Come la vita, il mondiale è fatto a scale, c'è chi scende e c'è chi sale. La Francia continua a salire, l'Argentina risale, mentre Polonia, Marocco e Australia si impennano verso la qualificazione come leoni rampanti. Scivolano soprattutto Giappone e Belgio.

Ieri la Francia ha colto un risultato molto importante, molto più importante del sonante 4-1 contro il l'Australia. E chiariamo che l'Australia, vittoriosa contro una buona Tunisia, è una compagine di tutto rispetto. Ma la Danimarca è una delle piattole calcistiche più rognose del calcio europeo e, pertanto, del calcio mondiale. Ricordiamo, infatti, quel pareggio del 2004 che vide gli Azzurri terminare in 10 uomini per l'espulsione di Totti, giusta quanto si vuole, ma ottenuta dagli scandinavi grazie a provocazioni scientifiche. Per non parlare di quanto ha faticato l'Inghilterra agli ultimi Europei per eliminare i Danesi e approdare in finale...
I Francesi hanno dimostrato di avere i grimaldelli giusti, come Mbappé ieri, tanto per scardinare le squadre più disinvolte come l'Australia quanto per sbrigare le pratiche di penitenza più fastidiose come la Danimarca.
I Danesi li batti anche, per carità, ma sudando le proverbiali sette camicie e, comunque, speri sempre di non incontrarli più per un po'. Vantano anche una vittoria agli Europei nel 1992, quando furono richiamati dalle ferie per un improvviso ripescaggio. E' difficile che il cammino di questa Francia si fermi tanto presto. Non impossibile, ovvio, ma difficile.
Per inciso, vi siete mai chiesti come mai la Francia sia stata praticamente assente dal grande calcio fino alla fine degli anni '70 e poi sia diventata in pianta stabile una delle nazionali più forti del mondo? Semplice, grazie a una politica del calcio giovanile d'avanguardia che continua a dare i suoi frutti ancora oggi. Considerando che gli stranieri giocano anche nella Ligue oltre che in Italia, se il movimento giovanile di un paese è valido, non c'è concorrenza straniera che tenga.

Come prevedibile, comunque, il Gruppo C ha visto il ritorno autorevole dell'Argentina. In Italia abbiamo gridato subito alle coree e alle macedonie dopo la sconfitta dei sudamericani contro l'Arabia Saudita, ma le coree e le macedonie riguardano il dentro-fuori, l'eliminazione diretta, e sono la prerogativa di noi Italici, specializzati negli scivoloni senza rimedio.
Il Messico stava provando a qualificarsi in maniera estremamente realistica, cioè provando a pareggiare i primi match per giocarsi tutto nell'ultima giornata. Ottenuto il pareggio contro la sempre ostica Polonia, contro gli argentini si è attestato sulla difesa a 5... ed era una difesa a 5 in senso letterale! Non c'erano 3 centrali protetti dai due esterni di centrocampo che retrocedevano, Il Messico, di fatto, giocava con una muraglia di 5 giocatori fissi in retroguardia. I centroamericani hanno tenuto fino quasi al 20° della ripresa, poi il portone dei bastioni è crollato sotto un colpo di ariete.
Leo Messi ha segnato un gol capolavoro
, perché è un capolavoro tenere la palla bassa rasoerba tirando secco e teso all'angoletto da ben 20 metri. A quel punto, la partita è finita, in quanto i pedatori del paese di Montezuma erano predisposti solo per difendersi a oltranza, non certo per attaccare. Si trattava di una tattica come un'altra e se fosse andata bene, il risultato sarebbe stato legittimo. Ma è andata male, per cui i Messicani hanno incassato la sconfitta e se la sono portata a casa.
Semmai, viene da interrogarsi sul Messico, un grande paese, dove ci sono milioni di appassionati di calcio, che non riesce a diventare grande in questo sport. Sono arrivati solo 2 volte nei quarti di finale e sempre quando il mondiale era organizzato da loro. Nel 1970 furono sbriciolati dall'Italia, che si ricordò finalmente di avere in rosa Rivera, il pallone d'oro. Il golden boy era stato tenuto in panchina su pressione della camarilla nerazzurra, la stessa che decretò l'esclusione dello stesso Rivera dalla finale. Solo in Italia succedono queste cose, ma siamo un paese particolare nel quale diventi più forte anche quando sei meno forte, a patto di indossare la maglietta con le strisce giuste. All'estero nessuno ha mai discusso Rivera, chiedete a Pelé per esempio.
L'Argentina dovrà meritarsi la qualificazione nel volatone finale e non è detto che passi, ma se dovesse transitare negli ottavi, qualche squadra più sfarfalleggiante nella manovra dovrebbe preoccuparsi.
 Gli Argentini avrebbero la squadra e la cultura calcistica d'ordinanza per vincere un mondiale e ci sarebbero anche loro fra i papabili al titolo. L'Italia del 1982 si qualificò a fatica e vinse la manifestazione a dispetto di squadre più spettacolari.
Argentina-Messico ha fatto diventare virale l'esultanza di Adani che, al gol dei biancazzurri, si è esaltato come se fosse Martellini o Pizzul al momento di ripetere ad libitum l'espressione campioni del mondo.
Diciamo che si è scompisciato oltre ciò che era attendibile da uno che non è argentino, facendo venire il sospetto che noi Italiani non riusciamo a toglierci il complesso atavico di inferiorità verso gli stranieri. Va bene tenere per una squadra, lo stesso sottoscritto non fa mistero di tenere per l'Iran. Ma tenere per una nazionale, non vuol dire tifare, cosa che ci si aspetta avvenga solo per quella del proprio paese. Vabbuò... diciamo che Adani è una persona simpatica e si può anche derubricare a peccato veniale il suo eccesso di gioia per la vittoria dell'Argentina. Siamo nel campo degli atteggiamenti un po' naif, cose innocenti che danno più sapore a una kermesse come il Mondiale.

Il Giappone ha rimesso in corsa la Germania perdendo contro la Costarica. Come squadra i nipponici non hanno da rimproverarsi tantissimo. Sono stati umili e realistici, attaccando senza scoprirsi più di tanto, consci che anche un pareggio sarebbe stato buono, il problema è che, dopo la mezz'ora della ripresa, si sono sfilacciati un attimo sulla fascia sinistra e hanno concesso l'occasione della vita alla Costarica. Gonda, un portiere così scarso che più scarso non si può. si è fatto piegare le dita da un tiro né angolato né forte, dando il vantaggio ai sudamericani. E' stata una prodezza al contrario, degna del match scapoli contro ammogliati del film di Fantozzi. Se il Giappone dovesse essere eliminato, sarebbe una sorte sacrosanta per il paese dell'estremo oriente. Non puoi presentarti ai mondiali con una ciabatta simile fra i pali.

Qui dobbiamo fermarci un attimo per una considerazione. Nell'immaginario distorto di molti appassionati di calcio, e ne conosco più di uno, la forza di una squadra è data dai giocatori di movimento. La bravura del portiere, per qualche bizzarro qui pro quo, rientra nella sfera della fortuna e del caso. Quando una squadra (di solito i propri rivali) vince per il rendimento del proprio portiere, è fortuna. Quando una squadra (di solito la propria) perde per gli errori del proprio estremo difensore, è sfortuna. Sono gli stessi che confondono il calcio con la ginnastica artistica ovvero per un sport in cui il risultato viene deciso da una giuria che valuta la prestazione. Come il calcio è sport di risultato, tuttavia, dove contano i gol, il portiere è parte integrante della squadra e contribuisce a determinarne la forza. Anzi, è il giocatore più importante della squadra, perché una compagine calcistica è come un palazzo, deve avere solide fondamenta, senza delle quali, crolla. Il Giappone, che pure è sempre stato all'avanguardia nell'edilizia antisismica, ha costruito un palazzo con le fondamenta di argilla: Gonda. Lo sciagurato portiere nipponico ha affossato i suoi, al di là del chiaro sbandamento che ha portato gli avversari al tiro.

Il Marocco, poco fa, ha dimostrato che nel calcio il caso, ammesso che esista, non conta poi così tanto. Ha sempre avuto saldamente il controllo del match e ha dimostrato di aver studiato a fondo gli avversari. Il gol annullato a Zyaech a fine primo tempo non è molto diverso da quello del successivo vantaggio di Sabiri. Palla tesa e a girare, che dalla fascia affetta l'area affollata, con gli attaccanti marocchini che aggrediscono il palo che la difesa belga non protegge. Regragui l'ha preparata a dovere e Zyaech è stato il suo profeta. Il giocatore del Chelsea è un misto del miglior Novellino e di Savicevic. Come spesso accadeva a Novellino, in occasione del secondo gol, Zyaech si è trovato in posizione di centravanti boa ed è stato decisivo per la realizzazione. Da prendere senza tirare sull'ingaggio, perché vale lo stipendio che chiede.