"È vero, credetemi è accaduto, di notte su di un ponte, guardando l'acqua scura, con la dannata voglia di fare un tuffo giù. D'un tratto qualcuno alle mie spalle, forse un angelo vestito da passante..."

(Domenico Modugno, "Meraviglioso")

Pioveva a dirotto, era buio parecchio ma non definirei nero, piuttosto un grigio intossicato dalla nebbia e trafitto dalla puzza della gente, quella che lavava le camicie dopo averle indossate il giovedì sera. Bigotti ed ipocriti, dicono di disgustare lo sporco, che falsi! Io mi vesto sempre con gli stessi nonostante che ne ho altri, non li pulisco mica i vestiti così capiranno che un uomo onesto dai principi attivi esiste ancora nel XX secolo. La gente fuma, fuma, fuma: tabacco e sigari, ecco a che pensa, certo non all'integrità dell'animo, che farisei!

La lucidità apparteneva alle scarpe dei bianchi americani nel Connecticut dei decenni prima, quelle carogne si facevano lustrare i piedi dai loro servetti di colore, infami che erano, ed invece io passo dopo passo vedo tutti i vecchiacci che vogliono ancora tanta attenzione, ma dico io levatevi; questa strada è zuppa d'acqua tra le mattonelle, l'avevo perduta la lucidità forse... ma stavo benissimo con la mia birra impugnata nel palmo destro. Non sarei proprio voluto tornare a casa, ebbene la pioggia era sciagurata e violenta ma che me ne poteva fregare il 7 giugno? Sto bene sto bene, bagnato come un tonno ma stavo bene. Finalmente stavo bene dopo tutti quei mesi, diamine. Mi sentivo come se tutto avesse un senso. La mia vita, le mie conoscenze, il lavoro. Era stato tutto tramato, una vita intera strutturata per giungere ai cinquanta così, fuori di testa mi c'avevano portato, ma so io chi era stato? Non quei falsi senza stomaco che mi vedevano tutti i giorni, gli stramaledetti politici avevano messo in piedi un teatrino penoso che andava trascinandosi da quando mi ricordo d'essere venuto al mondo. Dai castighi degli insegnanti che sempre m'hanno odiato, alle male parole dei miei genitori che mi definivano una nullità dopo che io l'avevo tanto delusi a loro dire, e per qualche milione di euro speso ma loro ne avevano, tanti tanti. Non ne volevano per me. Fammi bere... diamine dov'era la birra? Ma che... quanto mi pizzicano le dita, quasi non sento più nulla. Ma che l'ho lasciate indietro? Fammi girare. Ahio! "Stia attento quando cammina che di fronte ha un gentiluomo... bagnato come se si fossero inzuppate le osse e la loro parte più interna..." Eccolo, era uno di quei viziati, mi viene a sbattere addosso ma dico io guarda dove metti i piedi quando cammini, cretino! Almeno mi risparmiavo il sermone, era un ragazzino in compagnia di un altro paio, tra i venti ed i trenta... ma quello aveva della birra, ma me l'aveva rubata lui! Ma sicuramente m'aveva visto prima per prendermela Faccio per girarmi e lui volta anche le spalle. Siamo pari, ma io ho le idee schiarite, gli metto la mano sotto il braccio e tiro fino a cavare quella bottiglia dalla sua presa debole di mascarpone, subito comincio a correre. I bambini, i bambini per la strada! Non dare il cattivo esempio. Quei tre mi inseguono ora, ma è pazzesco... per una birra la gente sarebbe disposta ad ammazzare, ma a voi sembra normale? Ma questi sono matti, ma matti proprio dico, glielo dico strillando: "Voi... voi siete matti! Io sono un gentiluomo bagnato, ho a cuore l'argomento razziale io, ho solo sete. Perchè volete birra che sotto la pioggia sa di cartone? Questa me l'hai pur..." No, non era la mia, io prendo solo quelle da 0,75 litri. "Va bene, va bene venite qua vi restituisco tutto. Venite..." Quelli s'avvicinano ed il mio "amico" tende una mano, ricco e viziato sì, che capisce? Gli tiro la bottiglia sulla mano e quanto sangue che aveva. Eh, mi dovevate vedere come mi son difeso contro quei tre timidoni, facevano versi e non dicevano niente, se ne sono andati a malapena sulle loro gambe. L'ho distrutti. A me qualcosa pizzicava ma niente di che eh! Avevo solo qualche problema a rialzarmi con quel ginocchio che faceva le bizze ma che sarà mai. M'ero fermato sul Ponte del Fistolo per riprendere un po' di fiato allora. L'acqua sporca e lurida sembrava quella di Amburgo che narrò Sepúlveda in "Storia di un gatto e della gabbianella che gli insegnò a volare".  

E perché non buttarmi giù? Saranno stati una decina di kilometri... cioè metri, ma come ragioni. Mica kilometri, è un ponte. Sì, ma saranno venti metri, e comunque me ne infischio? Che m lascio alle spalle? Mi lascio alle spalle il sorriso di quella vecchia nonna acida, degli amici indifferenti, di quelli che non si schierano per poi finire a parlare di sè e di quanto loro sono grandi, degli anziani che spiegano quanto abbiano fatto per gli altri, di chi non sa ascoltare, di coloro che fanno finta di non aver sentito le risposte, di quelli che fanno finta di aver rivolto domande ed interessi, di chi rimprovera il vero perchè vuole insistere con le ipocrisie, dei falsi ottimisti bugiardi che tentano di convincere chi hanno intorno, della destra e della sinistra politica nonché del centro, di chi sostiene che il cielo è giallo e vuole convincere gli altri che lo sia, ma soprattutto di chi non ride mai. I sorrisi di chi si sforza di non rivolgere mai un sorriso, mai. Nemmeno per il piacere dell'altro. Forse mi sarebbe piaciuto essere un comico, essere apprezzato. Quelli che non ridono mai li ucciderei. Proprio li ucciderei. Anche fingere un sorriso può far piacere ad altri, lo sapete? Maledetti miserabili.

Ad alta voce "Sì, mi butto. Devo trovare il modo però. Magari ci faranno caso tra qualche giorno, società di furetti e faine! Come... come?" Salto, prima voglio fare un qualcosa che ho sempre sognato però. Mi stringo ad un lampione ed intorno "Singing in the rain." Avevo sempre avuto timidezza di farlo, ora sì che l'ho fatto. Ok, ora salto... salto. Salto. mentre sono in volo lo sento alle spalle: "Ma non te lo chiedere, buttati e basta." E quel volo sembrò durare più della mia vita intera.
"Lo sai come si chiama il Male sulla Terra?"
Lo sentivo nelle orecchie, mi stava parlando un demone forse un diavolo, ne ero sicuro. O forse un angelo?
"Come? Come?"
Rimasi sospeso per ore forse. Avete mai sentito la voce di un diavolo all'orecchio? Io l'ho sentita. Raccapricciante. Ti tiene bloccato come una palla di vetro tra le mani, non gli scappi mai.
"Sali su che ne parliamo se vuoi?"
"Ci sono."
"Il Male ha un nome, puramente soggettivo. Chiamalo come il tuo peggior nemico."
"La Mano. Lo strumento con cui l'uomo compie tutto ciò che è male."
Ed i due camminarono ancora, ridendo come buoni amici. In fondo al fiume.  

 

Damiano Fallerini

"Il segno distintivo dell'uomo è la mano, lo strumento col quale fa tutto ciò che è male." (George Orwell)