E' mezzogiorno, il Milan sta preparandosi per l'allenamento quotidiano. Fuori dai cancelli non si è presentato nessuno. Qualcuno si aspettava una sonora contestazione da parte della Curva, ma nessuno, nemmeno un cane, ha deciso di presentarsi per mostrare il proprio disappunto. La cosa è preoccupante. E' meglio un fiume d'insulti che un'indifferenza abissale. Qualcosa si sta scollando in casa rossonera, non solo dentro, ma soprattutto fuori. I supporters se ne stanno andando e qualcuno forse ha cominciato a capirlo. L'unico che oggi non si è presentato a Milanello: Boban. 

Forse Giampaolo si aspettava una sonora ramanzina, a lui e alla squadra, da parte dei rappresentanti presenti della dirigenza, Maldini e Massara. Appena entrato nello spogliatoio, è indeciso se mettersi le cuffie, tirare fuori il fazzoletto già madido di sudore, oppure cercare di ribattere a qualche accusa. Attende qualche secondo, ma Maldini e Massara non accennano a iniziare. Con lo sguardo gli chiede se può allora cominciare lui, con la presentazione degli esercizi che saranno svolti sul campo di allenamento. Nessuno dice niente, lui cominicia. Basiti, anzi confusi, i giocatori si preparano dunque ad allenarsi, ma nelle loro teste forse è scattato un allarme. E' chi tace che si deve temere, non chi abbaia. Il destino di Giampaolo è già stato deciso. 

A rendere ancora più chiara l'idea, è l'assenza di Boban, fino a oggi sempre presente. Qualcuno si chiede se sia stato trattenuto da impegni burocratici in via Aldo Rossi, ma le coincidenze non esistono in simili situazioni. Dunque, la sua assenza non può che essere spiegata se non in due modi. La prima è semplice: si è attardato per fissare gli appuntamenti dirigenziali con gli agenti dei potenziali sostituti di Giampaolo. La seconda, quella più spaventosa, vede invece un Boban in disaccordo con tutti, forse l'unico che avrebbe esonerato Giampaolo prima ancora di domenica. Un Boban insomma afflitto, scontento e soprattutto con strani pensieri per la testa. Ho fatto bene i miei calcoli? E' stata una scelta giusta accettare l'offerta del Milan?

Finalmente, pochi minuti dopo l'inizio dell'allenamento, il silenzio di tomba si rompe. Giampaolo ha cominciato a gridare e a dare indicazioni, ma nessuno sa veramente se i giocatori lo stiano ascoltando. Qualche giornalista ha anche notato qualche occhiataccia reciproca tra i giocatori. Che forse lo spogliatoio non sia così unito, come invece ha sostenuto con forza capitan Romagnoli? Questione di impressioni. La cosa certa è che, a tutti i presenti, il Milan oggi ha l'aspetto di un puzzle disordinato. Non c'è un tassello che si lega bene con gli altri. Non si sa se la squadra è unita, se l'allenatore lo è con la rosa, nemmeno se la dirigenza la pensa allo stesso modo. Urge dunque la questione più importante: come risolvere questo disastro? Quale strada è necessario intraprendere?

L'idea che corre rapida per i viottoli del centro varesino, narra come sia solo questione di tempo. Una volta che la dirigenza avrà trovato l'alternativa, darà il ben servito a Giampaolo. L'obiettivo è salvare quel che si può di una stagione fallita prima ancora di cominciare. Non tutti però credono che ai piani alti vi sia unanimità d'intenti. Le parole di Maldini insegnano: l'allenatore deve essere difeso. La domanda vera è: chi ci crede tra i suoi collaboratori? Se Giampaolo dovesse dunque saltare prima ancora di scendere in campo sabato sera, sarà l'unico a svuotare l'armadietto?