La Juventus ha recentemente ufficializzato i rinnovi dei due totem della propria linea difensiva: Giorgio Chiellini ed Andrea Barzagli. ​​​​​​

Il centrale livornese ha chiuso la tredicesima stagione in maglia bianconera, praticamente un'intera carriera. Dopo una stagione straordinaria - probabilmente la migliore per prestazioni e carisma - si è riciclato come motivatore dei compagni a bordo campo, a causa del serio infortunio accadutogli nelle ultime battute del campionato. Chiellini firmerà il prolungamento per altri due anni e resterà in bianconero almeno fino a 36 anni.

Barzagli ha tre anni in più di Chiellini (37) e nell'ultimo anno è stato gestito "come si fa con le cose sante", usando le testuali parole di Allegri. È stata una scelta lungimirante, vista la freschezza con cui l'ex Wolfsburg è giunto al finale di campionato: firmerà così un rinnovo fino al prossimo anno.

​​​​​Questi due prolungamenti hanno avuto una doppia motivazione, ​una dal punto di vista tecnico-tattico, l'altra sotto l'aspetto prettamente umano. Nel primo caso, sia Chiellini che Barzagli sono ancora utilissimi: il primo è, al momento, il più forte centrale difensivo italiano (ovvio quindi il suo rinnovo biennale); Barzagli è stato spesso adoperato come centrale mascherato da terzino destro, permettendo ad Allegri di utilizzare un uomo di spinta sull'altra fascia. 

Nel secondo caso - quello umano - il motivo è evidente: i due hanno un peso specifico enorme all'interno dello spogliatoio juventino. Grazie al loro carisma e al loro carattere deciso, assumono brillantemente il ruolo di chioccia in favore dei più giovani: se con Rugani i consigli si sono rivelati del tutto inutili (è palese che il calciatore non sia da grande squadra), c'è la speranza che grazie ai loro insegnamenti uno come Mattia Caldara possa esplodere definitivamente. 

Molti hanno criticato, soprattutto sui social, la scelta di rinnovare il contratto di due "bolliti" del genere, ironizzando anche su questo fantomatico processo di ringiovanimento in corso. Si sbagliano di grosso, per i motivi sopraelencati. La dirigenza juventina ci ha visto lungo, evitando di compiere lo stesso errore perpetrato dal Milan esattamente 6 anni fa.

Era il 13 maggio 2012 e a San Siro si svolgeva Milan-Novara, ultima di campionato. Un campionato conquistato il weekend precedentemente dalla Juventus, vittoriosa sul Cagliari negli stessi momenti in cui il Milan perdeva il derby per 4-2. Una domenica pomeriggio teoricamente senza significato alcuno, ma non in quell'occasione. Quel giorno, infatti, il popolo rossonero diede l’addio a giocatori che fecero la storia del Milan. Da Gattuso a Nesta, da Pippo Inzaghi a Zambrotta, senza dimenticare Seedorf e Van BommelE da quel giorno, dalle parti di Milanello, giocatori così non se n'è più vista nemmeno l'ombra.

Il carisma, l’impegno e l’attaccamento alla maglia sempre mostrato in campo e fuori hanno permesso a queste leggende di entrare di diritto nei cuori dei tifosi. Il vuoto lasciato dagli uomini – prima ancora che giocatori – succitati non è ancora stato colmato all’interno dello spogliatoio rossonero. E forse mai lo sarà. 

Quella scelta nefasta portata avanti dalla dirigenza milanista è stata probabilmente una delle cause che ha portato alla nascita del totalitarismo bianconero. Senza quella smobilitazione rossonera la Juventus non avrebbe mai vinto 7 scudetti di fila, perché avrebbe avuto di fronte una squadra ben più esperta e coriacea rispetto alle altre timidi rivali.

In definitiva, i rinnovi di Chiellini e Barzagli sono giunti al momento giusto, a maggior ragione dopo le partenze di uomini spogliatoio come Buffon e Lichtsteiner. Lasciar andare anche loro due sarebbe stato un errore che alla Juventus avrebbero rimpianto per molto, proprio come ora fanno i milanisti ripensando agli anni che furono.