Ricordo distintamente nell’autunno del 2014 i tifosi ebbri di felicità per lo sbarco dei nordamericani. Si presagivano cose magnifiche, per far ritornare grande una squadra che grande lo è stata: il Bologna che tremare il mondo fa. I più cauti ed accorti venivano derisi da coloro che speravano nel nuovo Moratti, che aveva promesso una squadra di cui andare fieri. Infatti Joe Saputo, così come Massimo Moratti, ha lasciato il compito di gestire i business miliardari principalmente al fratello maggiore, riservandosi la possibilità di gettare soldi e tempo nel pallone. Tra l’altro dovrebbe avere anche una discreta esperienza poiché dagli anni ’90 è fondatore e presidente dell’Impact Montréal, squadra di MLS, il massimo campionato di Stati Uniti e Canada.

A tal proposito i latini avrebbero detto: “At tuba terribili sonitu taratantara dixit” (Ennio negli Annales). Eh sì, il suono delle trombe era terribile per i pessimisti, i blog ed i forum scatenati approvavano compiaciuti (mentre ora sono ferocemente contro Saputo e la sua dirigenza), e la ricerca di nomi altisonanti da parte di Corvino autorizzava i pensieri più paradisiaci… poi è arrivato il solo Destro, che invece di rilanciarsi ha finito per affossarsi così come le ambizioni del Bologna. Inizialmente Saputo faceva parte della cordata di imprenditori che l’avvocato Joe Tacopina aveva riunito per salvare il Bologna dal fallimento, successivamente dal 2015, dopo i dissensi con Tacopina, è lui a prendere la guida del club emiliano. Il chairman canadese avrebbe rivoluzionato la comunicazione, creato un canale tematico televisivo rossoblù, ed avrebbe condotto la città a competere con le big.

A ben guardare però qualcosa sembra essere andato storto ed è dall'anno scorso che la squadra naviga nelle zone basse della classifica e in città si mastica la delusione di chi è in costante rischio retrocessione. Quest’anno, con la squadra di Inzaghi in difficoltà sia in termini di gioco che di risultati, per giunta la situazione appare pure peggiore. I sogni di grandezza si infrangono con le difficoltà della Serie A. Purtroppo non si può neanche sperare in un mercato che raddrizzi la barca. Infatti il magnate è in piena spending review per quanto riguarda le sue squadre di calcio. Per chi non lo ricordasse, nella conferenza stampa di fine stagione a maggio, fatta in inglese per non rischiare di finire Lost in translation come Bill Murray, data la delicatezza dei contenuti, esplicitamente ammise che non ci sarebbero stati grossi investimenti sul mercato fin quando non sarebbero aumentati i ricavi da diritti tv e stadio. Il concetto inoltre è stato riportato anche per l’altra squadra, l’Impact Montréal, davanti ai giornalisti americani. Questa volta è stato fatto un vero e proprio mea culpa da parte del presidente per la sua gestione poco oculata di questi anni, e le forti perdite (circa 8 milioni di euro l’anno) che impongono più attenzioni ai bilanci e tagli alle spese.

Purtroppo per i rossoblu la squadra che sembrava già debole l’anno scorso, con Verdi il suo calciatore di primo piano, quest’anno è scarsa. I soldi della cessione di Verdi al Napoli sono stati spesi male. Si nota anche una disaffezione e disinteresse del pubblico. Qualche sporadico comunicato, dai toni così pacati che sembra quasi che li scriva Fenucci (amministratore delegato del Bologna), in cui ci si augura che il canadese saluti quanto prima. Si richiede una maggiore partecipazione e sostegno dei tifosi alla squadra. Ad esempio sulla trasferta clivense sono girate cifre del tutto fantasiose: i supporter rossoblu erano meno di mille. Se si arriva al punto di gonfiare le presenze vuol proprio dire che si è davvero alla frutta.

La gestione a distanza di Saputo non funziona, il progetto sportivo non sta decollando, e non credo di sbagliare tanto se dico che la rosa stia subendo un indebolimento di anno in anno. I risultati non arrivano e le preoccupazioni iniziano a farsi sempre più forti. Nonostante ciò, sui quotidiani si legge di un grande progetto di riqualificazione dello stadio Renato Dall’Ara e di tutte le aree cittadine conseguenti, come se questo fosse l’unico aspetto che preoccupi l’attuale dirigenza. Avere una squadra mediocre che rischia la B in uno stadio ultramoderno e dotato di tutti i comfort non è una gran mossa. Dovrebbe essere il contrario, avere una grande squadra e di conseguenza migliorare le strutture. Peraltro va anche considerato che il Centro Galli e l'Isokinetic (rispettivamente centro sportivo del Bologna e centro medico, rinomato in tutto il mondo, cui si appoggia la società) sono strutture all’avanguardia e fiore all’occhiello della città.

Ieri sera è andata in scena l’ennesima deludente prestazione della squadra che ha preso quattro gol dalla Sampdoria. Ma al di là della sfida di ieri sera, penso che il Bologna si trovi davanti a un bivio. Da una parte, proseguire l'avventura con Pippo Inzaghi, sicuramente non l’unico responsabile del terzultimo posto che vuol dire zona retrocessione, ma protagonista fin qui di una stagione fallimentare, oppure cambiare guida per cercare di dare una scossa all'ambiente. A sentire Fenucci, intervenuto ai microfoni dei cronisti in zona mista dopo la partita, dovrebbe prevalere la linea della continuità. L’amministratore delegato è parso tranquillo e con la sua solita flemma ha confermato la fiducia ad Inzaghi, anzi è sembrato stranito quando gli hanno fatto la domanda di un possibile cambio in panchina. I giornali intanto già fanno i nomi di possibili sostituti, tra cui Cosmi e Prandelli i più gettonati.

Però penso che prevarrà la linea conservatrice che è figlia di orgoglio e portafoglio. Il club non vuole rimangiarsi l'ennesimo progetto iniziato e fallito dopo pochi mesi, per di più bisognerebbe pagare anche un altro allenatore, dopo Donadoni, che se ne sta beatamente a casa mentre riceve lo stipendio tutti i mesi. Va anche considerato che la strenua difesa di Inzaghi da parte di Fenucci e Bigon vuol dire pure assolvere se stessi, dal momento che la squadra costruita dai dirigenti rossoblu è tutt'altro che all'altezza delle ambizioni e dei proclami di salvezza tranquilla strombazzati in estate, ma ammetterlo significherebbe dichiarare ufficialmente di avere sbagliato tutto. Un cambio in panchina, infatti, potrebbe anche portare ad un reset dirigenziale, a cominciare proprio dal ds Bigon, sempre al centro delle accuse dei tifosi. È lui il responsabile principale della costruzione di una rosa piena di falle in ogni ruolo. Ciò richiederebbe tuttavia un intervento radicale da parte di Saputo, che, come ha dimostrato nella sua pur breve storia da presidente del Bologna, non si è mai distinto per essere un interventista quanto piuttosto un presenzialista negli uffici comunali palesando il suo mero interesse per il progetto stadio a discapito di quello sportivo.

L'esito della sfida contro la Sampdoria è stata solo un corollario di questa situazione, in attesa del prossima trasferta di Empoli. Proprio i toscani sono stati protagonisti di un cambio in panchina che ha portato i suoi benefici. Sentire Inzaghi in conferenza ieri mi ha ricordato tanto Andreazzoli. L’ex Milan ha detto che la squadra per la prima volta ha avuto un maggiore possesso palla rispetto l’avversario, ed è in crescita a vedere le ultime uscite. Inzaghi ha continuato dicendo che la squadra deve giocare meglio ed eliminare le disattenzioni che sono costate due gol, tutte cose che avverranno molto presto. Purtroppo a vedere i numeri del Bologna la situazione è da brividi. Nessuna vittoria in trasferta nel 2018, appena sei successi totali in 33 partite disputate nell'anno solare. Pippo Inzaghi ha accettato con entusiasmo la panchina felsinea ma non è riuscito fin qui a trovare le giuste soluzioni per uscire da questo pantano di gioco e risultati. La gara con la Samp ha evidenziato tutti i limiti della rosa, che pare non adatta al 3-5-2 tanto caro a SuperPippo. Regali difensivi in abbondanza e poche occasioni gol sono i tratti distintivi di questa squadra, a cui serve un vero e proprio miracolo per uscire dalla crisi e riuscire ad ottenere i 3 punti nello scontro salvezza contro l'Empoli. Vincere vorrebbe dire temporeggiare per un’altra settimana, e fare valutazioni diverse anche sullo stesso Inzaghi. Con un inutile pareggio o una sconfitta, viceversa, il bivio sarebbe sempre più vicino e rimandare ancora la decisione definitiva, non farebbe che allontanare ulteriormente dalla realtà i piani del club che, come mai prima, ha perso il senso del progetto sportivo.