Era il 13 novembre 2017 e la Nazionale di calcio veniva eliminata dalla Svezia, restando così fuori dal Campionato del Mondo 2018. Anche se formalmente il CT Ventura sarebbe stato esonerato tempo dopo, la crisi tecnica dell'Italia si è sostanzialmente aperta al fischio di chiusura di quella partita.

Oggi finalmente è stato ufficializzato il nome di Mancini, unico tra i tanti nominati, che fin dall'inizio si era autocandidato per questo incarico. Evidentemente Roberto teneva in modo particolare alla nomina, tanto che - ci dicono i bene informati - avrebbe concluso un intesa economica di "soli" 2 milioni, quando il suo cachet abituale risulta al di sopra dei 5 milioni l'anno.

Diciamo subito che la nomina di Mancini non risolve automaticamente la crisi del calcio italiano; semmai il lavoro che il nuovo CT sarà chiamato ad effettuare andrà inquadrato in un contesto di ristrutturazione di tutta l'organizzazione calcistica nazionale.

A ciò sta lavorando Costacurta che ha in corso la formazione del gruppo di lavoro che coaudierà il Commissario Tecnico, con l'introduzione speriamo di valide riforme, prioritarie quelle relative al calcio giovanile, che forniscano a Mancini il materiale umano necessario per l'apertura del nuovo ciclo Italia.
Diciamo quindi che ogni previsione risulta allo stato prematura essendo i lavori ancora in corso; possiamo solo analizzare quale contributo possiamo auspicare ci venga dato dal nuovo CT. 

Intanto trattasi di un uomo esperto, con una lunghissima carriera di calciatore ai massimi livelli; Mancini è un ex nazionale, ha vinto da calciatore e da allenatore, ha saputo gestire situazioni di grande pressione in piazze complicate, come ad esempio Roma e Milano.
Anche all'estero il suo nome è considerato come quello di un top manager calcistico, perchè la visione esterofila dell'allenatore non è mai limitata alla mera responsabilità tecnica, ma va inquadrata in un ambito filodirigenziale. Ecco Mancini potrebbe essere il nome giusto sotto questo aspetto: un CT a 360 gradi con responsabilità e compiti molto superiori rispetto a quelli dei suoi predecessori.

Se Roberto saprà assolvere a questi compiti, non solo ritroveremo un‘organizzazione ammodernata e funzionale, ma sicuramente potremo sperare in un progressivo rinnovamento del parco giocatori della Nazionale, auspicando che fin dalle qualificazioni agli europei 2020 si possano cominciare a vedere i primi risultati di crescita.
Tralasciamo per ora discorsi sui nomi dei calciatori, sui moduli da adottare e su ogni altro aspetto che riguardi il campo, anche se in verità già nel prossimo giugno vedremo la prima uscita della Nazionale di Mancini. 
Quello che veramente conta è essere consapevoli che il lavoro che lo aspetta sarà duro, faticoso, lungo e impopolare; ma a Mancini serietà, professionalità e testardaggine non mancano.

Speriamo e gli auguriamo che non manchi neppure la buona sorte.