.

Quando attacchi, ma combini poco perché non hai soluzioni alternative,  ti scoraggi, viene meno la convinzione in te stesso; ti si annebbia la mente e di conseguenza l'acido lattico si accumula nei muscoli più facilmente. Così spiego il secondo tempo di quella partita. Soluzioni, nel breve non ne ho idea, tranne forse, tentare ancora l'impresa con la forza dei nervi; ma mi pare di rivedere il film della passata stagione... 

Sul lungo periodo bisogna cambiare progetto tecnico, di quest'aspetto meglio parlare in un altro articolo, questo è troppo lungo. La mia tesi, per chi non l'avesse capito, è che il ciclo Allegri si è concluso a Cardiff...