Quello che oramai si sa E allora sai che c'è C'è, che c'è!
C'è che prendo un treno che va a Paradiso Città!
E vi saluto a tutti e salto su Prendo il treno e non ci penso più!
Un viaggio ha senso solo Senza ritorno se non in volo
Senza fermate nè confini
Solo orizzonti neanche troppo lontani
Io mi prenderò il mio posto
E tu seduta lì al mio fianco Mi dirai... destinazione paradiso

Correva l’anno 1995, quando un appena ventenne Gianluca Grignani si apprestava a salire, dopo avervi partecipato tra i giovani l’anno prima con La Mia Storia tra le dita, sul palco dell’Ariston in occasione del quarantacinquesimo Festival di Sanremo che sarà poi vinto da Giorgia con la sua Come Saprei. Classificandosi al sesto posto tra le nuove proposte sorprese tutti, ottenendo anche un grande successo a livello commerciale, con la sua bellissima “Destinazione Paradiso”. Un brano che, per certi versi, rispecchia, se non proprio nel significato del testo, il carattere da genio e sregolatezza avuto dal cantautore italiano nell’arco della sua, importante, carriera da solista. Una fragilità insita nell’animo di Grignani troppo spesso messa in evidenza da spiacevoli episodi che ne hanno condizionato, troppo spesso, il suo recente passato; una vita fatta costantemente di alti e bassi, vissuta tra l’incudine e il martello di una montagna russa che non smette mai di fermarsi. Un animo da ribelle dovuto probabilmente, alla sua fortissima personalità che ne fanno di Gianluca Grignani un artista unico nel suo genere. Difatti non è un cantautore come gli altri poiché, anche quando è stato all’apice del successo, ha sempre provato a rinnovarsi e ad innovarsi nel suo stile musicale, con il forte rischio di vivere intensamente nell’insuccesso ed è forse per questo che ancora oggi non riesce ad essere del tutto un artista apprezzato come dovrebbe dal grande pubblico, che lo critica, costantemente, giudicandolo più per la sua vita fuori dal palco che per la sua grande vena artistica e realizzativa. Ma chi lo ha criticato, fortemente, oggi dopo la sua recente esibizione al festival di Sanremo durante la serata Cover in duetto con il giovane cantante Irama, forse non conosce la sua storia fino in fondo ma parla, probabilmente, solo per partito preso come farebbe il più imbarazzante dei “fortissimi” leoni da tastiera sparsi nell’infinito mondo dei social network. Gianluca infatti non deve ringraziare nessuno, è spuntato fuori dal nulla, si è creato dal nulla e fu proprio quando si fece conoscere e apprezzare sul grande palco dell’Ariston, con il suo “morboso” fascino da bel tenebroso, che iniziò a conquistare il pubblico grazie ai testi delle sue splendide canzoni.
Probabilmente solo in pochi si ricorderanno, compreso chiaramente il sottoscritto per questioni anagrafiche, il suo esordio, tra i “grandi”, al festival di Sanremo eppure quel ragazzo con il look da “giovane ribelle”, con indosso solo un paio di jeans sgualciti ed un maglione dalle larghe misure, in grado di far di stizzire anche un grande conduttore come Pippo Baudo, di strada ne ha fatta parecchia nel corso della sua carriera. Forse in molti non sanno che per tantissimi ragazzi di quella generazione Gianluca Grignani era una sorta di poeta generazionale, un idolo da idolatrare, un modello da imitare, una nuova speranza da percorrere nonostante, nel mondo della musica, lo etichettassero solo ed esclusivamente come il “killer musicale” perfetto adatto nel fare, letteralmente, impazzire il “magico” mondo delle teen-ager. Eppure la sua mistificazione e la sua ribellione erano cominciati proprio da lì con “Destinazione Paradiso” quando tentarono di far passare il suo pezzo per quello che in realtà non era affatto, ovvero per una pura e semplice canzone d’amore. Ma Gianluca, non era tipo da ricevere imposizioni da parte di nessuno e di certo non poteva accettare il “travisamento” del suo pezzo fino a tal punto e fu per questo che forse aveva cominciato già a dare i primi segnali di irrequietezza nei confronti del “mondo” della musica; infatti non a caso, ancora giovanissimo, in una delle sue primissime interviste Gianluca ad una giornalista, che gli chiedeva quale fosse il reale significato del testo di Destinazione Paradiso, rispose senza usare mezzi termini: “L’ho scritta perché volevo ammazzarmi”.

Ma il punto pero è un altro, Gianluca nelle sue canzoni raccontava molto di più di semplici storie d’amore tristi e malinconiche; poiché lui era vero, poetico, realista, profondo e per questo molti adolescenti e non di quell’epoca si riconoscevano in lui, nei suoi tormenti, nella sua ribellione e nella sua grande voglia di spaccare il mondo. Il successo di Gianluca era stato fulmineo e lui ne era stato in qualche modo sovrastato, per questo l’immagine che cercavano di cucirgli addosso, ovviamente, gli stava stretta, visto il temperamento del personaggio e la forza dei suoi vent’anni. Gianluca sembrava fregarsene delle regole e lo dimostrava soprattutto quando era ospite dei grandi “salotti” televisivi, in cui non riusciva a trattenersi per, facendo finta di nulla, cantare in playback e infatti tra l’imbarazzo generale, molto spesso quei microfoni spenti finiva col metterseli in tasca, per smascherare la messa in scena che il mondo della televisione gli imponeva di fare controvoglia. La sua finí per diventare una vera e propria battaglia: non voleva essere etichettato come teen idol, non voleva cantare a “microfoni” spenti, non voleva essere “controllato” dalle case discografiche, e soprattutto non voleva diventare lo sparring partners, di nessuno, nemmeno del grande Vasco Rossi, che si era offerto di essere uno dei suoi produttori musicali, perché lui il suo stile c’è lo aveva e non aveva nessuna intenzione di essere assimilato a quelli degli altri.

Completamente sopito nel suo enorme e meritato successo, i bagni di folla si susseguivano, le copie vendute aumentavano a dismisura e la sua irrequietezza si faceva sempre più intensa fino a quando così improvvisamente Gianluca sparì e per un po’ di lui non si seppe davvero più nulla finché iniziò a girare voce su una sua fantomatica morte per overdose. Per molti fan, quando appresero la notizia, il senso di perdita fu enorme, tant’è che da semplice leggenda metropolitana la notizia girò così velocemente che tanti cominciarono a pensare che fosse accaduto davvero. Dopo quella “terribile” perdita molti cuori, dei suoi fan, per un momento avevano smesso di battere, poiché Gianluca aveva rappresentato realmente qualcosa per loro, si pensava a lui come ad una sorta di Kurt Cobain all’italiana malinconico e tormentato, morto giovanissimo proprio come l’ex leader dei Nirvana. La sua morte poteva essere tradotta come quella di un giovane inquieto che non era riuscito a reggere il grande peso del suo enorme successo, ma in realtà Gianluca non era morto per nulla aveva soltanto deciso di prendersi una “pausa” per allontanarsi da quell’improvvisa popolarità che lo aveva letteralmente inghiottito così in fretta da rimanerne totalmente schiacciato.

Mentre tutti si disperavano per la sua prematura “scomparsa”, lui era rimasto semplicemente in disparte lontano dalla splendente luce dei riflettori, partendo per un lungo viaggio dove nemmeno la sua casa discografica riuscì a contattarlo per diverso tempo ma non sparì per molto e infatti poco dopo tornò così come aveva fatto perdere le sue tracce. Il suo ritorno avvenne in coincidenza con il lancio di un nuovo album denominato La fabbrica di plastica. Un disco molto bello in cui Gianluca volle dimostrare al suo pubblico e soprattutto alla critica musicale che non era soltanto un ragazzo “bello” e “dannato” ma che fosse anche un artista completo, un cantautore vero, visto che da solo aveva voluto produrre quel disco lontano da ogni tipo di imposizione altrui.

La sua presunta morte rappresentò in realtà un viatico per una sua profondissima mutazione artistica: infatti svestiti i panni del cantautore sensibile e malinconico mutò completamente pelle per vestirsi da rocker incazzato che lottava da solo contro tutto e tutti, persino con quell’industria discografica che non vedeva l’ora di darlo in pasto al tritacarne della banalità mediatica. Da quel momento in poi si può dire che si diede inizio ad un Gianluca Grignani 2.0 nel mondo della musica italiana, be’ il resto lo sapete già…

Ora dopo aver conosciuto, brevemente, la sua storia provate ad abbandonare il pregiudizio che avete nei suoi confronti, liberatevi del pensiero del Grignani truccato, del Grignani fuori fase, del Grignani drogato, del Grignani da vita spericolata; approfittate del fatto che non ci troviamo più negli anni ’90 ma bensì nel ventunesimo secolo perché esistono tanti modi, a differenza delle musicassette e dei costosissimi dischi di una volta, che vi permettono di poter ascoltare e apprezzare i suoi pezzi in modo tale da potervi ricredere sul suo conto. In fondo se è vero che si sarebbe rifiutato di cantare “Destinazione Paradiso” a Sanremo con Irama, con il forte messaggio di morte e tristezza, che contiene quel testo, in un momento così orrendo come quello che ancora oggi stiamo vivendo, non biasimatelo più di tanto; quindi liberatevi dello snobismo della sua persona, siate meno moralisti e più Gianluca Grignani…..

Ciccio
Ps. C’è chi ha letto, all'inizio, le parole del testo canticchiando e c’è chi mente spudoratamente, adesso godetevi il pezzo!