Gigi Buffon è un fuoriclasse, lo dimostra da anni in campo dove brilla per continuità e affidabilità. La carriera da giocatore è stata irripetibile, tuttavia, pare arrivata alla conclusione se, come raccontano le indiscrezioni a fine stagione il portiere juventino appenderà i guanti al chiodo.
Ritengo, che dopo aver lasciato il segno da atleta Gigi possa ripetersi anche come dirigente: difficile possa restare alla Juventus perché nell’organigramma bianconero tutti i ruoli sono coperti mentre in F.I.G.C. dove la struttura presenta delle falle troverebbe la sua collocazione ideale come Vicepresidente Esecutivo.
Un incarico importante, che Buffon – visto il suo grande attaccamento alla Nazionale – accetterebbe con grandissimo entusiasmo poiché gli consentirebbe di mettere a disposizione della Federazione la personalità, il carisma e le competenze calcistiche acquisite sul rettangolo verde. Vivrebbe la quotidianità della squadra, dialogherebbe con l’allenatore, aiuterebbe il gruppo a superare le difficoltà e a rimanere concentrato sugli obiettivi, darebbe ai giovani le giuste attenzioni e spiegherebbe loro che per indossare la maglia della Nazionale bisogna sempre dimostrare umiltà, spirito di sacrificio, determinazione e ambizione. Sostanzialmente, il suo ruolo rispecchierebbe quello ricoperto da Pavel Nedved nella Juventus.

L’approdo di Buffon in Federazione sarebbe soltanto il primo passo verso il rilancio del calcio italiano, visto che per completare l’organigramma mancherebbero altre tre figure: un Presidente alla Andrea Agnelli in grado di assicurare ai propri collaboratori sia l’autonomia decisionale per agire al meglio sia degli obiettivi precisi da raggiungere nello sviluppo dell’ attività; un Direttore Generale alla Marotta che scelga la strategia necessaria per sviluppare l’attività dell’azienda ma allo stesso tempo supporti il mister nelle convocazioni e per finire un Direttore Sportivo alla Paratici che attraverso la sua rete di osservatori monitori gli azzurrabili.

Insomma, una struttura dirigenziale compatta e affiatata che rilancerebbe l’intero sistema creando il modello italiano: il calcio entrerebbe nelle scuole, si investirebbe nei settori giovanili, i centri federali acquisirebbero valore e il lavoro del mister verrebbe tutelato concretamente. Già, il mister: a sedere sulla panchina azzurra dovrà essere un tecnico carismatico, versatile, abile nell’esaltare le qualità dei calciatori già affermati, capace di valorizzare le potenzialità dei giovani, in grado di gestire personalità forti e pronto ad affrontare ogni situazione (infortuni, squalifiche, momenti di scarsa brillantezza atletica).

A mio modo di vedere Carlo Ancelotti sarebbe l’allenatore giusto perché soddisfa tutti i requisiti che ho elencato precedentemente.