Correva l'estate del 1970.
Partii da Roma alle 6 del mattino dei primi di agosto con la mia nuova 500 ancora in rodaggio accompagnato dal mio caro amico d'infanzia Gianfranco. La nostra meta sarebbe stata la ex Jugoslavia. Era a quel tempo ancora la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia governata dal Maresciallo Tito. La moneta circolante era il Dinaro, percorremmo per giorni tutta la costa  dell'Istria prima e della  Croazia poi, mangiando pesce a volontà con l'equivalente italiano di una pizza con birra. La vita costava veramente poco.
Percorremmo successivamente l'entroterra, l'attuale Bosnia Erzegovina visitando Mostar con il suo ponte originario  e con lo zingarello che per soli  200 dinari si gettava con un librato volo d'angelo  dall'alto della sua unica arcata di ben 24 mt. per sparire in una manciata di secondi nelle limpide acque del Narenta. Spettacolo semplicemente unico, custodisco gelosamente delle sbiadite diapositive che lo ricordano ancora. Successivamente risalimmo la costa lasciando la magnifica costiera per puntare verso Nord e raggiungere Lubiana (l'attuale capitale della Slovenia).
Mancavano tre giorni a Ferragosto, entrai con la 500L ancora in garanzia in un'officina Fiat (in Jugoslavia Zastava), l'auto negli ultimi km marciava a singhiozzo ed era dovuto, come poi mi fu spiegato, alla scarsa qualità del carburante. Venne riscontrato un danneggiamento ad un pezzo del  carburatore, ed il ricambio sarebbe arrivato il giorno successivo, con la relativa raccomandazione di fare rifornimento di benzina solo alla pompa di un noto marchio europeo  e  diffidare degli altri distributori con il carburante per lo più adatto a vecchi motori già equilaggiati con robusti filtri benzina, fatto a noi sconosciuto, ma il responsabile dell'officina di origini italiane, forse mosso da un sentimento di gratitudine ci fece rientrare tutto il lavoro in garanzia. E così il giorno seguente mi trovai in perfetto orario per l'appuntamento nella Piazza centrale di Lubiana con Federico Forlani, un mio ex collega di lavoro, dimessosi dall'azienda produttrice di ricetrasmettitori dove lavoravamo per andare a raggiungere il padre, rimasto vedovo, ed impiegato presso la Telefunken di Francoforte sul Meno.
Eravamo sempre rimasti in contatto con una fitta corrispondenza, erano i tempi in cui la posta via aerea funzionava puntualmente ed in due giorni dalla spedizione era recapitata. Mi raccontò della sua nuova vita a Francoforte. Viveva nell'appartamento con il padre, parlava già abbastanza bene la lingua tedesca ma in azienda, un laboratorio elettronico di ricerca, si esprimevano tutti in inglese che conosceva perfettamente. Mi raccontò di essersi innamorato, di aver preso quasi in contemporanea due cotte, ed io immaginai per la prima ad una vivace biondina tedesca ma per la seconda non trovai spiegazioni. Lui mi rispose di essersi innamorato di una biondina, la sua attuale ragazza Annemarie, ma anche di una verdina o meglio del verde ranocchio dell'auto del popolo comunista, ovvero la Trabant P601... Ed io:  "Cosaaaa???....ma è orrenda!!! ...ma come ti è venuto in mente con tutte le belle auto in circolazione?!?".
Mancavano pochi minuti alle 10 quando sulla piazza di fronte al Teatro dell'Opera comparve tra borbottio e fumo oleoso la Trabant verde ranocchio di Federico con la  biondina Annemarie al suo fianco. Ebbene, quello sgorbio di auto con l'accesa tinta della sua carrozzeria faceva un inusuale, fantozziano, figurone tra gli eleganti e lussuosi palazzi storici dell'attuale capitale Slovena, città perla di storia e di cultura.
In un minuto quella piazza venne invasa dal fumo pestilenziale della piccola berlina con il motore a due tempi, molti tedeschi dell'Est attesero anni ed anni per acquistarla, ne furono vendute in 25 anni di produzione circa tre milioni e mezzo di esemplari... ed eccolo aprire lo sportello della sua Trabant... correre ed abbracciarmi: "...A Massimo... l'ultima volta l'ho offerto io il caffé... adesso tocca a te ..o me sbajo!?!... Ecco ti presento la mia ragazza Annemarie..."  "Ciao Massimo... Federico mi ha tanto parlato di te..." "Ma parli molto bene l'italiano..." Beh... un po' lo conoscevo già... mio nonno è di origini calabresi e poi in questi due anni tutte le sere Federico ha preteso che conversassimo sempre in italiano". "Bene così!... dai facciamo un giro a piedi per il centro di Lubiana!". La mia 500 sarebbe stata riconsegnata solo il giorno appresso e allora Federico ci disse: "Ragazzi, perché rinunciare alla visita già prenotata delle Grotte di Postumia... la Trabant porta 4 persone come la 500". "Già... ma il tuo trabiccolo comunista ce la fara' a percorrere 30 km con quattro persone?" "Guarda Massi, ci son venuto da Francoforte sul Reno e sono ben 630 km..."  "E scommetto che li hai percorsi tutti all'ombra ed in favore di vento..."  Ahhh...balle!! ..questa Massi è una signora macchina...vieni anzi ti dico...tieni ecco le chiavi ..guidala tu!"...
Mi accomodai al posto di guida, Federico al mio fianco e il mio amico Gianfranco ed Annemarie sul sedile posteriore, chiusi lo sportello ed avvertii come il rumore di un portasaponette di plastica..."beh!!! ...Massi... non sapevi che la carrozzeria della Trabant fosse in plastica o meglio in Duroplast?" ..."No... non lo sapevo... spero che almeno lo chassis sia in ferro..." "Sì quello lo è, l'ho già riverniciato altrimenti la ruggine se lo sarebbe mangiato..."  "Ma perché non l'hai comprata nuova?!?"  "..Ma vuoi scherzare....nuova è introvabile... o meglio devi essere un cittadino della DDR, avere la tessera del partito, possedere un basso reddito ed otterresti, forse, il diritto di entrare nella lunga fila di attesa e se tutto andasse bene nel giro di 4/5 anni potresti ottenerne l'assegnazione per poi pagarla con il tuo lavoro per i prossimi 20 anni..."  "Un po' come qui in Italia per un mutuo di casa..." "Esattamente!". "...Ma spiegami Federico, tu lavori alla Telefunken di Francoforte sul Reno che è nella Germania Ovest... e che ci azzecca l'angosciante Trabant con la Germania Occidentale!?...".
"Storia lunga... Massi... lasciai la Elmer Elettronica di Pomezia da dimissionario lo scorso anno per raggiungere mio padre ricercatore scientifico a Francoforte dove conobbe e sposò mia madre che purtroppo ci lasciò a causa di un male incurabile cinque anni fa... mio padre rimasto solo mi chiese se avessi avuto desiderio di emigrare in Germania, io già lavoravo e ci pensai un po' ma nell'estate di due anni fa passeggiando per Piazza Navona conobbi una ragazza di Berlino Est in gita premio a Roma con la sua scuola... fu un amore a prima vista, ogni tre mesi chiedevo in azienda una settimana di ferie per andare a trovarla... e ci davamo appuntamento sulla Friedrichstrabe dove attualmente c'è il Wall Museum di Berlino proprio a due passi dal celebre checkpoint Charlie. Il padre di Annemarie era un alto funzionario della DDR e così i suoi familiari potevano godere del libero transito nel varco più celebre dei 28 anni di storia del muro più odiato del secolo. E così laddove il mondo della celluloide immortalava in celebri quanto tristi film lugubri documenti delle morti cui andarono incontro decine di persone che tentarono disperatamente di raggiungere la civiltà occidentale per sfuggire all'oppressione comunista della Germania Est, io attendevo ansiosamente all'angolo di un bar l'arrivo di Annemarie. Vederla transitare in quel gabbiotto che fu teatro di tante vittime mi faceva venire la pelle d'oca. Uno fra tutti il ricordo del giovane muratore Peter Fechter, falcidiato da una raffica di mitra PPS-41 il 17.8.1962, divenne la 27ma vittima del muro di Berlino e rimase l'eroe e l'icona simbolo del disprezzo mondiale causato dal Muro di Berlino. Tante furono le vittime, tante le coppie che si trovarono separate da quell'orrendo muro di mt.3,60 x una lunghezza di 42 km nella sola città di Berlino teatro di  innumerevoli smitragliate sparate dalle guardie comuniste contro i cercatori di libertà. Invece per Federico Forlani quel transito al Charlie check point rappresentò una pura scarica di adrenalina che invadeva il suo corpo ogni volta che vedeva transitare la sua fidanzata Annemarie, per poi passare nel loro nido d'amore, un elegante appartamento nel lussuoso rione Neukolln della Berlino Ovest.
Fui invitato l'anno seguente al suo matrimonio ma non ci potei andare, mia moglie stava per partorire il nostro primogenito. Conservo sopra la mia scrivania la nostra foto che ci ritrae all'ingresso delle Grotte di Postumia con la mitica Trabant color verde ranocchio... sì proprio come una ranocchia che saltò, e questa volta per sempre, il Muro di Berlino nella storica giornata dell'11.11.89 ... e da più di una breccia causata dalla popolazione nel suo abbattimento sono spuntate tante piccole, puzzolenti e colorate Trabant simbolo prima di oppressione e tracotanza ed ora di libertà e gioia di vivere, la stessa che porto' tanti tedeschi dell'Est a riannodare quel cordone ombelicale tranciato 28 anni prima... costato la vita a centinaia di innocenti, ma sicuramente utile per il futuro e l'equilibrio di un Europa che ancora, nonostante anni di guerre etniche derivanti anche dalla trasmigrazione di milioni di persone della Germania Est, a tutt'oggi stenta a ritrovare.
E forse nella modestia e nella semplicità della piccola auto Trabant è racchiuso il segreto della rinascita di un popolo: "Per correre bisogna andare piano!".

E proprio 9 anni prima della caduta del muro, Lucio Dalla al termine di un suo maestoso concerto desidero' andare a vedere da vicino il muro di Berlino. E accompagnato da un taxi giallo rimase a lungo in contemplazione e nacque in lui l'ispirazione alla scrittura della canzone Futura, uno dei suoi pezzi più belli e significativi, simbolo ed autentica icona dell'orrore del Muro stigmatizzato nove anni dopo da una Trabant che lo abbatteva ideologicamente riportando mezzo mondo tedesco, come il verde ranocchio della Trabant, al verde clorofilla di una nuova linfa vitale ad eterno suggello e simbolo di una vita più pura, più umana e soprattutto più felice.

Un caro abbraccio
Massimo 48