Volevi solo soldi, soldi cantava Mahmood con la sua nota canzone a Sanremo. Il dio danaro rende tutti felici o infelici, può farti vivere le pene dei gironi infernali danteschi o assaporare la gloria sull’Olimpo, e soprattutto rendere l’impossibile, possibile. Saltano principi, valori, divisioni. Fame di danaro. Lo stiamo vedendo con il governo della Nazione, del Presidente, o tecno politico, come se si stesse parlando di una nuova moda musicale. Vedremo quanto gli italiani saranno felici di ballare quando arriverà dopo la classica carota, il bastone dell’austerità, dei tagli, del rigore. Perché il sistema funziona sempre nello stesso modo, non cambierà mai. Questo è il capitalismo che ora sa essere aspro, ora dolce, ora tirannico ora democratico ma imperniato sulle diseguaglianze sociali, perché senza queste non sarebbe più capitalismo. In Italia nasce il governo del capitalismo con l’ondata dei soldi europei. Tanti, un botto. Tutti son saliti sul carro e ci salirà a modo suo anche chi farà finta di fare opposizione. Saranno pochi quelli che si opporranno realmente. Uno, nessuno, cento mila, tutti uguali alla fine. In questo momento si recita il gran teatro, sedete signori, lo spettacolo sta per iniziare e non è uno scherzo, nonostante comici e chi ha trasformato la politica in comicità stiano trattando per il governo, e anche se questo è il governo che nasce nel periodo di carnevale.
Ma qui nessuno ha più voglia di ridere. Si tira avanti come si può. C’è bisogno di lavoro, di soldi, per vivere. Così è. E con i soldi dell’Europa fascisti, antifascisti, o pseudo tali, leghisti e centralisti, destri, sinistri e centristi, buonisti e cattivisti, tutti insieme dentro una pentola esplosiva. C’è chi richiama i tempi della prima costituente. Chi parla di responsabilità facendo leva all’Italia unita dopo la caduta del fascismo. Ma quelli erano altri tempi, lì c’era realmente un Paese da ricostruire e fascisti e comunisti non camminarono mai insieme, si opposero, paragoni politicamente ai limiti dell’oscenità e della banalità. Segnali di come l’impossibile diventa possibile con i soldi europei li abbiamo avuti nel profondo confine orientale. Nova Gorica diventa capitale europea della cultura collaborando con Gorizia. Anche se nelle prime battute Gorizia venne bacchettata perchè stava facendo poco in tal senso. Due città divise , in due stati e nazioni diverse, che non riescono neanche a condividere lo stesso nome della piazza simbolica della loro divisione od unione, piazza della Transalpina sul fronte italiano, piazza Europa su quello sloveno. A Nova Gorica l’italiano si parla eccome, a Gorizia lo sloveno lo si sente sottovoce. Gorizia città che ha visto essere spogliata dalla sua storia di fedeltà all’Impero Austroungarico, appiattarsi sul nazionalismo italiano, Nova Gorica diventata la città simbolo del riscatto della Jugoslavia e dei partigiani che sconfissero il fascismo e che liberarono Gorizia dall’occupante nazifascista. Oggi è l'Eldorado del capitalismo dell'Est con i suoi Casinò. Poi ci fu la coda tremenda della guerra strumentalizzata fino all’inverosimile, con drammi famigliari importanti, vittime di una guerra scatenata dal fascismo.
Ebbene, due mondi paralleli, quasi invisibili l’uno agli occhi dell’altro, seppur confinanti, grazie ai soldi dell’Europa cammineranno insieme nel progetto capitale europea della cultura 2025. Solo una questione economica? Di soldi? Ad oggi questo è il pensiero prevalente. Insomma da Nova Gorica e Gorizia capitale europea della cultura, al governo della Nazione tecno politico del volemose bene sotto il segno dei soldi europei. Come se Inter e Juventus si gemellassero perché l’Europa promette soldi.
Siam certi che questo modo di fare sia effettivamente un bene? Di essere uniti solo dai soldi? Perché il tempo dei conti arriverà.