Sarei folle. Se venissi a raccontare che è tutto finito, non farei sicuramente un buon servizio perché non è così. Purtroppo, il covid è ancora tra noi e sta logorando in maniera importante le nostre vite. Ormai abbiamo cambiato ufficialmente la mentalità e l’idea di esistenza. Non siamo più ciò che eravamo prima nemmeno nelle piccole cose. Appena si vedono alcune persone insieme, ci si spaventa e si scappa. Non ci si fida più di nessuno. Non ci si stringe la mano. Ed è giusto così perché il pericolo è reale. Ricordo, però, un matrimonio di qualche anno fa. Vidi un bambino che giocava serenamente con una vuvuzela. Ricordate quel fastidioso strumento a fiato che andava tanto di moda durante il Mondiale Sudafricano del 2010? L’oggetto era stato utilizzato da più persone che si conoscevano tra loro. Osservai l’infante intento nel divertirsi con l’esotico attrezzo e provvidi a segnalarlo al padre che, con il massimo della gentilezza e della signorilità, mi disse: “Non preoccuparti! Sono tutti anticorpi!” Se accadesse oggi, l’uomo non farebbe in tempo a terminare la frase che si presenterebbero nell’ordine: 4 farmacisti bardati tipo astronauti con gel per le mani e altri arnesi chimici, 5 medici con tamponi antigenici, molecolari e pure stick salivari, i reparti degli ospedali psichiatrici con la camicia di forza per il genitore, 8 giudici, 7 avvocati, 2 o 3 virologi da tv e persino l’esercito. Lasciatemelo dire: ci siamo ridotti male! Se prima si eccedeva da un lato, ora lo si fa dall’altro. Vedere “l’essere più intelligente del pianeta” conciato in siffatta maniera è davvero preoccupante. “In medio stat virtus” dicevano i nostri antenati latini, ma forse lo abbiamo dimenticato. Vi stupirò. Sapete cosa penso? Che la colpa sia pure degli eccessi nozionistici di cui vantiamo. Esiste una bulimia culturale che sicuramente agevola la specie, ma la rende più pericolosa nei confronti di se stessa. Mi spiego. Ormai la scienza, intesa come istruzione generale non soltanto di una determinata disciplina, ha raggiunto livelli eccelsi e questo contribuisce a rendere il suo fruitore molto più sicuro di sé. Il gioco è fatto. La scuola lo indottrina talmente tanto che si getterebbe nella geenna per difendere il proprio percorso. Ma è comprensibile. Non mi nascondo e affermo che il libero pensiero assomiglia ormai a un’utopia. Calma! Non voglio dire che vi sia una dittatura o un nazismo di qualsiasi genere che impone un’unica idea. Semplicemente che quando si passano 15 anni sui libri con un medesimo indirizzo, è logico che lo si confonda con la fede. E’ come il sacerdote che si chiude in seminario prima di fare il voto eterno. Esce fortemente convinto della propria forma mentis. Un tempo, forse, con minore conoscenza, si avevano maggiori paure e sofferenza, ma pure un tasso più elevato di cognizione. Gli eccessi terrorizzavano e venivano lasciati giacere. Sì! Lo dico con convinzione: l’emergenza da coronavirus dovrebbe avere insegnato a essere meno spavaldi e sicuri. Nulla esiste di perfetto ed è meglio guardarsi le spalle da ogni situazione e riuscire a mantenere una linea mediana.

Lo so che quanto ho affermato può essere irritante, ma credo sia così. Noto la medesima bulimia anche nelle informazioni dei mezzi di comunicazione. Lo abbiamo sperimentato chiaramente proprio in questo terribile momento, ma non solo. Attenzione! Non sono certo qui a sostenere che non si debba notiziare. Tutt’altro. Fortunatamente non viviamo in un regime. E’ giusto che ognuno abbia la possibilità di venire a conoscenza di qualsiasi fatto. Anche il minimo. Serve, però, che ciò non generi confusione. Tra le fake news e il silenzio si intaglia un oceano di realtà. I media hanno il ruolo fondamentale di trasportare le persone all’interno di tale mare. Ricordo il caso mascherine: vanno indossate? Non vanno portate? All’aperto? Al chiuso? Insomma, si era generato il caos. Ciò non è ammissibile perché il giornalista, il blogger, il presentatore… devono avere la responsabilità di indirizzare i comportamenti delle persone. Non si può pensare al puro guadagno e al click in quanto si vanta la potenziale occasione di fare breccia nell’altrui pensiero rischiando di provocare inutile sofferenza o vana illusione. Se non ho la massima compostezza in ciò che racconto, la mia coscienza reclama. Questo vale anche per il calcio. Non sto sostenendo che qualcuno abbia dato notizie false. Assolutamente. Non affermo nemmeno che chi ha scritto ciò che riporterò come esempio abbia adottato comportamenti errati. Come si capirà, è l’insieme a generare confusione. Di recente, ho provato a leggere le maggiori novità possibili relative “ai problemi del pallone”. In una giornata mi si è ribaltato il mondo. Mi direte: “Benvenuto nel 2021!”. Avete ragione, ma così non è semplice. Busquests è risultato positivo al covid. Si è scatenato un putiferio: polemiche sulle differenze tra nazionali vaccinate, Governi che hanno negato tale chance ai loro atleti e le Federazioni che hanno lasciato la scelta ai giocatori. Qualcuno ha paventato la possibile esclusione della Spagna dall’Europeo, altri persino la cancellazione del torneo. La Gazzetta dello Sport ha intervistato Pregliasco che non si è lasciato sfuggire l’occasione. Ha sostenuto che la Roja avrebbe dovuto restare in quarantena. Eh grazie! Come se non lo sapessimo. Ormai è un anno e mezzo che funziona così. Peccato che da 365 giorni e passa esista un protocollo particolare applicato al pallone che concede diversa possibilità ai calciatori. All’iberico si sono aggiunti il compagno di nazionale, Llorente, gli svedesi Kulusevski e Svanberg. Non oso immaginare cosa accadrà. La Repubblica ha intervistato il Presidente del Cagliari, Giulini, che ha prospettato l’idea di un blocco volontario della serie A per la mancanza di aiuti dallo Stato e relativamente alla questione di apertura degli stadi. Nel calderone entra l’eterna diatriba riguardante il calcio spezzatino. Voi cosa ne pensate? E’ giusto che, in un weekend, non si giochino mai 2 gare in contemporanea? Bando alle ciance. Non è questo il tema. Il punto è che si è tornati a parlare dei diritti tv del massimo torneo già assegnati a Dazn e Sky. Finita? Macché. La Salernitana non ha potuto votare all’interno dell’assemblea di Lega. Esiste la nota questione relativa a Lotito che è anche patron della Lazio. Non può possedere 2 società nella stessa categoria. Sembra abbia avuto una pesante discussione con Dal Pino. Altra marea di news… E poi? Beh… Non può mancare la Superlega con il Ministro della Giustizia Svizzero che, secondo fonti ispaniche, avrebbe intimato a Fifa e Uefa, con sede proprio nel Paese Elvetico, di non sanzionare i club ribelli. Ma fino al giorno prima tutta la stampa pareva super convinta che la condanna fosse ormai scritta. Adesso? Durante la serata, Report cala l’asso presentando il calcio come un mondo quasi senza speranza. Che dite? Un po’ tantino, no? E’ logico che, dopo 24 ore simili, l’appassionato si disinnamora andando ad arrecare danno anche ai media medesimi. Chiaramente, al giorno d’oggi, il lettore deve essere in grado di discernere. Può anche affidarsi ad alcune realtà e non ad altre. Ma su che basi? Non è sempre semplice destreggiarsi in questo bosco. Bannata la fake news e levata la museruola, quindi, l’opera non è comunque completa. Serve un gioco delle parti. E’ necessario che i media vadano incontro al fruitore. Come? E’ molto semplice. Non ingigantendo le vere informazioni e non ricamandoci. E’ altrettanto doveroso che chi legge faccia un passo verso la fonte. In che modo? Adottando una matura capacità di interpretazione e non essendo lui a travisare ciò che legge od ode. Chiedo troppo?

Tornando all’emergenza da covid. Il mio non vuole certo essere un attacco a una singola parte. Ci mancherebbe. Anzi, sono il primo a gridare che occorre trovare una soluzione intermedia in ogni situazione. L’atteggiamento dei mezzi di comunicazione mi ha alquanto deluso. Da molti è stata sempre mostrata un’unica faccia della medaglia. Ricordo i devastanti attacchi che dovette subire Zangrillo quando affermò che il SarsCov2 era “clinicamente morto”. Galli e Crisanti palesarono un’ecatombe per le riaperture del 26 aprile scorso, ma mi pare che non sia stato così. Qualcuno ha incalzato i 2 virologi, ma il confronto con quanto accadde un anno fa al loro collega non regge proprio. Si può anche accettare. Era palese che la maggior parte della popolazione fosse favorevole a una certa visione della malattia. Ma la domanda è: le persone sono state realmente in grado di formarsi un’opinione non eccessivamente condizionata dall’esterno? Mi auguro di sì, ma potrei nutrire qualche dubbio. Apro una parentesi. All’inizio del pezzo scrissi che alcuni luminari sono troppo sicuri di se stessi. Beh… Non me ne vogliano quelli citati, ma forse sono la palese dimostrazione del mio assunto. Potranno raccontare, e ho l’obbligo civile e morale di dare loro ascolto perché non posso avere la presunzione di essere nella mente altrui, che non volevano intendere l’apparenza. Il risultato, però, è che a un pubblico non esperto, di cui il sottoscritto fa pienamente parte, l’errore è risultato marchiano. Forse, se avessero utilizzato maggior parsimonia nelle loro previsioni, la vicenda sarebbe passata più in sordina. Non trovate? Anche se volevano significare una situazione differente da quanto apparso a buona parte della popolazione, lo sbaglio resta importante perché, se in tanti percepiscono un concetto, significa che il difetto di comunicazione è grande. E’ logico che, se si vogliono occupare certe posizioni, il saper trasmettere informazioni diventa fondamentale.

Senza nutrire la pretesa di insegnare a nessuno, queste sono rilevanti premesse personali che mi porto dietro dopo l’orribile anno e mezzo vissuto e vivendo. Credo, ormai, sia giunto il vero, primo momento per pensare al domani con speranza. Proprio per questo voglio manifestare la mia gratitudine verso l’attuale politica italiana. Lo faccio senza alcuna volontà di esprimere un pensiero partitico. Tanto più che oggi ammiriamo ogni forza al Governo. Non me ne vorranno i precedenti, ma i tanti difetti comunicativi che notavo nello scorso esecutivo paiono cancellati da quello attuale. Se prima osservavo un continuo approccio pessimistico e di chiusura, ora vedo una modalità opposta. Sicuramente è favorita dai vaccini, dalle conoscenze acquisite durante il percorso pandemico e dall’avvicinarsi del clima caldo che abbiamo imparato ferire pesantemente il virus ma, se giustificassi la differenza tra le 2 modalità soltanto con tale teoria, non mi sentirei completamente corretto nei confronti di chi si trova attualmente ad avere le redini del nostro Paese. Per dirla con le parole contrarie al grande Giorgio Gaber: “Ora mi sento italiano e per fortuna lo sono”. Ricordo con tristezza un pezzo che proposi a inizio emergenza nel quale manifestavo un pensiero piuttosto opposto. Sono felice di poter finalmente modificare la mia idea. Niente male a pochi giorni da un Europeo! Sono stati bravi. Poco da dire. Hanno saputo tenere duro nel momento della terza ondata, poi sono stati in grado di riaprire, ma lo stanno facendo attraverso continui messaggi convinti di ripresa che prima non notavo. Il Premier Draghi ha sottolineato in più occasioni l’importanza economica e sociale della ripartenza. E’ veramente così. Non esiste alcun utopico sostegno che possa sostituirsi al lavoro anche perché, immaginandoci come realizzabile una situazione in realtà assurda, che vita sarebbe quella attraversata guadagnando senza dare nulla in cambio? Si finirebbe presto per sentirsi scomodi e succubi di uno Stato padrone. E’ chiaro che il Governo Conte non aveva altra scelta se non quella di chiudere, ma ha dato l’idea di non mostrare mai una netta volontà di comprendere un certo tipo di disagio. E’ stata una grave colpa che, ripeto, non associo alla Forza Politica. Più probabilmente era legata all’indole delle persone. Volete un esempio concreto? Il diverso approccio utilizzato dal Sottosegretario allo Sport attuale, Vezzali, e l’ex addetto al Dicastero Spadafora. Il risultato è stato il medesimo: riapertura. La prima ha riportato il pubblico negli stadi, il secondo ha permesso al campionato di ripartire. Ma il percorso è stato totalmente differente. Il campano pareva quasi opporsi alla volontà di raggiungere il target mentre la marchigiana ha lavorato fornendo, nel mese di aprile, delle garanzie per giugno. Progettazione e programmazione. Tanta roba! E’ chiaro che ciò non è valso per tutte le categorie, ma il mio è soprattutto un discorso di comunicazione e approccio alle situazioni.

Ora ho la netta sensazione che la scienza ci abbia finalmente posto nella condizione di ripartire davvero. Se l’anno scorso, a fronte di tanta gente positivamente convinta rispetto al domani, temevo l’inverno, questa volta ho la speranza di superarlo in maniera parecchio differente. Abbiamo i vaccini che sono la reale arma per sconfiggere la malattia. Era palese che non si vincesse con un semplice lockdown anche se molto duro. Questo, infatti, avrebbe richiesto tempi infiniti di cui il mondo non dispone. Ci si approcci, dunque, a un futuro sanitariamente più sereno. Come? Con la consapevolezza che servirà ancora parecchio tempo per sconfiggere il virus, ma auspico lo potremo fare con norme meno restrittive rispetto a quelle vissute nel recente passato. L’attenzione al contagio, però, non deve mai calare. Probabilmente, poi, serviranno decenni per cancellare le paure derivate da ciò che è stato. Qualcuno nemmeno riuscirà e certi dati sono drammatici. Giorni fa, la Gazzetta dello Sport riportava alcuni numeri presentati da Valentina Vezzali: il 31percento dei bambini soffre di insonnia dovuta alla pandemia. Il 39percento dei ragazzi ha il medesimo problema. Il 25percento di essi assume psicofarmaci per fronteggiarla. L’85percento di chi frequenta le scuole superiori ha notato in sé un cambiamento di stato d’animo. Se si scende d’età, il dato passa all’83percento. Il 69percento è maggiormente triste rispetto al passato, il 58 più apatico e il 56 più ansioso. Possono sembrare problemi meno importanti se paragonati a quanto provocato dal covid. Per carità, ci mancherebbe! Ma devono essere affrontati e temo che prima siano stati troppo sottovalutati. Queste cifre sono potenzialmente devastanti dal punto di vista sociale perché definiscono un forte malessere nella generazione che avrà in mano le redini dei giochi. Avete presente il piano inclinato e la pallina che rotola. Bene! Fermiamola insieme! La normalità non arriverà dall’oggi al domani. Il passaggio sarà lento e graduale. Durerà parecchi anni e il lavoro da fare è molto complesso.