Nello scrivere questo pezzetto di storia mi trovo di fronte alla mia mia amata scrivania risalente ai tempi dell'adolescenza, qui sulle sponde del Lago Trasimeno, nella vecchia casa dei miei genitori, mi diletto a far roteare con le dita un piccolo mappamondo in plastica trovato come sorpresa all'interno di un uovo di Pasqua, ed ancora accostandolo e pressandolo contro le narici si avverte un vago, remoto ma permanente odore di cacao. 
Era quello l'uovo che tutti gli anni, un mio affezionato parente, lo zio Mario, un tipo alla Fantozzi perennemente con un basco blu sul capo, il passo incerto, la parlata balbettante, ancora scapolo alla non più verde età di cinquant'anni, soleva sempre regalarmi. Arrivava a casa nostra nel quartiere San Paolo a Roma cicalando ripetutamente con il clacson del suo Lambrettone prima serie, beige con due sellini separati e ruota di scorta posteriore sul portapacchi... una vera e propria chicca nella metà degli anni '50, io mi affacciavo dal balcone al suono inconfondibile di quel clacson, scendevo di corsa le scale e raggiungevo lo zio Mario nel cortile, lì fermo con la Lambretta  incavallettata lasciando il motore, dal classico inimitabile borbottio della marmitta al minimo dei giri, era con un caschetto di pelle in mano, pronto a porgermelo per indossarlo, si trattava di un vecchio modello stile Charles Lindbergh, il celebre aviatore pioniere con il suo Spirit of St. Louis, residuo dei suoi trascorsi in guerra al comando di un vecchio bimotore Savoia-Marchetti e salivo nel sellino posteriore dello scooter... e via a tutto gas verso l'Abbazia dei Frati Trappisti alle Tre Fontane, luogo famoso non solo per il culto ma anche per lo squisito cioccolato da loro prodotto all'interno delle mura del monastero. Mi faceva scegliere il mio uovo di Pasqua e, dopo averlo abbracciato ebbro di gioia, nella via del ritorno il vento si divertiva frusciando e sferzando le ali di carta colorata di quell'uovo... ed io toccavo allora il cielo con un dito... ed ora, al suo solo ricordo riesco a rivivere quelle pudiche, innocenti ma vibranti emozioni, come se fosse passata una sola settimana...quando in realtà è trascorso più di mezzo secolo! 
Zio Mario non c'è più, è scomparso dodici anni fa alla veneranda età di 93 anni, si era ammogliato 35 anni prima, lascerà due figli maschi...e, per me...questo piccolo mappamondo dal profumo di cioccolata dei Trappisti...quel piccolo oggetto, realizzato con le prime plastiche dell'epoca, è depositario di un modo che non c'è più.... sembra scomparso...come l' "Era dei dinosauri"...a beneficio di tante diavolerie tecnologiche che hanno tolto quel profumo di carta da zucchero dove il salumiere del mercato avvolgeva tre etti di marmellata Arlecchino con la quale mia madre amava, unitamente a della fresca ricotta di pecora fare colazione!....Colori...sensazioni...sapori...scomparsi, sepolti, vivi solo nelle memorie di quei pochi eletti che le abbiano ben alimentate, nel corso dei decenni, con sonore dosi di fosforo rinforzate dalla costante assunzione di integratori neuroprotettivi.... sarà questa l'unica, remota condizione atta a poter rivivere il  ricordo dell' "Era dei dinosauri"  l'era dell'antiplastica, l'era della spesa con le borse di vimini a dispetto dei  vari contenitori, derivati in proporzioni variabili dal petrolio, ed in ultimo pur sempre inquinanti ed inguardabili per il loro assurdo accumulo nei nostri mari essendo causa ed effetto primario della sempre più asfissiante obliterazione del nostro pianeta.
Cincischio con le dita nel far girare quel piccolo mappamondo...prima sorrido, inebriato dalla forza dei ricordi...poi mi accorgo, come in un latente stato del mio subconscio, di averlo bagnato... ma non è una goccia del caffè che sto gustando mentre scrivo...è una lacrima! Massimo sta... miseramente piangendo... ricordando l'uovo di zio Mario...e della sua Lambretta!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Zio Mario C. era il fratello della prima moglie di mio nonno Francesco, padre di Renato, il mio futuro papà. Il piccolo Renato, rimasto orfano della madre alla tenera età di soli cinque anni, aveva vissuto diversi anni della sua infanzia ed adolescenza nella città di Nizza dove Francesco, in qualità di edile, emigrò per costruire case, e convisse gran parte della sua vita assieme all'amorevole zio Mario. Rappresentò per Renato il sostituto naturale del padre, dato che quest'ultimo era spesso impegnato per lunghi mesi in cantieri operanti presso città lontane come Marsiglia ed Ajaccio. Il legame che s'instaurò tra zio e nipote fu sempre forte e saldo. Proseguirà perfino nei terribili anni della seconda guerra mondiale quando zio Mario ed il nipote Renato si ritrovarono a Varese, lo zio in qualità di Tenente dell'Aviazione mentre Renato si era appena arruolato come aviere scelto. Tutto il giorno erano impegnati nelle lavorazioni di aerei militari nelle Officine dell'AerMacchi e a sera dopo aver cenato in caserma, zio Mario con il mandolino, ed il mio futuro papà con la fisarmonica, se ne andavano in giro per i ristoranti del centro di Varese, dove tra i vari commensali quali camicie nere e graduati nazisti riuscivano, grazie al loro innato talento musicale a racimolare delle buone mance, il cui ricavato veniva spedito ogni fine mese ai familiari più bisognosi. 
Al termine della guerra, tramite una conoscenza di un graduato addetto alle comunicazioni, zio Mario riuscirà a presentare Renato ad un'agenzia di stampa estera della Capitale. Papà verrà assunto in qualità di telescriventista ed io dall'età di dodici anni fino praticamente al mio primo lavoro che si profilerà attorno ai miei vent'anni frequentai spesso e volentieri la Sala Redazione di quell'Agenzia di Stampa....ed ora a distanza di mezzo secolo sto ricordando le dritte carpite da Jean Paul, il mio redattore sportivo preferito, quando si raccomandava, semmai avessi voluto intraprendere l'attività del giornalismo, di imparare ad ascoltare e sapere sinteticamente fare il riassunto per iscritto di quanto udito....ehhh!!...Massimo... ".... Ricordati bene di non essere mai prolisso.... od insipido!" 
Anche Jean Paul, come zio Mario, non c'è più! Tutti e due, grandi uomini amavano il mondo, la vita, il prossimo!...tutti e due si recavano al lavoro in Lambretta!!
Al paese in Umbria conservo nel garage da più di 50 anni una Lambretta... simbolo di vita e gioia!!

Un abbraccio
Massimo 48