Non ce la faccio più. Ho bisogno di staccare. Ho studiato tutto il giorno per questo maledetto ultimo esame. L’unica cosa che mi dà la forza di continuare è pensare che sia l’ultimo (per quest’anno). Mi siedo sul divano, prendo il telecomando e pigramente mi sintonizzo su Inter-Sassuolo. Sono in colpevole ritardo e siamo già alla mezz’ora del primo del tempo; guardando il tabellone del risultato in alto a sinistra noto con sorpresa che gli ospiti sono in vantaggio a san siro. Mi stupisco, ma non mi entusiasmo come mi accadeva fino a pochi mesi fa. Ho aspettato con spasmodica attesa il ritorno del mio amato calcio per poi rimanerne tremendamente deluso. La mia più grande passione pareva avermi voltato le spalle proprio quando ne avevo più bisogno.
La Bundesliga mi aveva lasciato con l’amaro in bocca a causa della noiosa ma prevedibile dittatura del Bayern Monaco, la coppa Italia aveva rincarato la dose con le sue tre partite concluse con due goal totali e la prima giornata non ha soddisfatto l’altezza delle mie aspettative. Il calcio era diventato un piacevolissimo passatempo ma nulla di più. Mi sentivo come se mancasse qualcosa… quel qualcosa che mi permettesse di provare quelle emozioni così potenti, quel qualcosa che ti chiude lo stomaco per la tristezza o ti fa accelerare i battiti all’impazzata per la gioia, quella tensione quando si deve mantenere il risultato e quella voglia di spaccare il mondo ed entrare in campo quando si deve recuperare.
Quel qualcosa sarebbe arrivato per ultimo, come un delizioso dessert pronto a rendere straordinario un pasto mediocre. Di lì a poco avrei riassaporato la magia della mia ROMA!
Dopo il pirotecnico match milanese comincia ad affliggermi quella sensazione che solo la Roma può regalarti. Il sapore di questo cocktail di emozioni lo puoi capire solo se lo assaggi, è indescrivibile, è semplicemente il pre-partita del romanista. Una gioia incontenibile unita ad una leggera ma snervante ansia, perché ormai è assodato che “co a Roma nun se sa mai! L’avversario poi… per tradizione è uno dei più ostici, quindi oggi (e sempre) è vietato abbassare la guardia.

Basta il fischio d’inizio per liberarmi da tutti i miei turbamenti legati all’università, questa crisi mistico- calcistica e altri 1000 pensieri… sgombero la mente e mi concentro solo sul campo.
Partono meglio loro, hanno già 90 minuti nelle gambe e sembrano collaudati. Noi siamo lenti impacciati e fatichiamo a intelare azioni offensive, quando arriviamo nella trequarti avversario sbagliamo l’ultimo passaggio e non inquadriamo la porta. Le cose vanno sempre peggio, sentiamo due boati di euforia provenienti dalle gole dei (non simpatici) cicini di fede biancoceleste. La legge di Murphy sembra accanirsi contro di noi e Diawara commette una leggerezza difensiva alla quale ne Ibanez ne Mirante riescono a mettere una pezza, Gabbiadini riesce a trovare uno spiraglio complicatissimo e punisce la compagine giallorossa approfittando di un’ingenuità. Il morale è sotto i tacchi e sembra che la situazione sia irrecuperabile, l’unica buona notizia è il suono proveniente dagli altoparlanti dello stadio olimpico che indica che qualcuno ha siglato un goal in qualche altro campo, fortunatamente questa volta non è stato preceduto da nessun boato…

A fine primo tempo ci guardiamo sconsolati con mio padre, ma scorgiamo l’uno negli occhi dell’altro quel fievole barlume di speranza pronto ad accendere il fuoco che brucia ardente dentro l’orgoglio di ogni Romanista. Arrendersi non è contemplato!
Si discute e ci si lamenta a causa del goal annullato, c’è la sensazione di aver subito l’ennesima ingiustizia arbitrale. Essendo romanisti ormai ci si dovrebbe essere abituati eppure ogni volta brucia più di quella precedente…
Dopo un quarto d’ora del secondo tempo dove i capitolini non sono riusciti a cambiare marcia Mister Fonseca decide di buttare dentro tutto il talento a disposizione, nonostante qualche problemino di natura fisica.
La Roma cambia passo e si vede L’“enganche” tutto romano, Lorenzo Pellegrini riceve un’anonima palla tra il disco di centrocampo e l’area di rigore, alza la testa e pennella una traiettoria meravigliosa, una palla che non viene neanche agganciata dal cigno di Sarajevo, ma viene semplicemente spinta in porta con brutale eleganza. “Brutale eleganza” sembra un ossimoro, le due parole sono così contraddittorie, eppure sono perfette per descrivere la perla del bosniaco. L’eleganza è legata alla coordinazione loco-motoria del gesto e la brutalità è legata alla violenza e alla freddezza con la quale la sfera è stata scaraventata alle spalle di un incolpevole Audero. Poco dopo squilla ancora una volta un timbro dagli altoparlanti dell’olimpico, anche questa volta nessun boato. Ovviamente non si può prendere lo smartphone per controllare gli altri campi, la scaramanzia e la voglia di Roma sono più forti di qualsiasi altra cosa. Non si è mai certi del risultato perché nenache noi abbiamo urlato per esempio, le partite si giocano tardi e mia madre domani mattina si deve svegliare presto, meglio evitare rumori molesti che possano interferire il suo sonno…
Circa 15 minuti l’ennesimo segnale che a Bergamo sta succedendo qualcosa, ma non ci è dato sapere cosa. Qualunque cosa stia accadendo è bene concentrarsi sulla Roma che il pareggio serve a poco. Se l’Atalanta fosse stata in vantaggio sarebbe stato bene vincere per cercare di tenere la scia e se avesse perso sarebbe stata un’occasione preziosa per accorciare le distanze. Quei 3 punti erano fondamentali. La Roma ci prova e ci riprova colpendo persino un legno, ma la palla di entrare in porta non ne vuol sapere…
Almeno fino al minuto 85… Quando Cristante tenta un lancio lungo per far salire la squadra, nella sua testa probabilmente avrà cercato Dzeko per far da Boa, magari addomesticare il pallone porgerlo ad un compagno nei paraggi e provare a strutturare un’azione d’attacco più articolata…
Le capacità di lettura del fuoriclasse bosniaco (fortunatamente) non concordano con le idee del compagno, Dzeko si ritaglia lo spazio tiene a bada Yoshida e con un tiro cinico, da numero nove puro, insacca in rete! un goal meraviglioso, sempre al volo, stavolta di destro però.
Io e mio padre Esplodiamo di gioia e strozziamo a fatica l’urlo che vorremmo liberare a tutti i costi. Ci tratteniamo a fatica e ci sfoghiamo con un abbraccio reciproco così vigoroso da togliere il fiato.
Ora c’è da soffrire, come sempre. Stasera Edin è indiavolato e grazie alla sua imponente stazza risolve anche due pericolosi calci d’angolo a favore dei blucerchiati mettendo la palla fuori. Finisce la partita e decidiamo di collegarci a Diretta goal dove apprendiamo che è finita anche di là. 3-2 per i bergamaschi, siamo combattuti ma tutto sommato felici, fa sempre piacere una sconfitta dei vicini…
Mi addormento con la consapevolezza che domani mattina dovrò rimettermi sui libri ma col sorriso sulle labbra perché si è vero che è tornato il calcio, ma soprattutto è tornata la mia ROMA!