Quale figura può aiutarci a comprendere, o meglio, a descrivere la carriera di Mario Balotelli se non quella di Giano. La più antica divinità italica, venerato come “il Dio degli inizi”. Come non associare tale figura alla carriera del calciatore italiano, caratterizzata da un continuo errare alla ricerca di nuove mete dove poter ricominciare la sua storia.
Da Milano a Manchester, da Nizza a Brescia la costante caratteriale è sempre rimasta invariata, condannando il giocatore a vagare, esule, da una squadra all’altra non riuscendo a trovare mai la sua dimensione. In passato si era pensato che questa interminabile ricerca avesse trovato la sua conclusione nel Nizza, squadra che dopo aver accolto il talento italiano era stata ricambiata da grandi prestazioni del calciatore divenendo leader del gruppo. Ma proprio quando anche i più scettici sembravano ricredersi, essendo possibile intravedere un nuovo Balotelli in grado di rilanciarsi non solo in un club, ma anche in ottica nazionale, ecco ritornare il vecchio Mario, tutt’altro che super, che tutti conosciamo. 

L’antico Dio, conosciuto come Giano “bifronte”, era raffigurato con due volti, uno rivolto al passato e l’altro al presente; e quando ci si accosta, oramai, a questo giocatore, non si può non avere uno sguardo rivolto al suo passato, costellato di grandi rimpianti e fallimenti, ma soprattutto, non si può non tenerlo in considerazione pensando, erroneamente, alle qualità inespresse e che potenzialmente potrebbe dimostrare avvantaggiando il club che lo acquista! Si deve capire che un giocatore prossimo ai trent’anni che non è mai maturato, a questo punto, è destinato a restare acerbo; condannato a calcare palcoscenici minori con uno sguardo rivolto al passato con tutti i suoi innumerevoli errori, e uno al futuro che non sarà di sicuro roseo.

Punto fondamentale della questione sono le scelte del Brescia; i presupposti per fare bene in Serie A dopo una cavalcata trionfale in Serie B c’erano tutti. La squadra lombarda si presentava nella massima serie forte del primo posto nella serie cadetta e con il capocannoniere indiscusso dell’anno scorso, Alfredo Donnarumma, che con 25 gol ha letteralmente trascinato il Brescia in A. Se a tutto questo aggiungiamo la presenza di un presidente navigato come Cellino, carico dell’ottima esperienza come patron del Cagliari e di un buon allenatore come Corini intorno al quale il gruppo si era riunito dopo l'esaltante stagione in B, a meno di eventi imponderabili, il Brescia avrebbe potuto navigare tranquillamente verso la salvezza concludendo con tranquillità il suo primo anno nella massima serie. 

In estate la conduzione di una buona campagna acquisti come l’arrivo di Romulo fanno ben sperare, come anche l’arrivo di Balotelli; non pensiate che vada contro quanto scritto precedentemente rimangiandomi le critiche fatte, ma forti della qualità realizzativa di Donnarumma, la possibilità di affiancargli la qualità di Balotelli era un rischio che poteva essere preso in quanto, qualora Balotelli si fosse nuovamente perso, si poteva comunque contare su Donnarumma.

Il campionato inizia! Mario non c’è, non per colpe sue ma per un ritardo di condizione, cosa che può essere scusata; nelle prime partite, tuttavia, Donnarumma non fa rimpiangere l’assenza di Balotelli siglando 4 reti e lanciando la squadra lombarda in un ottimo avvio di campionato, condito anche dalla conferma del giovane Tonali che, ad oggi, è in continua crescita.
I primi scricchiolii iniziano quando il talento di Palermo deve essere inserito negli schemi collaudati del Brescia; dopo vari tentativi assistiamo ad un sacrificio inspiegabile di Donnarumma, scavalcato nelle gerarchie anche da Torregrossa e relegato in panchina senza colpe calcistiche ma costretto a subire l’ingombrante presenza mediatica di Balotelli. Un sacrificio che potrebbe risultare giustificato solo alla presenza di una totale rinascita calcistica e umana di Super Mario, rinascita che ad oggi non c’è mai stata! Dopo il solito inizio promettente in cui sembra che il calciatore abbia trovato la sua dimensione inizia la solita storia, culminata nella sconfitta di Genova per 5-1 nella quale il Brescia ha giocato in 10 a causa della prestazione assente del suo attaccante e all'ennesima bravata contro il Cagliari nella quale, questa volta, il Brescia è rimasto materialmente in 10.

Il Brescia non naviga in acque tranquille, terzultimo posto con 15 punti, ma la salvezza è ancora ampiamente alla sua portata, tutto sta alla società capire che questo Balotelli non può aiutare in nessun caso ma può solo fare del male, al Brescia che si trova con un giocatore in meno in campo, e ad un buon attaccante che ha fatto molto per la squadra e molto potrebbe fare ma reo di non avere un nome altisonante. Errare è umano, ma continuare nell’errore (evidente) è assurdo!