"Mi piacciono i palloncini. Puoi soffiarci dentro la malinconia e poi lasciarla volare via lontano."
Fabrizio Caramagna

"La luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un’altra cosa, attraverso il colore. Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo."
Paul Cézanne

"È male fare il Male a fin di Bene." 
Bruce Marshall
 

 

QUANTI PALLONCINI CI VOGLIONO PER FAR VOLARE UN SOGNO?

Cosa ho combinato.

Gli Uomini laggiù hanno un pensiero sbagliato dell'Alto. Per esempio io, Sopra, camminavo sui palloncini.

Prima di raggiungere il Paradiso alcuni di noi sono costretti per lunghi tempi ad un periodo di prova. Il Paradiso è inarrivabile per la maggior frazione degli Uomini che hanno vissuto una vita giusta o quasi e può capitare che questi vengano traghettati nel territorio dove sono stato posto io: una piana di palloncini calpestabile. C'è chi è abituato ai pavimenti, ma noi siamo così leggeri con il nostro spirito da poter camminare su questi palloncini colorati. Ci hanno voluto i divi del cielo sui palloncini; a chi ha il mio stesso compito può toccare il nome d'Angelo quando un cristiano ci vede come splendidi, oppure d'Ombra quando i medesimi avvertono il tonfo di un nostro passo o trovano la nostra sagoma scura sul pavimento, ma nessuno sa ciò che siamo e nemmeno abbiamo un nome ufficiale che ci caratterizzi, perchè altrove non ci conoscono. Che siamo? Non abbiamo un aspetto chiaro, da questo punto di vista la nostra forma è sfuggente, ma che siamo? Qualcuno si attribuì il nome di Giustiziere, altri di Spazzino. Io penso che quando c'è stato assegnato il nostro compito quello non fosse un Male a fin di bene.

"Ti stavo cercando!" Mi giro dietro: "Ancora un'emergenza, Controllo? Pure oggi che è bello fresco? Temperatura ideale, vedi i palloncini non hanno un impatto troppo ruvido passo dopo passo. Così mi piacciono... soffici ma non flosci, favoriscono le correnti dell'Ovest. Sai le mie sofferenze! Ed anche oggi, oggi che ho l'occasione dopo tanto caldo di avvertire..." "Su piantala, lagnoso! Corri a fare il tuo lavoro! Piuttosto mi de..."

"Ma ce ne saranno a dozzine di liberi come me a camminare sui palloncini, mica li avranno invitati già tutti ai piani alti! Io invece! Io?" "Stai oltrepassando il limite, ed io non sopporto chi oltrepassa il limite, faresti meglio a finirla. Allora ecco le indicazioni." Controllo prese la mappatura e mi indicò le posizioni: "proprio qui, lo devi prendere in volo sopra l'acqua. Individuo mediamente pericoloso, classificato D." Porto la destra in tasca: "Va bene se mi porto un lazo?" "Si fa tardi. Corri!" Lui proteso in ginocchio, con una mano aprì uno spazio tra uno giallo ed uno rosso, due palloncini, e poi come le faglie di San Francisco che provocano movimenti su tutta la superficie, uscì proprio sotto i miei piedi un buco abbastanza considerevole da provocare la mia discesa. Io cadendo scendevo dalle stelle, planavo dal Cielo. La Pulizia secondo il Piano. Quanti palloncini ci vogliono per far volare un Sogno? Me lo chiedevo sempre quando scendevo.

Finalmente ero sceso sulla città, non con ali d'Angelo come molti avrebbero ipotizzato. Con l'equilibrio dei due miei piedi. La città era buia, la strada zuppa che si scivolava, gli occhi attanagliavano qualche luce lontana, fioca, io presi a camminare per la strada verso la mia direzione. Il Cielo brillava sgargiante poco prima ma la strada brulicava di colori come nero e grigio. I giovani vestiti come i protagonisti di Wall Street mi guardavano, al primo sguardo sembravano deridermi. Pesavo poco? Per essere leggero era. O forse pensavo poco? Non capivo? Che motivo c'era di ridere? Nella pioggia poi! Avete mai pensato quanto può essere strano ridere nella pioggia? Sotto un ombrello, sotto un albero, sotto un tetto attendendo la fine dell'acqua, ridere? Il Cielo piange e gli uomini ridono, che ossimoro! Ridicolo! Contro una forza talmente superiore! Allora ero in compagnia, i ragazzi ridevano pure d'altri. Abituato alle correnti, mettere piede per terra e provocare un "plop!" mi pareva piuttosto ambiguo, non si è addestrati ad avvertire le vesti pesanti cariche d'acqua piegate sulle spalle come ali di zanzare cadute dentro ad una fontana. Ed a me era difficile camminare perchè quasi pattinavo con i miei piedi piatti numero 45. Giunto a destinazione, finalmente. Ma sarei dovuto tornare nell'acqua da lì a poco. Mi sdraiai sulla panchina e vidi il matto. No era sbronzo semplicemente. Cantava "Singing in the rain", spettacolo un po' patetico per un uomo che sembrava preda della Miseria. M'abbassai la visiera sugli occhi per poco, quello già si stava per buttare, io che m'ero perso! Ecco era saltato lui.

"Caleidoscopio!" Per buttarsi meglio ripetere una parola, giusto per distrarsi. Doveva essere sufficientemente lunga per l'arco del salto. Ecco, immediatamente io avevo raggiunto quello che s'era tuffato: "Lo sai come si chiama il Male sulla Terra?" Dovevate vedere che faccia accigliata prima di rispondermi: "Come? Come?" "Sali su che ne parliamo se vuoi!" Era l' esca ideata per riprendermelo sulle spalle. Lui borbottò qualcosa ed io me lo ripresi, sul fondo del fiume. Gli feci, immerso nella mia parte: "Il Male ha un nome, puramente soggettivo. Chiamalo come il tuo peggior nemico." Quello pareva non sentirmi più, immerso nella sua sbornia: "Come chiameresti il tuo primo capello bianco, il tuo primo dente cariato, la tua prima ruga sulla fronte?" Non mi rispondeva, il suo polso era freddo e gelido. Ma che era già morto il suicida? Era... era morto? Datemi un palloncino, un palloncino! Datemelo che impacchetto il tutto per bene! Ma lo potevo dire solo nella mia testa.

Avevo avuto paura di quell'essere, non capivo cosa avesse. M'ero sentito teso. Non mi fidavo. Il Piano era quello, il Piano del Cielo: catturarne uno per uno di violenti, possibili assassini, suicidi pericolosi. Poi lasciarli nei palloncini che noi avremmo calpestato. Ma era giusto? Non sapevo poi cosa gli avrebbero fatto, i palloncini che calpestavo dentro contenevano questi esseri inermi, come li cambiavano e che cosa accadesse poi erano pensieri dei piani più Alti, a me non lo dissero. Tutti chiusi nei palloncini, stretti stretti. Era giusto eliminare i tipi violenti al posto degli uomini? Erano dei loro quelli... oppure non dargli una seconda chance. Era giusto? E noi, stupidi, ci concentravamo sul "quanti". Quanti palloncini ci vogliono per far volare un sogno? Quanti, quanti? Volevamo un numero! E che numero era? Un mondo senza pericolo? Che Bugia!  

Cosa ho combinato. O forse no. La Bugia! Colui che era dentro al palloncino si svegliò, capita che ci siano grande distese di palloncini senza nessuno sopra. Io l' avevo fatto di proposito, avevo lasciato un ago nel palloncino. Tutto andò secondo il Piano. Quello si svegliò e vide gli altri palloncini, gialli rossi verdi. Vide la gente dentro quelli. Con l'ago quanti ne liberò, era solo una piccola percentuale della totalità dei palloncini, ma abbastanza per cambiare definitivamente il mondo sottostante.

Mi scoprirono ai Piani Alti, ma hanno creduto fosse solo un errore. Che avessi sbagliato nell'azione! Oh no, che errore che dispiacere vero? Non sono capaci di punirmi, credono nella mia bontà. E forse è stata bontà effettivamente.

Poi che è successo? Che i palloncini si sono liberati, questi uomini pericolosi sono scesi e hanno seminato un po' di scompiglio. Maledetta quiete, a me non piaceva quella che era. Che c'è di male nella mia azione? È poi così male fare il Male a fin di Bene? L' esercito dei soldatini di terracotta scendeva scendeva! Come gialli in terracotta erano rimasti immobili per tempi immemori, controllati Sopra. Erano troppi per riprenderli tutti nel Cielo, era una massa troppo elevata numericamente. Più di noi. O forse dovrei dire di "loro"? La Bugia era terminata. Ed i palloncini? Anche loro scesero con i violenti del Cielo.

Ora il mondo è diventato più splendente con quei colori. Dovevate vederlo! È l'Ipocrisia dell'Apparenza. Un Mondo bello e splendente, pieno di luce, ma che contiene più minacce. Molte più. Ma almeno è pieno di giallo e verde, non più il nero! I miei occhi vedono qualcosa di colorato, finalmente gli occhi non attanagliano più lucine fioche! Non è più un Rembrandt del 1642: l'olio su tela "Ronda di notte"! Ecco cosa ho combinato, Controllo. Con un piccolo dettaglio. "Quello dentro al palloncino" come definisco sopra, sono io. Lo stesso che ha lasciato il poveraccio sventurato a morire nel fiume. Pericoloso e freddo, freddo al polso. Quello che non mi rispondeva. E ci credo che non mi rispondeva... ​​​adios dunque. Io sono entrato in un palloncino con un sorriso. Largo. Che motivo c'era di ridere?  

 

Damiano Fallerini  

(È male fare il Male a fin di Bene- parte II)