«Niente è più necessario del superfluo»

Oscar Wilde

Ricordate quando la lite tra Morgan e Bugo teneva in scacco il Paese?

Sembra passata un’eternità, eppure appena un anno e due mesi or sono uno dei momenti passati alla storia della televisione e del costume italiano vedeva la luce. Per giorni interi siamo stati inondati di video, caricature, versioni dei protagonisti. C’era chi parteggiava per l’ex frontman dei Bluvertigo, altri che invece ritenevano il comportamento di quest’ultimo offensivo nei confronti di un collega, e moltissimi ancora (come il sottoscritto) che non avendo vissuto quell’epico momento in diretta osservavano divertiti quanto si stava materializzando. Tutto era così surreale, in quel momento. Niente in confronto a quello che ci avrebbe atteso di lì a qualche settimana, con lo scoppio dell’emergenza sanitaria che da fine febbraio del 2020 continua a perdurare. Da quell’istante, non abbiamo più avuto altro. I contenuti web, televisivi e comunicativi sono stati monopolizzati dalla tematica del virus, che ha purtroppo sconvolto le nostre vite e modificato le abitudini quotidiane di ognuno.

Dopo più di dodici mesi, esattamente da quel duetto mancato sul palco del Festival più popolare d’Italia, un nuovo elemento sta assorbendo l’attenzione di internauti e non: Lol.

No, non ci provate neanche: non esiste nessuno in Italia che non sappia di cosa sto parlando. O meglio… va beh, per i due o tre al massimo che non abbiano idea di cosa voglia dire, le tre lettere summenzionate compongono il titolo palindromo (spoiler…) di uno show targato Prime Video. Il format, assolutamente non originale, vede protagonisti 10 comici abbastanza noti (almeno una buona fetta di utenti), i quali devono mettersi alla prova in una sfida improba: convivere 6 ore all’interno della stessa stanza e resistere alla possibile ilarità che potrebbe essere scatenata dai colleghi. Ora, non voglio usare il prezioso spazio offerto dal Bar VXL per realizzare una recensione del prodotto, ma mi preme condividere alcune considerazioni su questo spiazzante spettacolo.

In primis, ed è la cosa più importante, apprezzo il fatto che vi siano delle polemiche sullo show. Lo confesso senza filtri. Motivo? Banalissimo: ci riporta per qualche momento a ciò che era prima di tutto questo. Ci siamo oramai dimenticati di quando le discussioni pubbliche vertevano su argomentazioni similari. Superflue, vero, ma necessarie, come sosteneva il celeberrimo scrittore inglese che ha aperto questo breve pensiero. Finalmente un gioco leggero, senza riferimenti all’attualità, senza satira politica, senza buttare sempre tutto in caciara becera e volgare, senza cercare colpevoli o eroi. Un semplice, umile spasso. Non vi sono riferimenti alla crisi economica, alle poltrone, alle decisioni degli organi preposti. No, niente di tutto questo: tre ore complessive da vivere senza alcuna rabbia, senza pensieri di rivalsa nei confronti di chicchessia, senza scatenare sentimenti negativi. Un toccasana, un cocktail che alcuni hanno gustato e sorseggiato con estremo piacere, mentre altri l’hanno assaporato senza rimanere soddisfatti del risultato finale. Ecco, è questo il bello di Lol: non fa male neanche a chi lo critica. Non farà ridere tutti, è scontato, ma di certo non potrà provocare disgusto nei suoi spettatori. Adoro, però, come scritto poc’anzi, che se ne discuta. Che si propongano ragionamenti su qualcosa che non sia necessariamente importante, che non abbia un peso specifico rilevante sulla nostra società. Trovo gradevole leggere commenti di gente che ritiene di non aver riso praticamente mai e nonostante ciò essere arrivato fino in fondo (come ha fatto a reggere sei episodi? Mistero…), di altre persone che sono giunte alla medesima conclusione avendone visto la bellezza di 9 minuti e mezzo oppure, al contrario, di chi lo loda e lo mette in cima a qualsiasi prodotto di intrattenimento mai prodotto (non esageriamo!). Come al solito, la verità sta sempre, inesorabilmente, nel mezzo. Non bisognerebbe neanche ricamarci troppo sopra: si tratta di un programma televisivo che non ha nulla di televisivo. Se proprio dobbiamo trovare un merito a questa “serie” (perdonate l’utilizzo improprio del termine) è che è riuscita ad esportare qualcosa che era esclusiva del tubo catodico, pardon, delle nuovissime Smart TV (almeno esteticamente, perché all’interno i contenuti… va beh) nel mondo inflazionato e oramai straordinariamente competitivo dello streaming. Diciamolo senza troppi giri di parole: in Italia, fino ad ora, non si era mai visto nulla di simile. Attenzione, non sto parlando della nuova rivoluzione copernicana in salsa mediatica-comunicativa, bensì di un tentativo ben riuscito di qualcosa che non aveva alcuna pretesa se non quella di fare ridere e di offrire qualche momento di svago, in un periodo storico in cui abbiamo bisogno come il pane anche di questo. In un periodo storico in cui abbiamo bisogno solamente di sentirci per qualche momento tornare al “prima”.

In questi giorni si stanno sollevando molte notizie confortanti: gli stadi riapriranno a giugno in vista degli Europei, c’è un cronoprogramma per riaprire gradualmente scuole, ristoranti, cinema, teatri, musei, spiagge, palestre, piscine, fiere e, ultimo ma non per importanza, consentire gli sport di contatto. Ciò che ci pareva scontato e che non lo è più da tempo pare stia per conoscere un cenno di ripresa. Un raggio di luce, proprio come Lillo&co.

Ho detto che non sarà una recensione e non voglio che si trasformi in tale, ma è giusto che risponda all’ipotetica domanda: «Indaco32, a te è piaciuto o no?». La risposta di getto, immediata, è indubbiamente sì. Questo vuol dire che ho riso a crepapelle dal primo all’ultimo istante? Ovviamente no. Come in ogni spettacolo che si rispetti, nei circa 180 minuti di visione ci sono stati dei momenti assolutamente divertenti, i quali hanno stimolato la risata di gusto, alternati da gag mai fuori luogo ma di certo non memorabili. Il meccanismo del gioco è intrigante, con eliminazioni che si susseguono a seguito di un doppio cartellino, proprio come avviene nel nostro sport preferito. Insomma, è godibile, di facile comprensione, senza televoto, punteggi ponderati e altri calcoli statistico/matematici di sorta. A volte, bastano poche idee, semplici ma efficaci. Concetto basilare ma che al mondo del calcio pare davvero non arrivare più da tempo immemore. Non riesco a non pensare al fatto che la Champions League per come la conosciamo potrebbe conoscere la sua fine nel 2024. Lo so, la fase finale resterebbe immutata, ma ho paura dei congegni e delle architetture che potrebbero essere ufficializzate di qui a breve, ma… beh, dai, ci penseremo un altro giorno, ricordandoci sempre che “il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti”. Superfluo, vero, ma necessario. Esattamente come Lol.

 

Indaco32