Venite pure avanti voi con il naso corto. Signori imbellettati, io più non vi sopporto. Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio” Così canta Guccini nel suo Cirano, pezzo di un valore artistico e di una forza realmente spropositati. E’ chiaro che mai oserei paragonarmi a un grande come il bolognese. Ci mancherebbe. Ma devo ammettere che sono stanco. Sono molto provato dalla cecità e dalla banalità di alcune visioni unilaterali dell’esistenza. Per carità, non vorrei zittire nessuno. Sono sempre favorevole al dialogo aperto e sincero. Meglio un’arrabbiatura e una sana “litigata” che una verità nascosta, un rancore nell’animo, un sorriso falso o di compiacimento. E allora apro il libro ben felice se qualcuno la pensa diversamente e lieto di venire a conoscenza della sua idea.

Fedez ha scoperchiato un vaso di pandora. Sono convinto sia così. Al concertone del primo maggio, l’artista ha palesato un sentimento popolare che si nasconde nell’animo della gente come un bambino sotto il letto quando i genitori sono arrabbiati. Meglio stare alla larga. E’ consigliabile non farsi vedere. Non mi riferisco ai contenuti e non ho nemmeno intenzione di trattare del ddl Zan. Preferirei concentrarmi sul discorso legato alla censura e pure qui non entrerò nel caso di specie. Non parlerò di Rai, o di politica. L’idea è altra. L’obiettivo è diverso. Federico Lucia ha avuto il merito di portare in auge un argomento incredibilmente importante. Non so se lo abbia fatto di proposito, ma almeno è arrivato il terremoto. Sono contento che questa scossa abbia avuto una magnitudo enorme perché non esiste alcun tipo di diritto civile senza libertà di pensiero. E’ impossibile. Se mi si vieta di avere una coscienza diversa da quella di Tizio, Caio o Sempronio è finita. E’ inutile attivare qualsiasi altra discussione su ogni livello. All is dead. E’ successo? No! Per carità. Non siamo una dittatura, ma certo alcuni crismi penso siano modificabili o rivedibili.

In difesa del nazionalpopolare

Non vorrei apparire come lo spocchioso di turno che cozza con l’italiano medio e attacca la cultura nazionalpopolare. Se pensate questo del sottoscritto, credo siate in grave errore. Non amo le élite chiuse che considerano il resto come inferiore. Non partecipo ai salotti di alto rango dove chi spreca il weekend tra lo shopping e il pallone è considerato un plebeo. Tutto il contrario. Credo fortemente nelle tradizioni. Le stimo non in quanto tali, perché sovente potrebbero pure apparire inutili, ma adoro il significato profondo che nascondono. A cosa serve la partita a carte con gli amici il sabato sera davanti, senza eccessi, a un buon bicchiere di vino? A nulla, ma è parte della nostra cultura come assistere alla Traviata, fare un aperitivo, una serata al pub, in discoteca o una visita alla Cappella Sistina. Credo che si debba smettere di categorizzare gli eventi. Ognuno ha il sacrosanto diritto di trascorrere il proprio tempo libero come meglio crede senza essere considerato per questo intellettualmente inferiore. Molto spesso non ci rendiamo conto che, in realtà, non è così. Riprendo l’esempio del calcio. Durante questa pandemia abbiamo scoperto che tante persone hanno trattato tale sport come la ghianda da concedere al popolino per allietare la sua inutile domenica. Non è accettabile. Il football è un elemento culturale che hanno importato i nostri nonni, trasmesso ai genitori ed è giunto sino a noi. E’ come se vi fosse un odio viscerale per il mondo del pallone che esplode con reazioni e polemiche spropositate. Forse ciò è dovuto all’invidia per la bella vita di chi ne è componente che molto diversa non è, per dire, da quella di altre categorie? Può essere che le ragioni siano da ricercare nel “trattamento di riguardo” che ogni tanto le Istituzioni riservano a quel mondo? Siete arrabbiati perché schifati dal giro di affari? Vorrei comunicarvi che ogni settore ha le sue magagne. Per specificare meglio il valore del pallone nella nostra società, basti osservare quanto accaduto dopo lo Scudetto vinto dall’Inter. Notate l’amore e la passione mossa dal sistema? Volete distruggere la gioia di tutte queste persone? Con che coraggio? Non sto giustificando gli assembramenti visti domenica. Il riferimento non è al macroscopico errore di chi li ha provocati. Sto soltanto sostenendo che difendere alcuni mondi, ormai, è diventato molto difficile perché si ricevono gli strali offensivi dei tanti. Questa è libertà di pensiero?

Bugo, Morgan e Alberto Angela

Vorrei andare per gradi. Tutto parte poco più di un anno fa con Bugo e Morgan al Festival di Sanremo. Immagino che in molti ricorderanno la vicenda. La riporto velocemente. Alla kermesse, i due presentavano insieme un pezzo. Pare ebbero una discussione e il secondo modificò il testo della canzone direttamente sul palco provocando la rabbia del primo che decise di abbandonare l’esibizione. “Dov’è Bugo?” si chiese l’artista rimasto con aria molto stupita. Meme su meme. Video su video. Per mesi l’Italia intera è stata “lobotomizzata” dalla vicenda. Neanche il covid, con il lockdown, ha fermato lo sciame mediatico provocato dal fatto. Non sono un complottista. Non è nel mio animo ma, pur credendo alla buonafede di chiunque, ogni tanto mi pongo qualche quesito. Vi siete mai chiesti se stavate ridendo su un copione? In quel caso, è chiaro che, pensando di ridire su altri, vi steste facendo prendere in giro. Capite il senso? Voglio affermare, però, che fosse assolutamente tutto realistico. Vi sembra normale che in un Paese si passi dall’esaltazione di Alberto Angela e della sua conoscenza sopraffina, alla costanza distruttiva e nauseante con cui i social hanno propinato Bugo e Morgan in tutte le salse? A mio modo di vedere, manca un equilibrio. Questa è libertà di pensiero? Sì, ma solo perché mi impongo di credere che gli individui si rendessero pienamente conto di cosa scatenasse il loro grande entusiasmo e non fossero completamente rincitrulliti dalla ripetitività ossessiva dei fatti.

Il primo lockdown: canta che ti passa!

Come detto giunse il coronavirus con il rigido confinamento di marzo e aprile 2020. Oggi si può osare chiedersi se sia stata una scelta proporzionata o troppo lesiva per la salute psicologica ed economica della gente. Solo ora si può ardire di proporre discussioni relative alle conseguenze sociali provocate da certe rigide misure. Questa è libertà di pensiero? Sinceramente non ho mai creduto che il lockdown fosse la panacea dei mali. Non sono uno scienziato, ma comprendo che, per cancellare definitivamente un virus soltanto stando fermi e segregati in casa, servirebbe una quantità di tempo assolutamente troppo importante rispetto alle altre necessità. Infatti, ha funzionato? No! O meglio, sì, ma nel breve periodo. Ha limitato i danni. La gente, invece, cantava e ballava sui balconi convinta che uno o due mesi di “domiciliari” avrebbero risolto il problema. Suona le pentole per esorcizzare, appendi la bandiera italiana e scrivi “andrà tutto bene” su un cartello. Ma veramente ci avevamo creduto? Questa è libertà di pensiero? Qualcuno provava ad accennare che avrebbe voluto cercare il modo di ripartire, nella fattispecie la serie A di calcio, e si trovava di fronte ai toni austeri di un Ministro. Sui social, Spadafaora recuperava il facile compiacimento sostenendo che fosse inimmaginabile far ripartire lo sport durante un periodo così difficile. La realtà lo ha palesemente smentito. Sarebbe stato sufficiente che, con maggiore pacatezza, avesse affermato la necessità di realizzare un protocollo in grado di consentire un ritorno sui campi e che questo fosse in elaborazione, ma forse non era una strada all’epoca sufficientemente accettata dalla gente? Questa è libertà di pensiero? Per non riferirsi al singolo settore … se qualche auto circolava per strada era considerata criminale senza nemmeno chiedersi i motivi di quegli spostamenti. E’ libertà d’opinione o massificazione procurata anche da un’immane campagna di molti media?

Il mare, Briatore e la prostatite

Poi arrivò l’estate. Tutti al mare. “Evviva! Qualche luminare ha detto che il covid sta scomparendo. Abbiamo vinto! Andiamo!” Ma non ci si è mai posti un quesito? Le frasi degli scienziati che sostenevano tali tesi non erano un “liberi tutti”. Davvero crediamo che le Autorità debbano trattare il popolo come una massa di infanti senza alcuna capacità di discernimento per cui se un esperto, Zangrillo, afferma che il coronavirus è “clinicamente morto”, la gente lo legga come un lascia passare per fare qualsiasi comodo? Non voglio e non posso pensare che sia così. Non è un insieme di bambini. Sono persone adulte e mature con una loro capacità intellettiva importante. Se chi vuole manifestare certe tesi non deve farlo perché l’interlocutore potrebbe interpretarle non correttamente, dove è la libertà di pensiero? Non si può chiedere a nessuno di fingere agli altri e pure a se stesso. Siamo al punto delle bugie bianche? Mi auguro proprio di no! Arriva agosto e nascono i problemi relativi alle discoteche e alla Sardegna. “Briatore pensa solo ai soldi e al Billionaire! Non ha a cuore la salute delle persone!”. Chi non attacca l’imprenditore è come Lui. Questo era l’ideale massificato. Non ci si poneva il problema per cui il CTS, forse sbagliando, aveva concesso la possibilità di aprire certe attività a un Governo che, in quel periodo, non si scostava di una virgola dai pareri degli scienziati? No, la colpa era soltanto dei cittadini irrispettosi delle norme. Ma soprattutto di Flavio, umiliato per la sua prostatite. Penso che l’inciviltà di alcuni irriguardosi sia stata enorme, ma il piemontese non può essere il capro espiatorio. Non ci si attentava a scrivere una sua difesa social altrimenti si veniva tacciati di negazionismo. E’ libertà di pensiero?

La cultura prima di tutto!

Giunse l’autunno e si riaprirono le scuole. La curva salì, ma guai a pensare che gran parte della colpa fosse di tale elemento. L’istruzione è troppo importante! E’ il fondamento su cui si basa la società. Verissimo. Ma il problema è soprattutto legato all’impossibilità di operare in DAD perché tante persone non hanno gli strumenti necessari in quanto non se li possono permettere. Se non ci sono gli insegnanti a fare da babysitter, inoltre, molte famiglie non sanno a chi lasciare i bambini. Questi sono i reali dilemmi che in pochi rimarcano preferendo trattare solo ed esclusivamente dell’importanza della aggregazione scolastica. Sì, è fondamentale come palestra di vita, ma parlatemi del bullismo e di ciò che lascia nelle sue vittime... Detto ciò, pare che in quel momento la presenza in certi edifici cozzasse troppo con la realtà della situazione epidemica. Non ci si nasconda: mancano le strutture. Le classi sono piccole e stracolme di persone. Tra alunni e insegnanti si può giungere persino a più di 30 corpi respiranti in uno stesso luogo. Per raggiungerlo occorre utilizzare i mezzi pubblici perché molti dei loro fruitori non sono automuniti. Il contagio galoppava. Ma è impossibile immaginare di chiudere le scuole e avere altri settori aperti anche se i protocolli di questi ultimi funzionano. Quale Paese civile predilige il soldo alla cultura? Siamo matti? Forse ci si dimentica che il discorso è un tantino autolesionista. Mi si spieghi il motivo per cui ha senso mettere in croce un intero comparto economico con le relative famiglie soltanto per una questione moralistica? Che poi non esiste nulla di più soggettivo dell’etica! Tuttavia, se si prova a elaborare simili ragionamenti, si passa per una persona attaccata al vil denaro. Questa è libertà di pensiero?

Grazie Fedez!

Trascorse l’inverno e cambiò l’Esecutivo. Si giunse all’attualità e, fortunatamente, la curva pare decrescere. La speranza è che ciò possa proseguire. Cadono anche alcuni tabù come quelli del lockdown. Non condividere il confinamento non è più un’espressione del negazionismo. Anzi, ormai, è la norma. Nascono, però nuovi dictat che chiaramente sono scollegati alla parte politica. Il riferimento è alla vaccinazione. Guai a sostenere qualcosa di negativo sulla scienza. Chi non crede ciecamente in tale disciplina è un personaggio medievale. Questa è libertà di pensiero? Poi ecco il ddl Zan e a ciò che comporta in chi non lo sostiene.

Grazie Fedez! Non tanto per aver eseguito un lungo e infuocato monologo sui cui contenuti preferisco non esprimermi. Ti sono grato perché hai scosso le coscienze rispetto alla libertà di pensiero o d’opinione ed è assolutamente necessario. Vorrei specificare che ogni parte di questo mio pezzo non vuole prendere una posizione di alcun tipo. Lo scopo è solo ed esclusivamente quello di muovere gli animi verso una maggiore accettazione dell’ideale altrui senza cui non esiste la democrazia.