Ci sono persone che lasciano impronte. Segni indelebili del loro passaggio in questo mondo. Quando scorrendo le notizie ho scoperto che Olivia Newton-John è passata a miglior vita, ho percepito un vuoto dentro. Perché arriviamo a provare sconforto, alcuni anche dolore, per uomini o donne che non hanno la minima idea che esistiamo? Sembra folle, ma sappiamo benissimo che non è così. D’altronde è questa la ‘potenza’ delle icone: quella capacità di entrare nel cuore della gente, quasi in simbiosi, al punto da percepirli come amici, persino fratelli, parte di noi.

Eh sì, chi ha letto qualche mio pezzo, sa che non è un’artista del mio tempo, ma avrà capito che ho un debole per le vicende del secolo scorso. Quando Olivia apriva gli occhi al mondo, quel mondo non gli dev’essere parso bellissimo: era il 1948 e i ‘terrestri’ avevano da poco finito di lanciarsi bombe nel tentativo di allargare latitudini e longitudini, come se davvero ci si potesse dichiarare proprietari di qualcosa, sprecando vite e tempo, quello sì, l'unico bene di cui si ha possesso per un periodo non specificato. Un conflitto mondiale che aveva annientato generazioni di giovani, bambini e genitori. Dev’essere proprio questo che ha reso gli anni a cavallo tra i 60’ e i 70’ del secolo scorso, così speciali: i ‘ragazzi’ nati durante la guerra e successivamente dopo, dovevano avere per forza qualcosa di straordinario nel cuore. 

Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Mick Jagger, Keith Richards, Paul McCartney, John Lennon, Elton John, Bob Marley, Marvin Gaye, Muhammad Ali: solo alcuni nomi di una lista infinita di talento ‘sbocciato’ dall’orrore della guerra. Gente che aveva voglia di prendersi metaforicamente tutto, sbeffeggiando quell’alone di falsa moralità che pervadeva i ‘salotti per bene’, gli stessi che nella solita gara ‘a chi ce l’ha più lungo’, avevano spezzato sogni e realtà di milioni di persone, per ben due volte in trent’anni. Erano gli anni del ‘fate l’amore, non la guerra’, delle rivolte ‘sessantottine’, ma soprattutto erano anni di grande fervore culturale e artistico.

E tra le tante ‘facce’ estrapolate da un contesto così ‘frizzante’, c’era anche lei, la bellissima ‘Sandy’ di Grease, film che usciva nel 1978, ma che si portava dietro tutto il retaggio di quegli anni, con la metamorfosi della protagonista che da ‘insicura’ e ‘innocente’, si trasformava nel finale in una ‘bomba sexy’, pur di avvicinarsi allo stile del suo Danny, allo stesso modo pronto ad abbandonare lo stile da ‘macho’ pur di non perdere l’amore della sua vita. Chiaramente Olivia era molto più che una parte in un film indimenticabile; era una donna che aveva lasciato in tenerissima età la Cambridge che gli aveva dato i natali, per trasferirsi in Australia con la famiglia. Fu chiaro sin da subito che avesse amore per il canto, al punto da fondare una band con alcuni compagni di scuola, i “Soul Four”, con i quali si esibì in un locale di famiglia. Successivamente, vince un concorso canoro per ‘nuove proposte’, e la vittoria dello stesso gli spiana la possibilità di tornare in Inghilterra, dove nel 1966 incide il suo primo singolo: “Till you say be mine”. Il singolo gli attribuì una discreta popolarità, al punto di permettergli qualche anno dopo di conoscere Cliff Richard - voce dei The Shadows - con cui condivise il palco sia in alcuni concerti che in ospitate televisive. Nel 1974 partecipò all’Eurovision Song Contest, manifestazione che chiuse piazzandosi al quarto posto con il brano “Long live love”. Il 74’ si rivelò il suo anno d’oro, imponendosi come artista internazionale in seguito alla pubblicazione dei brani “If you love me” e “ I honestly love you” che gli valsero anche due dei quattro Grammy Award vinti in carriera. La svolta decisiva però, arriva nel 1977, quando gli viene offerto di recitare nei ‘panni’ di Sandy, accanto a “Tony Manero”, l’astro nascente del cinema americano: il ventitreenne John Travolta. La straordinaria interpretazione nel musical, gli indimenticabili duetti con John, valsero a entrambi la fama mondiale, con la colonna sonora “You’re the one that i want” che si classificò come uno dei singoli più venduti della storia. Nel 1981 arriva il terzo Grammy, con “Physical”, primo posto nella Billboard Hot 100 e canzone di maggior successo negli Stati Uniti negli anni 80’.

Non mancarono collaborazioni di livello assoluto, come quella che portò all’album “The Rumour”, accanto a Elton John e Bernie Taupin, storico paroliere del musicista britannico. Condivise il palco con vari artisti e gruppi di successo come gli Abba, i Bee Gees e Donna Summer, in occasione dello spettacolo organizzato per scopi umanitari dal'unicef nel gennaio del 1979, dove duetto con Andy Gibb - fratello minore di Barry, Robin e Maurice del gruppo bee gees - interpretando il brano "Rest you love on me". Una carriera costellata di successi, messa però a dura prova dal male che ce l’ha portata via dopo una ‘battaglia’ iniziata nel 1992 con la diagnosi più dura: cancro al seno. Nel 94’, dopo aver superato - apparentemente - la malattia, tornò sulle scene, ‘riguadagnando’ il successo, mai realmente abbandonato dato l’amore sconfinato dei fan. Per i vent’anni successivi, senza gli assilli del ‘mostro’, Olivia si è vista più volte con ‘l’amico di sempre’ Travolta; memorabile la ‘reunion’ del cast al quarantesimo compleanno della pellicola nel 2018, dove i due duettarono interpretando “Summer Nights” e “You’re the one that i want”, tra i maggiori successi di un musical che è un’autentica raccolta di perle. Se ne va una popstar amatissima, che ha segnato intere generazioni e continuerà a farlo tra le note della sua musica e immagini e balli che resteranno ‘cult’ per i secoli a venire.

Non poteva mancare il saluto di “Danny” John: Mia carissima Olivia, hai reso migliori le nostre vite. Il tuo impatto è stato incredibile. Ti voglio così bene. Ci rivedremo sulla strada e staremo di nuovo insieme. Sono stato tuo dal primo momento che ti ho visto e sarà per sempre così! Il tuo Danny, il tuo John!

E come pensarla diversamente. Un viso angelico, un sorriso che rapiva immediatamente. Ci mancherai Olivia, ma sarai sempre viva nell’impronta che hai lasciato. Perché ci sono persone che lasciano impronte. Segni indelebili del loro passaggio in questo mondo. Come te.

Ciao Sandy, ciao Olivia.