Il presidente della Lega nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport ha dichiarato che sulla questione dei tetti agli stipendi dei giocatori non può essere un solo Paese a risolverla tale problematica ma va trattata a livello europeo. E che stiamo aspettando a proporre noi come sistema calcistico italiano sul tavolo europeo questa richiesta? Perchè se nessuno inizia, nessuno la farà, fino a quando non sarà il mercato e l'economia a costringere le società ad imporre tetti, e non manca molto. Farlo per costrizione significa che ci saranno società storiche che rischieranno di sparire dal livello competitivo a cui ci siamo abituati in questi decenni, significa non essere lungimiranti, significa che la corda si sarà spezzata in modo disastroso.
Ma alla fine lo sappiamo tutti, non manca molto al disastro. Le speculazioni economiche e finanziarie che ci sono state nel calciomercato di questi anni sono sotto gli occhi anche del peggior miope o di chi non vuol vedere. Un calciomercato dopato dalle plusvalenze, un calciomercato dove i giocatori oramai vanno verso chi offre di più, perchè d'altronde dovrebbero fare i fessi della situazione, è un calciomercato che alla fine favorirà ancor di più quel divario che stiamo vedendo.
Ci saranno campionati dove arriverà l'usato, ci saranno campionati che continueranno ad attirare il top del top. La Premier League sta seminando il deserto intorno a sé, è impossibile riuscire stare dietro agli inglesi. Hanno fatto il loro, e bene. Gli altri continuano a leccarsi le ferite, a farsi dispetti, guerre, ma senza una riforma complessiva di sistema non si va da nessuna parte.

La crisi sociale ed economica che sta arrivando sarà devastante per l'economia anche di Paesi come l'Italia. Il caro vita sta diventando insostenibile per milioni di persone, è aumentato tutto, e tutto continuerà ad aumentare, si pone e si dovrà porre oltre una questione di necessità, anche una questione etica.
Non è più accettabile, non è più tollerabile che con la crisi sociale ed economica che le famiglie italiane ed europee sono costrette ad affrontare, che si possano realizzare contratti e speculazioni economiche e finanziare eticamente scandalose. Questo è il momento di invertire rotta.
Certo, si dirà, il mercato è libero, il mercato fa quello che vuole e le società con i loro soldi son liberi di comportarsi come vogliono. Anche no, signore e signori! 
Dipende dalle regole, se vogliamo continuare ad accettare che si possano spendere centinaia di milioni di euro per le prestazioni di un calciatore singolo, quando hai società che spariscono dalla faccia della Terra perché non riescono a pagare neanche la corrente per gli impianti di illuminazione, significa voler continuare ad accettare una società malata, classista, imperniata sulle diseguaglianze e all'opposto della solidarietà sociale. Porre dei tetti stipendiali, porre dei limiti al valore del cartellino di un calciatore, non significa fare il male del calcio, ma il ritornare tutti più umani, significa cercare di equilibrare un sistema che ad oggi è decisamente sbilanciato verso poche società calcistiche e soprattutto verso un solo campionato di calcio che danneggia la competitività globale e le radici stesse del calcio. La nostalgia non c'entra nulla, la fedeltà alla maglia non la si compra, la società di oggi è ultraindividualista, ognuno pensa al proprio conto in banca prima di tutto, il resto si adegua.
La crisi che si sta per affermare e che è già tra di noi avrà delle ripercussioni anche su quelle cose che alimentano il calcio. Andare allo stadio a vedersi una partita, gli abbonamenti TV, quell'indotto che finanzia il calcio ne uscirà sicuramente non indenne, e significa minor entrate per delle società già in affanno.
Meno contratti milionari, meno cartellini sballati, meno speculazioni finanziarie e più agevolazioni anche per le famiglie, per i tifosi che vogliono vivere il calcio e che con questa crisi dovranno rinunciare sicuramente ad andare allo stadio, ad acquistare la maglietta della propria squadra, all'abbonamento TV, a comprare i giornali, o anche all'abbonamento Internet, perchè la situazione è grave e nessuno può dirsi non coinvolto da questa situazione.
Questo è il momento giusto per riformare il sistema. Che l'Italia faccia la sua parte prima che sia lo stato di necessità ad imporre la rotta di cambiamento.