Barcellona-Atletico Madrid non è una sfida come le altre, è una delle contese clou del panorama iberico.
A sfidarsi sono due tra le squadre più titolate entro i confini nazionali, con una storia e un calibro di tifosi differente. Analizziamo la rivalità e la storia del match catalogato da molti appassionati come un contenzioso per placare le tensioni sociali tra le due città.

Motivi geografici e culturali:
In Spagna, oltre la rivalità della capitale, vi è un forte senso patriottico da parte di ambo le fazioni, dovuto perlopiù a contesti extra-calcistici.
Partendo dall’Atletico è doveroso fare un salto nel passato: il club è stato fondato nel 1903 da alcuni studenti baschi residenti a Madrid. Di per sé tale informazione può avere un significato esiguo, ma riconduce alla tradizione politica voluta dalla Catalogna. Questa regione si identifica come indipendente ed i movimenti di spaccatura dal paese sono stati molteplici, sfociati anche in gravose proteste con esiti per nulla positivi.
Barcellona, fulcro di quella che vuole considerarsi una realtà indipendente, fa da traino all’economia, rendendola sostenibile senza alcun supporto esterno. La Catalogna si trova in una rigogliosa situazione nella quale prevale il benessere, ma soprattutto protrae di mostrare il proprio vanto culturale. L’ipotetica scissione con lo stato iberico, tanto auspicata dai cittadini, vige da tempi immemori ed ha come fonte principale la cultura.
Da sempre, gli abitanti della zona, sono legati ad usi e costumi che si prolungano nel tempo, i quali hanno mantenuto la storia e la tradizione delle origini: la lingua e le modalità di vita sono andate in un certo senso “a trazione anteriore” con lo sviluppo del paese, facendo ad oggi un unicum nel Paese. Lo spirito di indipendenza che lega la popolazione alla Catalogna non è paragonabile al modo di intendere la realtà madridista.
In questo caso, la capitale, è il motore della Spagna, da sempre identificatasi diversamente da Barcellona.

Rivalità tra le squadre sul campo:
Dal 1920 in poi, Barcellona-Atletico Madrid è entrata di diritto nell’elite del panorama calcistico nazionale e non solo. Le sfide che hanno caratterizzato lo scorso secolo non hanno inciso, tranne in poche occasioni, sulla storia della Liga. Restando alle partite sino agli anni 2000, è doveroso citare alcuni attimi indelebili della rivalità:

  • STAGIONE 1991/1992: Il Barcellona colmo di campioni ed in rampa di lancio per un triplete affronta i Colchoneros alla terza giornata.Il passivo finale è emblematico e cita 4-1 in favore dei Blaugrana, trascinati dalle gesta di Laudrup, faro di una squadra proiettata ad esprimere un calcio di elevatissima caratura sia in Liga che in Europa.Quel giorno si materializzò uno tra i distacchi più ampi sul terreno di gioco: oltre il punteggio, fu simbolica la superiorità tecnica dei catalani, sempre padroni del campo.
  • STAGIONE 1993/1994: Ancora una volta la squadra fondata da Gamper è superiore: alla 28 esima giornata, i padroni di casa si impongono 5-3 sul club della capitale, allungando in classifica sul Deportivo La Coruna.L’Atletico, in cerca di punti per non retrocedere, va al Camp Nou approcciando la sfida a volto scoperto, ma non riuscendo a contrastare i rivali.

In questo secolo, invece, vi è stato un equilibrio maggiore ed a regnare soventi sono stati le reti siglate, sempre un tratto distintivo del match.
Anche in questi tempi si sono riscritte alcune pagine di storia piuttosto importanti:

  • STAGIONE 2006/2007: Egemonia di Messi e compagni che abbattono il record di vittoria più ampia nei confronti degli avversari: 0-6 in trasferta ed un ko che resterà indelebile nelle menti dei tifosi Rojiblancos.Il segno che lascia la sconfitta da una parte e la vittoria dall’altra contraddistingue e certifica l’odio eterno tra le due realtà.Quel giorno si scatena Messi con una doppietta e giocate d’autore, mentre i Colchoneros rimangono inermi di fronte alla troppa superiorità del Barcellona.
  • STAGIONE 2015/2016: In tempi recenti è doveroso raccontare dello smacco subito dagli Azulgrana, ma in uno scenario differente.Questa volta, infatti, si tratta della prima e sinora unica sfida al di fuori della Liga: ci troviamo nei quarti di finale di Champions, e dopo la vittoria 2-1 al Camp Nou dei ragazzi guidati da Luis Enrique, al ritorno avviene la metamorfosi inauspicabile.Al Vicente Calderon, in un’afosa serata di Aprile, si consuma la rivincita attesa da anni: la rimonta viene completata grazie alla doppietta di Griezmann. Il francese sigla il rigore del vantaggio e successivamente si mette in proprio nell’occasione dell’ultima e decisiva rete, quella che qualifica la banda di Simeone in semifinale.

Un pareggio amaro
Nell’inusuale ed alquanto plumbea circostanza di un Camp Nou a porte chiuse si è materializzato il 166esimo episodio di questo secolare scontro. Gara spettacolare caratterizzata da ripartenze e circostanze dubbie che hanno riesumato la problematica riguardante l’utilizzo del Var. Il punteggio finale riporta 2-2, ma non coglie appieno tutti i 90 minuti: azioni spettacolari e trame rapide l’hanno fatta da padrone, mentre le chance create dalle compagini si sono spartite equamente, venendo perlopiù gettate al vento negli ultimi 20 metri.
Protagonista della serata è assolutamente Saul, uomo mercato in Premier, le cui sirene non ne hanno mutato la prestazione: doppietta su calcio di rigore e l’impressione di averlo visto, dopo anni di apprendistato più che ottimale, con un quid in più rispetto ai compagni.
Dall’altra parte, Messi, ha orchestrato la manovra offensiva, incantando con un sinistro degno degli eletti. Oblak gli ha sbarrato la serranda del goal, dimostrandosi un estremo difensore oramai navigato e sempre pronto a fornire certezze ai compagni di reparto.
Se il portierone sloveno si è dovuto superare su Messi, sono venute meno le iniziative del restante pacchetto offensivo Blaugrana, assai impacciato ed inconcludente. Lo spirito cholista è stato smantellato, con lo scopo di andare in fronte ai tre punti, senza timori reverenziali.
Il finale di partita ha rispecchiato il copione opposto rispetto alle attese della vigilia ed ha suscitato vanti dalle parti del Wanda Metropolitano: Setien in cerca di un’affermazione necessaria per smantellare l’ipotesi dello 0 sulla casella titoli vinti in stagione, non ha preteso un assalto, accontentandosi del 2-2, e venendo poi ampiamente criticato, come sovente avviene al termine di queste ultime partite.
Al contrario, il tecnico argentino, non ha avuto paura nello schierare ben tre punte nel finale, elevando il modulo ed il baricentro della propria banda.
I complimenti sono meritati, il pari meno, a frutto di un catenaccio Azulgrana che proietta il Barca ad un ipotetico -4 dal Real Madrid.
Se lo dicevate a marzo, zona Camp Nou... beh, vi avrebbero riso in faccia.