Alcune testate giornalistiche hanno rilanciato oggi le affermazioni rilasciate qualche giorno fa dall'ex presidente del Milan, Silvio Berlusconi, sulla squadra rossonera: "Il Milan mi fa venire il mal di stomaco". L'ormai ex presidente non perde occasione per attaccare la sua ex squadra, che lui stesso ha contribuito, con la passione e gli investimenti, a portare sul tetto del Mondo e che gli ha permesso, a sua volta, di avere fama e popolarità, fino ai successi elettorali conseguiti dopo la “discesa in campo” del 1994.

Ci può stare che a Carnevale, e in campagna elettorale, ogni dichiarazione vale, ma se la gestione "cinese" del Milan fa venire il mal di stomaco a chi ha incassato tanti e tanti milioni da quello stesso management (al netto dei debiti liquidati), allora si può tranquillamente affermare che non sempre la riconoscenza vale, almeno a Carnevale, o durante il periodo di campagna elettorale.

La cordata di mr. Li ha rilevato da Berlusconi, quasi nove mesi fa, l’intero pacchetto azionario del Milan, pagando una cifra ritenuta spropositata dalla maggior parte degli esperti in Economia, oltre ad aver messo a posto una situazione debitoria pari a circa 220 milioni, più 90 milioni a titolo di rimborso dei versamenti in conto capitale eseguiti dalla stessa Fininvest a favore del Milan, investendo tra l’altro una cifra molto rilevante sul mercato estivo (come promesso al momento della cessione da Li a Berlusconi e da Berlusconi ai tifosi) [1]. L’ex presidente dovrebbe inoltre essere riconoscente alla nuova proprietà per aver sostenuto l’ingrato e non dovuto compito di spostare l'attenzione dai veri responsabili del tracollo rossonero degli ultimi anni (non mesi), dimenticando per completo l’ultimo quinquennio di gestione scellerata, caratterizzato da cessioni eccellenti ed inopportune e acquisti a paramentro zero (e con contratti da sogno) di giocatori arrivati all’ultima spiaggia e all’ultimo, favoloso, contratto.

L'ex presidente si dimentica di se stesso, preferendo i numerosi successi del lontano passato (ultimo nell’ormai remoto 2007), alle cocenti e costanti sconfitte degli ultimi cinque anni (almeno), in cui ha costretto società e tifosi a vivere in un clima di incessante e rapido smantellamento, trasformando i gloriosi e invidiati stanzoni di Milanello in un circo mediatico dell’horror, cominciato sotto la direzione artistica del duo Barbara-Galliani (con l’allontanamento di Braida) che ha portato a quasi tre anni di tensione-smarrimento, durante i quali i tifosi hanno assistito, inermi e sgomenti, ai vari e goffi tentativi per la cessione del Club, cominciata nel Dicembre 2014 con il thailandese mr. Bee, interrotta nel Maggio del 2015 per l’inserimento, poi smentito, della “dama cinese” Alibaba di Jack Ma e proseguita con il sequel Gancikoff, fino all’acquisto di mr. Li, con l’accordo definitivo siglato il 13 Aprile 2017, che sembrava aver chiuso la “saga” sulla cessione e dato il via all’era della “Rifondazione milanista”.

A 9 mesi dalla vendita della sua ex squadra, la “saga” continua e l’ex presidente continua a parlare di Milan e lo fa con attacchi velati, e non, alla società e agli uomini che lavorano ogni giorno per migliorare il gruppo e permettergli di tornare ai livelli che gli competono. Da elettore non ho mai votato Berlusconi, e non lo nascondo, come non nascondo di aver da sempre tifato Milan (sono dell’82 e tifo Milan dalla prima elementare almeno) e, quando ho dovuto controbattere a chi (dal 1994) mi ricordava che il "mio" presidente era Berlusconi, rispondevo che “il Milan esisteva prima di Berlusconi ed esisterà anche dopo Berlusconi, che il Milan vinceva Coppe dei Campioni prima di Silvio e che continuerà a vincerle anche dopo”, magari già nell’era Li. Ed è quello che ancora penso, e che mi auguro da milanista, anche adesso che Silvio Berlusconi non è più il presidente del “mio” Milan, con la consapevolezza ulteriore che, forse, l’ormai ex caro presidente più che il mal di stomaco per il Milan cinese di Mr. Li, -che dovrebbe ringraziare eternamente con inchino orientale-, abbia nostalgia di Milanello e senta la saudade e la lontananza del popolo rossonero, del suo glorioso passato, che già non gli appartiene più e che vede allontanarsi irrimediabilmente, giorno dopo giorno, dietro ad affermazioni che evidenziano solo la malinconia di un ricordo che lentamente si sgretola, mentre il Milan velocemente cambia, rimanendo nel fondo simile a se stesso e lasciando nel cuore dell’ex, di qualsiasi ex, quello che chiamano...mal di Milan.

 

[1] Fonte Agi: si veda http://www.ilgiorno.it/milano/sport/calcio/closing-milan-1.3038145