Saliti i tre gradini del pullman, mi accomodo sul mio solito sedile. Infilo la cuffia. Ascolterò un po’ di musica. Fischio d’inizio ore 20:45, saremo lì alle 19:30 circa. Sono circa le 18:00, quindi un’ora e spiccioli di musica e relax. Attacco con la playlist, primo brano Victory Lap di Nipsey Hussle (feat. Stacy Barthe) a seguire H.a.m di Kanye West e Jay-Z, i miei preferiti, poi tutto il resto. Come sempre appoggio la testa, trovo una posizione comoda e chiudo gli occhi. Sono pronto. Play…
... se non sbaglio ho segnato, sì, ho segnato. L’ultima partita giocata in casa ho segnato dopo pochi secondi. Che boato! Quando quello stadio esplode è adrenalina pura. Poi ho fatto anche un bell’assist, gli avversari tutti su di me e con un filtrante ho smarcato il compagno lanciato a rete. Bello. Che soddisfazione! 3 a 2 per noi, a fine partita. Inizio clamoroso e nel finale ancora un po’ e ci riacciuffavano. Che annata….
Peccato per il mondiale. Sognavo ben altro. Prestazioni da ricordare, gol importanti, poi… quell’infortunio maledetto, la ripresa lenta e piena di inciampi. E la forma che non arriva. Ho iniziato la stagione con tante speranza e poi tac, l’infortunio più grave della mia carriera con il mondiale alle porte. Poi quegli errori incredibili sottoporta con la mia nazione che mi guarda e le lacrime a fine partita. Menomale che con la mia squadra mi sono rifatto. Dopo l’infortunio un buon rientro, man mano che la forma migliorava arrivavano anche i gol e le prestazioni. Poi i miei compagni. Che bel rapporto. Mi hanno aspettato e abbiamo gioito insieme con due trofei, battendo nel percorso le nostre rivali storiche.
Però quel fastidio… giocare in campionato e panchina in Coppa. E subentrare, subentrare… La forma ormai c’era e anche i gol. Perché non darmi spazio dall’inizio? Poi quella doppia delusione. La panchina nella più importante partita della mia vita. La finale di Champions. La sconfitta immeritata. Meritavamo almeno i supplementari. E quei due errori nel finale concitato, respingendo il tiro di un compagno e battendo contro il portiere avversario una palla gol clamorosa. Però quel fastidio… giocare in campionato e panchina in Coppa…
Vabbè, quest’anno mi rifaccio, mi riprendo il mio posto di titolare, i tifosi sono con me, lo scorso anno mi hanno perdonato. Mi hanno riaccolto a braccia aperte, dopo la scappatella a Londra. Mi amano.
Uno scossone. Mi riprendo dal torpore, mi sa che ho dormito un po’. La playlist è in loop. Stop. Tolgo le cuffie. Guardo fuori dal finestrino. Siamo arrivati. Quanta gente, bandiere, cori. Che tifosi meravigliosi, i tifosi dell’Inter. Prendo il mio beauty-case, mi tolgo le cuffie e scendo i tre gradini del pullman. Che strano. Mi sento confuso. E questi colori??? Guardo il fianco del pullman, c’è e scritto “Juventus”*…
Ho dormito, durante il tragitto dalla Continassa al Meazza, ho dormito e sognato. Ora distinguo meglio i cori… già, ce l’hanno con me, li ho traditi. Ho tradito la loro fiducia. Ma sono un professionista, ho cambiato squadra, ci può stare… sì, è senz’altro così! Però… però anziché fingere amore avrei dovuto dirlo. Far lavorare un’intera società per giorni in trattative estenuanti per acquistarmi per poi sparire nel nulla, in silenzio.
Ora mi cambio per il riscaldamento in campo, ci saranno tutti miei nuovi tifosi a darmi manforte. Tutti o quasi tutti. Comunque molti. O diversi. Insomma qualcuno…Sì, è senz’altro così! Devo uscire dal tunnel, mi devo far vedere. I tifosi dell’Inter mi guarderanno negli occhi, e io… io riuscirò a ricambiare lo sguardo?
*se il giocatore alla fine del tormentone estivo verrà acquisito dalla Juventus
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