Solo pochi giorni fa ho potuto apprezzare in occasione del tg delle 20, un bellissimo brano di Sting che accompagnava in sottofondo un triste servizio sui profughi e sulle conseguenti vittime della guerra in Ucraina, di questi terribili giorni: “Russians”.
E’ uno dei brani più politici, forse anche il meno decantato, ma accompagnato comunque da un grandissimo successo, scritto e interpretato dall’ex leader dei Police, nel suo album del 1985 “The Dreams of the Blue Turtle”, e che nessuno oggi si sarebbe mai potuto immaginare di sentire nuovamente riecheggiare a quasi quarant’anni di distanza dal suo ingresso nel mondo della musica.
Un brano triste, dal significato molto forte e con parole crude, che pesano come degli enormi macigni sullo stomaco, in cui lo stesso artista britannico, pur non schierandosi apertamente, denunciava i gravi fatti messi in atto durante la lunga e logorante guerra fredda, rivolgendo in particolare la sua attenzione alle due principali antagoniste di quel conflitto, ovvero il governo Russo e quello degli Stati Uniti d’America.

Sting ha scritto questo brano quando oramai la guerra stava volgendo al termine con l’intento di lanciare un messaggio di pace affinché i leader delle due superpotenze pensassero non solo al futuro del mondo, ma soprattutto anche alla preziosa vita dei “loro figli”, per scongiurare così l’inizio di un ipotetico conflitto nucleare. Un brano che lo stesso artista ha riproposto poche volte nell’arco della sua splendida carriera da solista poiché, con immenso suo stupore, come dichiarato in questi giorni, mai si sarebbe potuto aspettare che proprio oggi, Russians, sarebbe tornato così incredibilmente d’attualità per lanciare, nuovamente, il suo grido di pace soprattutto a sostegno di tutte quelle persone innocenti che stanno lottando, giorno dopo giorno, per sopravvivere, tra la vita e la morte, dopo aver perso tutto e soprattutto senza più un posto, chiamato casa, in cui poter ritornare, ecco le sue parole:
Ho cantato solo raramente questa canzone nei molti anni trascorsi da quando è stata scritta, perché non avrei mai pensato che sarebbe stata di nuovo rilevante. Ma, alla luce della sanguinosa e tristemente sbagliata decisione di un uomo di invadere un vicino pacifico e non minaccioso, la canzone è, ancora una volta, un appello alla nostra comune umanità. È per i coraggiosi ucraini che combattono contro questa brutale tirannia e anche per i molti russi che protestano contro questo oltraggio, nonostante la minaccia di arresto e imprigionamento Noi, tutti noi, amiamo i nostri figli. Fermate la guerra»

Un appello ispirato e accorato quello di Sting che attraverso una canzone molto simbolica cerca di mettere a nudo la realtà dei fatti anche se oggi viviamo in un’epoca diversa rispetto al periodo descritto nel testo della sua canzone.
Un brano che mi ha colpito molto nelle sue parole come se il tempo si fosse fermato a quegli anni difficili senza essere andato mai avanti
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Una “coincidenza” che evidenzia come a quasi quarant’anni da quel triste epilogo, nulla di fatto sia ancora cambiato nel mondo, visto il notevole peso specifico delle conseguenze e il grande prezzo che tale conflitto ci sta costringendo a pagare tutti anche se non può essere neanche lontanamente paragonabile a quello che stanno vivendo i cittadini ucraini in queste ultime settimane.
Ancora una volta, come nell’articolo precedente a questo, non riesco a scrivere di calcio momentaneamente, ritengo che il modo migliore per comunicare dei messaggi di pace sia sempre attraverso la musica e, secondo il mio punto di vista, è necessario, se non ne siete già a conoscenza, che sia davvero molto importante leggere, con attenzione, le parole tradotte del testo di Sting; perché oltre a lasciare davvero senza fiato per la bellezza del pezzo e soprattutto per l’incredibile coincidenza con gli eventi attuali, ci lascia una verità di fondo, nei confronti dell’uomo, molto cruda e reale.
Mi viene infatti da pensare, scorrendo il brano, come di fatto la storia oggi non ci abbia insegnato davvero nulla, se in tutto questo tempo non “siamo” ancora riusciti a capire che finché la “nostra” avidità e “bramosia” di potere continueranno a prevalere sempre sul buonsenso e sul principio con la quale la nostra vita è stata concepita, mai ci potrà essere la pace e soprattutto la fine delle guerre nel mondo.

In Europa e in America, c'è un crescente senso di isteria collettiva che ci condiziona a rispondere alle minacce con altre minacce. Nei discorsi retorici dei sovietici il Signor Krusciov ha detto: "Vi seppelliremo".
Io non condivido questo punto di vista. Sarebbe una cosa così ignorante da fare se anche i russi amano i loro figli, come posso salvare il mio bambino dal mortale giocattolo di Oppenheimer? (scienziato americano considerato come il padre della bomba atomica...).
Nessuno ha il monopolio della ragione, da entrambi i lati della cortina di ferro condividiamo la stessa biologia, a prescindere dall'ideologia, credetemi quando vi dico: spero che anche i russi amino i loro figli. 
Non vi è alcun precedente storico che confermi le promesse pronunciate dal presidente? Non esisterà  un vincitore nel caso di un'ipotetica guerra. E 'una bugia rassicurante alla quale non crediamo più. Il Signor Reagan dice: "vi proteggeremo noi".
Io non condivido questo punto di vista. Credetemi quando vi dico: Spero che anche i russi amino i loro figli. Condividiamo la stessa biologia, a prescindere dall'ideologia, l'unica cosa potrebbe salvarci, io e te, è se la speranza che anche i russi amino i loro figli.

Quando leggo questo testo mi viene semplicemente da recitare la regola matematica per eccellenza: “se cambiamo l’ordine dei fattori il risultato non cambia”, poiché il brano rispecchia perfettamente ciò che sta accadendo oggi in Ucraina e soprattutto lo stato politico delle cose, se per puro caso non ve ne foste ancora accorti.
Sting “rimproverava” e invitava i “potenti” a smettere di raccontare menzogne al mondo, perché continuando a ragionare con il forte senso di avidità che li pervade senza utilizzare il buonsenso della ragione non ci sarebbe nessuna speranza di vita, nemmeno per i loro figli.
Un vero e proprio messaggio di speranza del cantautore britannico affinché la guerra non sia più il mezzo predominante per risolvere le questioni politiche ed economiche, ma soltanto una brutta pagina ingiallita di un vecchio libro di storia a cui potersi “ispirare” per dire basta alla violenza e dal quale poter imparare a non commettere più gli stessi errori.

Per questo ho scelto questo brano, per unirmi al suo inno di pace e poter dire, ancora una volta, che oggi non possiamo assolutamente permetterci un conflitto mondiale, perché rappresenterebbe la distruzione del nostro pianeta, ma soprattutto la fine della nostra esistenza.
Se non riuscite proprio a farlo, cari “potenti”, allora pensate sempre alla vita e al futuro dei vostri e dei nostri figli, perché in fondo l’unica speranza per poterci salvare tutti, come cantava Sting, è che anche “loro”, proprio come noi, amino i propri figli.