Qui nessuno lavora più, tutti fanno qualcosa di artistico (This must be the place – Paolo Sorrentino, 2013).

Sul concetto di arte l’umanità dibatte praticamente da quando essa è sorta e, come ogni aspetto che la caratterizza, ha da sempre alimentato dibattiti. Cosa è l’arte? Cosa rientra o meno nella categoria? Chi può definirsi un vero artista? Su alcuni punti vi è praticamente il consenso unanime: chi potrebbe non definire artista un pittore, uno scultore, un letterato? Attenzione, non tutti gli appartenenti alle suddette categorie possono fregiarsi del titolo, ma è indubbio che la pittura, la scultura o la letteratura si annoverino tra le attività dell’uomo che possono definirsi “arte”. Il concetto stesso ha subito nel corso del tempo notevoli mutamenti, portando ad un allargamento delle discipline che possono rientrare a far parte della galassia artistica: l’architettura, la musica, il cinema, la danza, il teatro, la fotografia e il disegno sono attività che, opportunamente praticate, possono far ergere colui che si esprime con uno di questi mezzi al rango di “artista”. Questo ventaglio si è talmente ampliato al punto che, a conti fatti, chiunque nel proprio percorso è potenzialmente definibile come artista, a volte discutibilmente (come suggerisce Paolo Sorrentino nella frase di apertura nel più bel film da lui realizzato e forse troppo poco noto rispetto agli altri suoi lavori). Questa “inflazione” porta, però, all’impoverimento della stessa categoria (è evidente): se la vendita diventa arte, se lo sport diventa arte, se persino saper utilizzare le tecnologie e il mondo delle interazioni e dei social network può far assurgere al livello massimo di artista, allora lo stesso titolo perde di valore. Una regola ineccepibile. Ma visto che siamo in ballo, mi voglio concentrare su questo piccolo microcosmo che è VXL, rappresentativo del più grande universo quale il blogging, e provare a rispondere all’ipotetica domanda: un blogger può essere considerato, anche solo lontanamente, un artista?

La risposta immediata, seguendo i canoni di cui sopra, è ovviamente negativa. Scrivere un articolo per una testata giornalistica o un blog, per quanto delizioso, non può rendere automaticamente l’ideatore un artista, poiché è la disciplina stessa a non rientrare nel novero delle arti. Ma se questa fosse, per qualsivoglia ragione, rientrante nel ristretto circolo? Pensiamoci un attimo: il cinema o la fotografia sono invenzioni relativamente recenti. Chi avrebbe mai potuto credere, nel momento del loro affaccio sul mondo, che un regista o un fotografo potessero essere considerabili come artisti? Chi avrebbe mai potuto pensare che un calciatore potesse suscitare emozioni al pari di un dipinto quando gli inglesi crearono questo sport nella seconda metà dell’Ottocento? E ancora, chi mai avrebbe immaginato che nell’era tecnologica qualcuno avrebbe potuto, con un semplice dispositivo, far riflettere, divertire, porre dei quesiti, aprire un dibattito e tanto altro ancora, semplicemente esprimendo il proprio pensiero? Chi avrebbe mai scommesso che dei musicisti non lirici avrebbero raccolto le masse e sarebbero stati accolti come novelli poeti? Effettivamente, se noi prendiamo a riferimento la nozione di arte largamente riconosciuta, ci accorgiamo che essa risulta aperta a diverse sfaccettature. Ma procediamo per gradi.

Definizione classica di arte: espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano.
Attenzione, perché questa frase potrebbe essere fuorviante. Evidente che non basti semplicemente esprimere quello che si ha dentro, altrimenti anche solo tifare la propria squadra del cuore diverrebbe arte. Per integrare la prima definizione di arte, dobbiamo aggiungere un ulteriore tassello: l’espressione creativa ed estetica deve avvenire sulla base di regole tecniche ed abilità (innate o acquisite), frutto di studio, applicazione ed esperienza. Ergo, non basta solo dare sfogo a quello che è il nostro sentire (altrimenti tutti i miliardi di esseri umani sulla Terra sarebbero artisti), ma è necessario che il “prodotto finale” dell’arte sia frutto di applicazione di alcune regole e che sia legata a delle specifiche predisposizioni indipendenti dalla nostra volontà. Chiaro poi che, una volta che si possiedono le competenze necessarie, allora si possono sovvertire i canoni stessi dell’arte, magari innovando e producendo ulteriori elementi che caratterizzano e portano un contributo senza precedenti nella storia della disciplina. Ma adesso sto divagando…

Torniamo a VXL, prendendo come riferimento due blogger che stimo e caratterizzati da due stili contrapposti: Calatino e Giovanni Terenziani. Leggere i racconti del primo permette un’immersione in una dimensione estranea, in un mondo che riesci a percepire anche solo leggendo quelle righe sul letto, in metro o financo sulla spiaggia; il secondo è invece eccezionale dal punto di vista tecnico, preciso e con una linea ben identificabile. Già facendo questo distinguo, ci potremmo accorgere di una cosa: se dovessimo fare un sondaggio e gli utenti di VXL fossero chiamati a votare chi tra i due si avvicina di più al concetto di artista, credo che in molti penderebbero per il mio amico Calatino. Perché? Perché le sue storie hanno un taglio che si prestano ad essere contemplate come prodotto artistico, al contrario di Terenziani, che a parte qualche virata, si concentra sugli aspetti più strettamente connessi al “core business” della piattaforma. Vi è però un tratto che accomuna i due e che spiega quanto Terenziani possa essere tranquillamente accostato a Calatino sotto il profilo “artistico”: la professionalità, intesa come capacità di svolgere con efficienza e competenza un compito. Ed è proprio questa la parola chiave: la professionalità è arte o sono due mondi completamente distinti? Per come la vedo io (e non solo, naturalmente), sono concetti sovrapponibili. Non esiste un’artista che non sia anche un professionista, mentre è possibilissimo il contrario. Sostanzialmente, Calatino e Giovanni Terenziani, con i loro metri differenti, possiedono delle qualità che consentono loro di fornire spunti di riflessione o semplice intrattenimento utilizzando le loro capacità letterarie. Nel caso del nerazzurro, poi, si unisce anche la qualità della composizione delle copertine, altro elemento comune, ad esempio, ad AngelRedBlack. E ancora, Massimo48 piuttosto che Qwerty: chi li legge comprenderà cosa voglio dire. Tagli opposti, ma produzione di emozioni tutte d’un fiato. Ovviamente ne ho citato solamente qualcuno, posto che chiunque di noi potrebbe avere preferenze diverse, ma non soffermiamoci sui nomi poiché resta ancora il nodo cruciale della questione: il blogger può essere artista? Prima di dare la risposta definitiva, devo aprire un’altra parentesi: gli influencer.

Gli influencer, termine ormai arcinoto e che non richiede spiegazioni, è in realtà una parola molto fraintesa. Il termine fa riferimento alla capacità di influenzare il comportamento di utenti o consumatori utilizzando le proprie parole, le immagini o qualsiasi altro mezzo che permetta di veicolare un messaggio o di pubblicizzare un bene/servizio. Bene, ma volete sapere chi è il più grande influencer del pianeta? Cristiano Ronaldo. Il lusitano ha un seguito che è imparagonabile rispetto a qualsiasi altra personalità al mondo. E nessuno può catalogarlo nella lista degli influencer per come si intende nel gergo. Insomma, sfatiamo un mito: un influencer può essere un’artista, ma essa è una condizione preliminare e non conseguente. Mi spiego meglio: Ronaldo è un atleta e, seguendo le moderne concezioni, potrebbe essere considerato un artista grazie al suo talento, alla pubblicità e via discorrendo; appurato ciò, e solamente in una fase successiva, è anche un influencer. Stessa cosa potrebbe valere per gli scrittori, per i musicisti e le diverse categorie artistiche. Per essere considerati influencer e artisti, bisogna possedere dei requisiti professionali (e torniamo al punto di prima) riconoscibili, che precedono la possibilità di influenzare le masse. Discorso che non può valere, di contro, per chi aspira a divenire influencer come se esso fosse il punto di arrivo: si potrà anche avere fama, denaro e tutti i benefici connessi, ma non si sarà mai artisti. Inutile girarci intorno. E questo si lega molto ad alcuni parametri quali visualizzazioni, commenti e via discorrendo: sono commercialmente fondamentali, ma artisticamente nulli. Quanti blogger, anche nella nostra community, scrivono di notizie di mercato galattiche o forniscono dei contributi che possono attrarre i numeri, ma che non lasciano nulla? Allora, ecco un’altra chiave di lettura: lasciare il segno. La nostra community di certo non ha i numeri per poter considerare alcuno di noi “influencer”, ma nel nostro piccolo si possono riscontrare profili che vanno in alcune direzioni piuttosto che in altre. E a mio avviso, chi vuole produrre qualcosa tendenzialmente di artistico deve puntare a lasciare il segno secondo i suoi standard e tutti i numeri del mondo non potranno mai servire a niente per arrivare a questo scopo. Altrimenti, Pinsoglio varrebbe più di Handanovic se guardassimo al palmares, per utilizzare una metafora calcistica.

Sì, ma dopo l’ennesima divagazione, un blogger che cosa è? Per come la vedo io, allo stato attuale, se dovessi fornire un appellativo, definirei noi tutti partecipanti alla community (o in generale chiunque “scriva” sui social network od online) come “creatori di contenuti”, evitando di scomodare il termine “artista”, per il quale ritengo che l’utilizzo debba essere centellinato. Cosa significa questo? Che quello che facciamo non è artistico? No, alcuni prodotti potrebbero benissimo essere considerati come pezzi artistici, ma nella quasi totalità dei casi possiamo parlare di creazioni. E questo è fuori discussione: il solo fatto di mettersi al pc e di tirare fuori quanto abbiamo dentro utilizzando un determinato linguaggio ed un determinato stile ci colloca nella “classe creativa”, in coloro che producono qualcosa di originale proveniente da uno sforzo intellettuale. E sia ben chiaro, non è roba da poco: riuscire a ritagliarsi uno spazio su una piattaforma tra le più performanti sul web deve riempirci di orgoglio.

Ed in fondo, parafrasando De Gregori: «Non è mica da questi particolari che si giudica un blogger. Un blogger lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia».

 

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