Una stagione calcistica che ha deluso ogni aspettativa, quella di Mario Balotelli, con il Brescia. Non sempre un ritorno a casa è la cosa migliore. 
Per l'attaccante classe 1990 tornare a Brescia rappresentava, molto probabilmente, una sorta di conforto morale e la spinta giusta per ripartire, da dove si era fermato. Sono lontanissimi in effetti gli anni d'oro con l'Inter.
Anche le lacrime di mamma Silvia, lacrime di gioia versate il giorno della firma del contratto con il Brescia, il 19 agosto 2019 (anche se sembra come fosse ormai mille anni fa), lo avevano rassicurato, alla stregua di una carezza calda che mostri la giusta via al cuore.
Lo stesso cuore che Super Mario ha sempre istintivamente seguito, senza soccombere mai alla paura di sbagliare, pur sbagliando più di una volta, come sbagliano, come sbagliamo tutti.
Spesso solo, in mezzo a quell'inquietudine che da sempre caratterizza la sua anima, quella ricerca spasmodica di quello che non c'è. Il motivo che porta Mario verso continui cambiamenti, la ragione del suo navigare a vista, spesso senza meta.
E quelle sirene del Sudamerica, il Galatasaray, il Flamengo e il Botafogo, più che sirene possono rappresentare ancore, a cui aggrapparsi in vista di un futuro incerto come mai prima d'ora. Nel caso in cui il Brescia retrocedesse, sarà automatica la risoluzione del contratto, e lo stesso rapporto conflittuale con il Patron della squadra, Massimo Cellini, non è incoraggiante. 

Tutto è dunque in mano a quello che verrà domani, per Super Mario che, come ognuno di noi, porta con sé il bagaglio dei propri tormenti, ovunque vada.