Sappiate, è complicatissimo scrivere mentre fuori c'è quello del ferro vecchio che urla, sembra che stia girando intorno solo a casa mia, non ha gente migliore da incontrare? Già che ci sei cantaci una canzone che la voce non ti tradisce!  

...IN CUCINA
"Nessuno torna... Nessuno ritorna a casa. E nessun altro verrà qui. Siamo solo lui e me!" Ovviamente gli faccio l'occhietto, osservandolo, quella caccola volante che ronza per la cucina. L'avrei schiacciata e ridotta ad una créme marron con le ales recopert de pánn. Il francese non lo sapevo affatto, nonostante mi ritenessi un gentiluomo... ma i galantuomini sanno sempre il francese, dovevo rimediare! Alla destra del tavolo? Io: quindici anni, una canotta a coprire il cuore colmo d' abominazione, poi pantaloncini ed una ciabatta in mano, massima espressione d' irruenza verso l'avversario più timido. Alla sinistra la Mosca, parecchio zozza, nera, malaccetta e molesta, il cui unico obiettivo era di fare "ffzzzz" fino all'anno lontano in cui le fragole sarebbero uscite d' inverno a causa dei cambiamenti climatici, magari sarebbe volata proprio sopra quelle.

"Vieni avanti, Lewis!" E sì, perchè gli avevo dato un nome, erano 6 giorni che giravo a caccia di quello, eppure mai ero riuscito a spezzargli un' antenna. "Vieni vieni! Quanto vuoi vivere ancora?Ti spezzo, tu vieni!" Invece se ne stava immobile sul muro come Brette Harrington sul massiccio Fitz Roy in Argentina, fermo a respirare lui dopo la scalata, la Mosca invece dopo un giro particolarmente largo del bagno... ma non sarebbe potuta annegare nella palude salmastra del bagno? Io salto verso il muro impugnando la ciabatta, agito la mia scarpa e la manco, ovviamente. Sarà stato il tentativo n. 202 andato fallito! "Maledetta baaaas... hfff hfff! Hfffff! Malede... hff hfffff!" Tossivo, disperato. La Mosca stava scendendo per le vie orali, l'avevo ingoiata, che disgusto! La sentivo solleticarmi la trachea attimi dopo, non s'arrendeva Lewis! M' avrebbe dato il tormento per la vita! Non m' aveva morso il ragno di Spiderman e nemmeno come Catwoman si stava alterando il mio DNA in quello di un gatto con 7 vite.
Mi stesi per terra, pancia all'ingiù sperando che sarebbe planata all'insù dei miei denti, tenevo la lingua fuori così da non ostruire l'ipotetica pista d'atterraggio. Ma Lewis non si cacciò fuori da me, l'avevo dentro. Non l'avrei detto a nessuno.  

20 ANNI DOPO
Scrivo, scrivo, scrivo. Passo la giornata a scrivere. Scrivere, solo scrivere. A volte avverto quella grattata per la gola, altre credo sia scomparso... espulso una delle tante volte in cui sono andato in bagno? Non lo so, perchè a volte sento Lewis strusciarsi a me. E scrivo di donne e d' uomini, di morti e crimini, d' amori e passioni, di tormenti e rabbie... d'insetti! Vendo, vendo e quanto vendo! Che sia stato Lewis a donarmi l'Ispirazione? Non lo so, non lo so. Non so proprio, ma ho cominciato a scrivere poco dopo aver inghiottito quella Mosca. Non ho riferito a nessuno dell'incidente, come avevo promesso in quel giorno. Una Mosca per la gola non è affare da raccontare se si è dei gentiluomini! L'altro giorno con i colleghi di lavoro mi sono seduto per il pranzo, è partito un rumore dal mio addome. Non proprio uno "fzzzzz" come quello di vent'anni fa, non sono nemmeno certo fosse dall' addome. Avevo fame, avevo una mosca nello stomaco? Mi sono finto imbarazzato ma la verità del tavolo era una copertura. Sono invece piuttosto affascinato di fronte a ciò che accade al mio organismo. Oppure! Ieri sera mi sembrava di sentire qualcosa per la gola, non sono sicuro io, non sono sicuro ma avvertivo quel prurito! Sembrava come se volesse uscire... ma io mi sono rifiutato di pormi come quella sera: pancia in giù e bocca aperta. Al mare non faccio apnea con boccaglio, ho conosciuto ogni dettaglio delle funzioni respiratorie del naso con dei corsi online, così quando dormo ormai mi sono perfezionato... serro la bocca come la cerniera della giacca a vento di Reinhold Messner in un'escursione a 3000 metri d'altezza, non deve uscire voglio star certo! Ed ora che scrivo bene bene non mi deve scappare, la voglio tenere tutta per me quest' ispirazione divina d'insetto!  

INTERVALLO  
Papà papà! Ma che è, papà? Ma come è già finito?  
No, no è solo l'intervallo riprenderà tra poco. Ecco, ecco! Guarda su! È il regista-sceneggiatore!  
"Qualunque cosa un poeta scriva con entusiasmo ed ispirazione divina è bello."

Ieri, per un articolo da scrivere, tentavo di trovarmi qualche citazione incastonata tra i tasti del patrimonio digitale come frammenti di lapislazzuli preziosissimi. Cercavo frasi riguardo il tema dell'entusiasmo e la citazione riportata appena sopra in corsivo è del V secolo a.C., si attribuisce al filosofo greco Democrito, ha scaturito riflessioni di ambito differente. Voi che mi leggete... siete scrittori? Avete mai scritto qualcosa? Almeno questo presumo di sì. Nel testo sopra trovate i due personaggi: il Ragazzo e la Mosca. Ho visto il Ragazzo come sinonimo della creatività, dell'entusiasmo nello scrittore; ma questa è scarna, debole e ribelle. Non può sopravvivere allo stato brado, in un arco di tempo piuttosto ampio l'indice di sopravvivenza scenderebbe a zero! Lo scrittore oltre alle idee piu libere che possiede, che razzolano selvagge come zebre, gazzelle o antilopi, lo scrittore ha bisogno della sua Mosca. È necessaria l'Ispirazione che Democrito qualifica come "divina". Deve trovare un qualcosa di irrazionale che lo guidi da lume, un po' come la ragione era per Voltaire, deve trovare qualcosa che lo trascini e non lo molli più nell'interno, qualcosa che lo spinga fino a dove non immagina di poter giungere. Lì, solo lì, l'opera sarà bella. Ma è necessario amalgamare i due aspetti. Ma trattenere ciò che appartiene all'ambito del divino è sconsigliato. Vedrete voi stessi.  

FINE INTERVALLO
Che giornata... dura! Forse stavo per... vomitare. Avvertivo un gran fastidio al petto, chissà che avevo. Volevo che uscisse una farfalla nella stanza, di quelle viola. L' avrei proprio voluta, ma che non me la potevo permettere? Qualcuno venderà pure farfalle... ma dove? Erano le 23, con la luce accesa il tavolino faceva ombra sul pavimento, era piuttosto fioca l'atmosfera. Un po' come il quadro "I mangiatori di patate" di Van Gogh, però quel giallo limpido non lo vedevo da nessuna parte, piuttosto oltre al nero l'atmosfera si tingeva di blu. E l'ombra del tavolino, l'ombra dei mobili, delle sedie. Non avevo il coraggio di osservare la mia ombra. E se avessi avuto le ali? Me lo sentivo tutto in petto, stava salendo su forse? Che... male! Avrei preferito delle punture!  
Devi andare da un medico... ma se poi quello ti trova qualcosa di strano dentro? Che fai, mica lo ammazzi. Rilassati, troverai la soluzione, che morirai? Tu sei quello da milioni di copie, sei immortale, hai i fan. Non sei uno di quegli sfigati che abitano in periferia, con le mamme obese, le maglie casual da 15 euro e che hanno 80 contatti sulla rubrica del telefono, quelli che stanno bene a casa dei loro cugini a mangiare una pizzaccia bruciata ai bordi. Tutto quello che hai fatto te lo sei meritato tu! Ce l'hai sempre fatta da solo, non hai mai dovuto contare su nessuno. La tua mamma sei tu, il tuo papà sei tu. Ti sei fatto da solo in questa società dove regna il nepotismo ed i figli dei babbi. Tu hai sorpreso, l'hai rastrellati dalla piazza manco fossero foglie larghe sui marciapiedi, a novembre. Cacchio, fa male. E allora ti sei guadagnato anche questo male, è l'invidia della natura, del mondo? Di chi, di una Mosca schifosa? Non mi avrebbero eliminato mai, io scrivevo meglio degli altri, punto. Questo è il mio merito. Sono come Godzilla, quando mi alzo in piedi faccio ombra su tutto il panorama che ho intorno perchè sono grande, grandissimo, mastodontico. Sono ingombrante. Tutto ciò che è intorno a me è ombra e sta sotto. Mi sono stufato degli invidiosi. Se vuoi qualcosa prenditelo, se non ci riesci sei un fallito o incapace punto, non piagnucolare da me: "Eh ma aiutami che tu hai i soldi!" No, non ti aiuto, io li ho guadagnati. Te che stavi facendo? Lavoravi in un'officina senza conoscere i motori perchè era l'unico posto che ti era garantito, lavoravi con tuo zio? Non t'aiuto. No. Tanto lo faccio da anni. E sto meglio da solo a casa allora. Il problema è che la gente se vuole qualcosa chiede "me lo compri?", non ci pensa da sé ma vuole che gli sia regalato. Balordi idioti! Io ho sempre fatto da me, balordi!

Hfff hffff! Hffff hfff! Tossivo: no, no, no. Mi veniva da piangere. Stavo per vom... sì, finito. Ma i pizzichii continuavano nell'addome? Che avevo? Un male tremendo, forse avrei dovuto chiamare il dottore ormai. Avevo perso tutto? Io, avendo guardato in aria per tutto il tempo, avevo evitato di osservare ciò che avevo lasciato per terra, ora mi dovevo girare necessariamente. Avrei fatto ancora da me, ancora. Insomma, mi toccava pulire ciò che avevo lasciato per terra. Facevo del mio meglio per non guardare. Niente, lo vidi. Purtroppo lo vidi. Nel mezzo di ciò che avevo liberato, più alto di tutto: in piedi, avevo espulso dal mio corpo... un alveare... ma come? Chissà che avevo dentro di me! Un alveare scorreva vicino al cuore colmo d'anominazione di un gentiluomo, un alveare! Che male che male! E m'aveva lasciato qualcosa dentro.

La natura può scegliere di riprendersi ciò che è suo.

Damiano Fallerini