Dopo l'incontro con il redattore Jean Paul di quel giorno di Pasqua, iniziò per me una nuova vita. 
La mattina, svegliandomi una mezz'ora prima, cominciai a soffermarmi, prima di entrare a scuola presso il chiosco dei giornali, dove con la scusa dell'acquisto di un paio di bustine della Panini mi intrattenevo a leggere i titoli e a volte anche gli articoli, data la gentile tolleranza del gestore, dei maggiori quotidiani sportivi.
Pochi mesi dopo, affascinato da un amico, mi iscrissi al Corso Radio Elettra e costruii nel giro di poche settimane la mia prima radio a galena con tanto di cuffietta (a quei tempi tipo carrista) e così tutti le domeniche seguivo attentamente "Tutto il calcio minuto per minuto" con le sue cronache ed i suoi commenti postpartite.
Poi passò qualche anno ed iniziai a seguire in Tv "Novantesimo minuto" con il mitico Paolo Valenti e le prime rudimentali moviole... e poi arrivarono i miei 18 anni, i miei esami di maturità che superai a dire il vero con superficialità avendo scelto un indirizzo tecnico che mi avrebbe accompagnato tutta la vita, mentre mio padre desiderava vedermi applicato in attività giuridico-letterarie dove a dire il vero riuscivo, almeno come giudizi, ad uscirne meglio. Eh! Cosa volete farci la vita andrebbe scritta a matita (se si avesse poi la gomma per cancellarne le righe scritte male!).    Io iniziai di lì a poco a lavorare rinunciando alle pressioni di papà che mi fece iscrivere all'Università facoltà di Economia e Commercio, ma fu praticamente un fuoco di paglia volto allo slittamento degli allora obblighi di leva.
Eravamo alla fine degli anni '60 ed io allora ventenne m'innamorai  dapprima della Vespa, poi della Cinquecento ed infine di mia moglie Angela! A chiudere questo bel trittico arrivò la notizia del pensionamento di papà e assieme a lui se ne tornò in Francia presso la sua famiglia il redattore JeanPaul... per me si chiuse in quel momento il più bel romanzo letto e vissuto nell'ufficio stampa di mio padre in un mondo affascinante, coinvolgente, interessante come mai più avrei avuto in futuro occasione di ritrovare nella mia vita. 
Ma segue oltre mezzo secolo vissuto in casa con moglie e figli lasciati crescere con quella santa donna di mia moglie, mentre io lavoravo a volte vicino casa a volte lontano per mandare avanti la nostra famiglia. 
Gli anni passano, i miei genitori si ritirano in un paesino dell'Umbria dove durante le festività e nei mesi estivi si godranno i nipotini. 
Arrivò purtroppo a pochi anni dal suo ultimo giorno di lavoro anche l'ultimo giorno di vita e ci lasciò prematuramente alla soglia dei settantanni. Di colpo si spense un faro, una luce sempre presente a segnalarti, come fossero scogli, le difficoltà della vita e grazie a quel faro non ci andai mai a sbattere contro, forse qualche volta li ho sfiorati ma ne sono sempre uscito indenne.

Sogno raramente, ma stamane mi sono svegliato con questo film nella mente. 
Era la prima settimana di ottobre del 1960, erano da poco terminati i giochi della XVII Olimpiade svoltisi a Roma (ricorderete il celebre record sui 200 piani stabilito da Livio Berruti in barba ai velocisti americani) e papà a causa della straordinaria mole di lavoro causata da questo evento non potè andare in ferie prima del mese di ottobre e così decise di consumare i suoi 15 giorni proprio dal primo ottobre e scegliendo come meta delle vacanze la Corsica. Partimmo con il treno alla volta di Livorno per imbarcarci sul battello che ci avrebbe sbarcato a Bastia. Mia madre, causa recente intervento chirurgico subito da nonna era rimasta ad assisterla e così io e papà (quasi presagissimo un celebre film di Sordi e Verdone) eravamo soli a goderci, almeno per me, quella che fu la più bella vacanza della mia vita. Girammo in due settimane tutta l'isola a partire da Bastia dove sbarcammo e prendemmo un trenino che attraversò tutta l'isola tra monti e vedute mozzafiato sul mare per arrivare ad Ajaccio culla di Napoleone dove visitammo la sua casa natia, il museo,  i monumenti e poi al tramonto la gita in barca di fronte alle Iles Sanguinaires, che spettacolo! Poi papà prese in affitto un'auto, una Dauphine Renault, con la quale proseguimmo il tour di tutta l'isola, un giorno le Bocche di Bonifacio, il successivo le calanche di Piana, e ancora Calvi, l'Ile Rousse, Saint Florent e terminare di nuovo con Bastia e la traversata verso Livorno.
Fummo fortunati, godemmo di un bel proseguimento dell'estate per tutta la nostra vacanza con tutti i suoi ricordi che porterò sempre con me, i bei pranzi alla francese, le cene a base di crostacei, perfino i bagni in mare, l'acqua era tiepida, l'acquisto dei  vari ricordini tipici dell'isola, la spedizione di cartoline ai parenti, le foto in diapositiva che ancora, se pur sbiadite, posso rivedere!... Ma il sogno di quella mia parte reale di vita s'interrompe, mi sveglio di soprassalto, sembra che mi abbiano bussato alla porta, vado, apro, non c'è nessuno... forse è un sogno per davvero!.. Ho sete... vado in cucina... bevo un bicchier d'acqua e infine... torno a letto!

Come d'incanto e come in un film, terminato l'intervallo pubblicitario, riesco dopo un po' a vedere il secondo tempo, forse sono nella fase Rem ma avverto nella mia stanza la presenza di mio padre in sella ad una bicicletta da corsa...
"Papà ma cosa ci fai in bici?!?"
"Ehhh!! Massimo...devo fare un lungo viaggio, ma vieni prima di partire beviamoci una birra!". Mi portò alla stessa birreria di cinquantanni prima dicendomi con un Prosit ed accostando i boccali...
"Massimo ora sei un uomo e la puoi bere!..."  
"Grazie papà!" e lo abbracciai mentre lui mi strinse forte forte una spalla quasi a voler dire -non so se ne berremo ancora- e mentre si gustava la sua birra seduto su uno sgabello io di fronte a lui provai a chiedergli: "Papà, ma con tutti i pezzi che ti sono passati da trasmettere ai giornali per più di 30 anni qual è che ti è rimasto più impresso?"...
"Ehh!! figliolo!! ce ne sono diversi, dalla morte del Papa, alla guerra in Corea, e poi a Cuba, allo sbarco sulla Luna e..." 
"...ma non di cronaca papà!!... di sport dai dimmene una..."
"... beh da piccolo amavo andare in bici e la passione mi è rimasta!".
"... ma di calcio non hai un ricordo?!?"
"Il calcio non mi ha mai appassionato quanto la bicicletta, sì sono stato simpatizzante della Fiorentina e nel 1956 fui felice quando vinse il suo primo scudetto, sai Firenze è una bella città, mi piace molto..."
"e allora dimmi un ricordo che tu serbi gelosamente per il tuo ciclismo...!"
".. era il 1949, la tappa Cuneo Pinerolo e Mario Ferretti in una sua storica radiocronaca disse ed io battei il pezzo sulla telescrivente: "Un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi!"... quell'anno Coppi vinse il giro d'Italia battendo il suo rivale Gino Bartali secondo in classifica a un quarto d'ora, un mito! 
"Papà, papà... ma dove vai!?" Uscì dal locale e salì in sella...
"ma dai papà!!...resta qui continua a raccontare... è meraviglioso!!"
"No...Massimo! devo andare mi aspettano!"
"...ma dai resta!...almeno scrivici un memoriale con tutte le tue storie da raccontare ai nipotini...!!".
"...mi spiace ma mi aspettano, è tardi e poi a che serve un memoriale? Io so scrivere solo dietro battitura e quindi dovrei trovare lo scrittore e poi magari trovato lo scrittore non troveresti nemmeno un lettore! Ciao! Devo scalare questa ultima montagna e poi sarà tutta discesa! Dai!... quel che è passato non conta più!.. ora c'è solo il futuro e per me di futuro...non ce n'è più!"
"Papà, papà, aspetta...!!"

Si alzò sui pedali girò il capo, con la mano fece un gesto di addio e scomparve dietro una curva con il passo di un vero campione... un vero campione...ma di vita!
Ti voglio bene Papà!

Tuo figlio Massimo.

Un caro abbraccio
Massimo 48