Da quando Nicolò Barella è arrivato all’Inter e ha da subito dimostrato di poterci stare più che dignitosamente, sono iniziati i paragoni con i grandi centrocampisti nerazzurri del passato, soprattutto con due miei idoli, due che se giocassero oggi non avrebbero prezzo: Nicola Berti e Lothar Matthaus.
Io l’Inter di fine anni '80 inizio anni '90 me la ricordo bene, è quella che ha il posto più speciale nella mia mente e nel mio cuore, e insieme a Walter Zenga, Riccardo Ferri ed Andy Brehme, Berti e Matthaus per me rappresentano il top di quella grandissima squadra che vinse lo scudetto dei record nel 1989 e la coppa UEFA nel 1991, quando alla coppa UEFA partecipavano la seconda, la terza e la quarta classificata del campionato precedente (oggi vanno tutte in Champions League).

Berti era un quattrocentometrista di 188 cm che univa galoppate infinite palla al piede verso la porta avversaria (leggendaria quella a Monaco di Baviera contro il Bayern) a incursioni in area senza palla finalizzate a ricevere e ad insaccare di piede o di testa i cross del terzino biondo di Amburgo o di Sandrino Bianchi, oppure ad anticipare il difensore avversario facendosi falciare e procurandosi così un rigore che Lothar da Erlangen puntualmente trasformava poi in rete.

Lothar da Erlangen, Lothar Matthaus per esattezza, è stato nel decennio 1985 – 1995 il più grande centrocampista del Mondo, è stato forse nel 1990, anno in cui vinse con la nazionale della Germania Ovest il Mondiale, il più forte giocatore del Mondo, sicuramente tra i primi tre insieme a Maradona e Van Basten.

Matthaus non era un centrocampista era un tuttocampista. Era ovunque, sapeva difendere, entrare in tackle e portare via la palla all’avversario, sapeva ripartire con strappi che facevano sembrare incollati al terreno i suoi contendenti, era in grado di fare lanci di quaranta metri sul piede del compagno, era un fenomeno nel tirare punizioni che piegavano le mani dei portieri, andava dentro senza palla, era un leader vero, un trascinatore, un capitano che portava alla vittoria.

Barella è un buonissimo giocatore, un centrocampista sopra la media. Ha corsa, spirito di sacrificio, tecnica e personalità. E’ probabilmente il miglior interno di centrocampo italiano, è un punto fermo dell’Inter e della nazionale italiana, ma non ha la falcata e il colpo di testa di Berti, non ha le accelerazioni e la bomba da fuori area di Matthaus.

Barella ha tante buone cose, mi auguro rimanga in eterno all’Inter, ma non è Berti e tantomeno Matthaus.