1,4 milioni di tesserati, 3,8 miliardi di euro di ricavi del calcio professionistico, una contribuzione fiscale e previdenziale superiore al miliardo di euro e un impatto socioeconomico di 3,1 miliardi: numeri che confermano come il calcio sia il principale movimento sportivo italiano. E in quanto tale, ha delle responsabilità. Non solo sotto il profilo economico, ma anche sociale. Infatti, il 50% degli italiani dichiara di essere un appassionato di pallone (oltre 32 milioni) e il 20% dei ragazzi fra i 5 e i 16 anni gioca a calcio. Se non per il buon senso, almeno per rispetto dei tifosi, i protagonisti del calcio nostrano dovrebbero contare fino a dieci prima di lasciarsi andare a vergognosi siparietti.

Ibra-Lukaku. Sono stati i protagonisti in negativo del derby valido per i quarti di finale di Coppa Italia: i due, dopo essersi provocati a distanza, si sono scontrati muso a muso scambiandosi pesanti offese. Il celodurismo dei due attaccanti di Milan e Inter è finito sul tavolo della procura federale che, dopo aver ascoltato entrambe le parti, deciderà se e come punire il comportamento dei due giocatori. Tuttavia, c’è chi tende a minimizzare. Luca Gotti ha etichettato l’episodio come un normale confronto tra due atleti, infondo “Non si chiamassero Lukaku e Ibra, non ne parleremmo neanche. Finisce in rissa la finale della Clericus Cup tra preti, o il torneo degli avvocati.". Ma è proprio questo il punto: si tratta dei simboli di due delle squadre più seguite in Italia e il loro comportamento ha un peso specifico maggiore.

Conte-Agnelli. Altro derby, altro episodio ignobile. Il giudice sportivo grazie sia il Presidente bianconero sia l’allenatore nerazzurro, ma la procura della Figc apre un fascicolo. A prescindere dall’esito dell’inchiesta, sono le immagini a inchiodare i due protagonisti: il dito medio di Conte e il labiale di Agnelli sono eloquenti e per quanto le due parti si nascondano dietro un infantile ‘ha cominciato lui, entrambe le posizioni restano ingiustificabili. Non serve appellarsi ai vecchi rancori, alla tensione della partita, né alla storica rivalità tra le due squadre.

Preziosi-Campoccia. Dal campo alla stanza dei bottoni, lo stile non cambia. Durante l’Assemblea della Lega di Serie A dello scorso 11 febbraio ha tenuto banco l’acceso diverbio tra il presidente del Genoa Preziosi e Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese. L’aspra lite sarebbe nata in seguito ad una discussione sulle offerte dei fondi di private equity per la Media Company della Lega Serie A. I due sarebbero arrivati addirittura alle mani.

Tre episodi che dimostrano come il calcio non sempre riesca ad essere all’altezza del suo compito: ispirare i milioni di italiani che lo amano.

Chiara Saccone