Giovani, giovani e a costi ridotti. Questa l'idea di Elliot e Gazidis per riportare il Milan, ormai da qualche anno nemmeno più considerato come big in Italia, agli splendori di un tempo, che appaiono distanti secoli. Ma diciamocelo, cari milanisti, da anni illusi di grandi colpi mai portati a compimento, nemmeno questo mercato arriveranno i campioni tanto desiderati, i vari Modric e Rakitic di sessione di calciomercato sono fuori dai piani della società.

Nonostante le voci che circolano raccontano di un forte interessamento per Icardi e i valori al ribasso a causa dell'emergenza sanitaria mondiale, il budget stanziato per gli acquisti è di 75 milioni di euro e l'Inter, che già sarebbe probabilmente contraria a vendere il suo ex bomber ai cugini, di certo non ascolterebbe offerte inferiori a 50 milioni di euro, due terzi del budget rossonero, col rischio di un Higuain-bis, rapaci d'area di rigore che in assenza di una squadra che gioca per loro combinano ben poco.

Con Kjaer, Biglia, Musacchio e altri sulla strada della separazione dal Diavolo per fare spazio a Florentino del Benfica, Milik anche se non più giovanissimo ma nel pieno della sua carriera, avere una squadra di soli giovani che non hanno mai giocato insieme, magari alla prima esperienza in Italia se non addirittura nel professionismo, può portare a momenti in cui non si riesce ad esprimersi al meglio, come è successo a Paquetà e Leao, addirittura costretto dal TAS al pagamento di una multa di 16,5 milioni di euro allo Sporting Lisbona per delle irregolarità nella rescissione del contratto, che comprometterebbero il raggiungimento degli obbiettivi, relegando il Milan ad un'altra annata senza Champions League.

Quindi è davvero così necessario formare una rosa di soli giovani? Visto che Kjaer, pur essendo arrivato in prestito semestrale col destino già segnato, ha portato un rendimento all'altezza e risanato alcune lacune difensive precedentemente presenti e il fatto che con i giovani acquistati nelle scorse finestre di mercato non si siano rivelati, per un motivo o per un altro, dei campioni, mischiare la gioventù con l'esperienza di alcuni senatori, oltre al capitano Romagnoli ancora venticinquenne, non farebbe certo male e se quei giocatori sono come il tutto campista e sempre presente Giacomo Bonaventura, non ci sarebbe motivo di privarsene. Se non uno, la carta di identità di Bonaventura segnerà 31 anni ad agosto, e sull'età Elliot e Gazidis non sembrano voler trasgredire.

Formatosi nelle giovanili dell'Atalanta, Bonaventura è uno dei tanti talenti sfornati dal vivaio nerazzurro e dopo le buone annate con la prima squadra della Dea, il Milan decide di puntarci sborsando 7 milioni di euro e le prime due stagioni il rendimento è alto, gioca dovunque dal centrocampo in su, segna e fa segnare ma dalla terza stagione in Rossonero cominciano i problemi, continui infortuni e solo poche presenze, poche ma importanti perché quando gioca da sempre il massimo e riesce spesso a segnare. Gli infortuni e le panchine costelleranno le sue ultime due annate col Diavolo che, per scelte societarie decisamente rivedibili, sarà costretto a lasciare dopo il 30 di giugno.

Di giocatori come Bonaventura non ce ne sono molti, ancor meno sono quelli col contratto in scadenza, un'occasione per molte squadre anche di rango maggiore dove reciterebbe sicuramente un ruolo più importante di quello che ha ora a Milano e le pretendenti non mancano di certo. Il suo procuratore, Mino Raiola, da giorni sta parlando con diversi club italiani, dalla Fiorentina al Torino per puntare all'Europa League, dove Bonaventura sarebbe sicuramente un titolare indiscusso, passando poi per Napoli, dove continua il ricambio generazionale e ascoltando anche le offerte provenienti dalla Roma Giallorossa e perfino dalla Roma Biancoceleste.
Sembra quasi incredibile pensare che un giocatore di 31 anni che fa panchina in un club di medio livello in Italia sia richiesto da squadre che competono ai massimi livelli anche in Europa per diventare titolare, ma, forse, caro Elliot, un motivo ci sarà.






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