La reazione che c’è stata sulla proposta della SuperLeague è semplicemente incredibile. Le prime pagine dei giornali di tutta Europa hanno dedicato ampio spazio a questa proposta con la discesa in campo, per dirla con una battuta di berlusconiana memoria, anche di importanti leader politici e capi di governo. Ma la cosa più sconcertante sono le reazioni moraliste da parte di chi farebbe bene solo a tacere. Invece di fare mea culpa, il sistema urla. Si è parlato di merito. Un calcio meritocratico. Ma quale meritocrazia? Ma stiamo dando i numeri? Nel calcio di oggi la differenza è fatta dai soldi. Nessuno ha battuto ciglio sugli stipendi immorali, inaccettabili di Messi o Ronaldo o altri ancora. Anzi, guai a toccarli. Nessuno batte ciglio per il valore di rose di calcio da 1 miliardo di euro. E poi falsi moralisti si imbufaliscono se le società più ricche per salvare la propria azienda, perchè di questo stiamo parlando, decidono di farsi una propria competizione. Una competizione tra le società più ricche.
Diciamola pure, è vero, partite dove piccole società possono arrivare a sfidare dei colossi hanno un loro fascino, ma non consentono la sopravvivenza del calcio. Non fanno cassa e senza cassa non si va da nessuna parte nel calcio di oggi. Punto. 
Non si sono mai volute porre dei tetti stipendiali, non c’è mai stata una progettualità condivisa seria. Solo scontri tra potentati che hanno visto nel calcio un terreno dove fare business. E il business detta legge. I tifosi possono fare poco o nulla oltre che a incazzarsi. E qui sta tutta l'impotenza di chi è solo spettatore. Perchè quando la SuperLeague prenderà forma con tutto il sistema della propaganda che si innescherà sarà difficile non seguirla. Non andare allo stadio, non seguire le partite in TV. La formula della SuperLeague è bella, efficace, pragmatica e potrà funzionare. Ma la reazione della UEFA, FIFA e di tutto il sistema che ha minacciato sanzioni folli, discriminatorie, sono allucinanti e segno anche della debolezza di un mondo giunto al suo capolinea.
La SuperLeague si farà. Va accettata, e bisogna lavorare perché nel calcio si possa innescare un sistema di vera competizione e vera meritocrazia, favorendo un sistema della distribuzione delle ricchezze. Ad esempio che una fetta delle entrate di questa SuperLeague possano essere distribuite a favore delle altre società dei campionati in cui partecipano le squadre della SuperLeague per aiutare i campionati nazionali ad essere più competitivi e consentire ad una delle squadre a contendersi i posti in palio per accedere alla SuperLeague.

Il nuovo corso del calcio è iniziato. Un calcio globalizzato, rivoluzionario o controrivoluzionario, ma tutto avviene all’interno del capitalismo, che detta legge, nel bene e nel male. Inutile indignarsi, questo è, e a questo punto conviene accettare la SuperLeague e cercare di renderla funzionale ai nostri campionati e al nostro calcio. E non è escluso che dalla SuperLeague possano arrivare anche nuove regole per il calcio giocato, si sta aprendo una nuova era figlia di quel sistema che ora sta urlando come matti per aver partorito un qualcosa che non potrà più controllare.