Così non va più bene. Il tempo scorre e non si migliora. Significa che qualcosa continua ad andare storto e non si riesce a trovare l’inghippo. Questo maledetto covid è un tarlo che si inserisce all’interno della società sotto tutti i punti di vista. Per carità, l’impegno c’è stato e il lavoro non è mancato. Ma non è sufficiente. Quante volte, nella vita, si afferma che: “Tizio si applica tanto. Tuttavia, in quell’ambito, proprio non è in grado di adempiere al suo compito”. E’ davvero così. Ogni soluzione è apparsa vana. Era difficile. Anzi, forse, impossibile. Non sto attribuendo colpe e nemmeno assegnando giustificazioni. Occorre, tuttavia, trovare una soluzione prima che al danno sanitario si aggiunga un disastro sociale non più recuperabile. Non ci siamo distanti.

Per comprendere come potere svolgere tale opera è necessario tornare indietro. Bisogna guardare al passato e notare gli errori commessi per riuscire, poi, a risolverli. In principio, il problema fu della Cina. Era limitato a una determinata area geografica. Si sarebbe potuto bloccarlo lì? Rispondere a questa domanda è davvero difficile. E’ troppo banale sostenere che bastasse chiudere i contatti con quel Paese in quanto si parla di ritardi nelle comunicazioni da parte di quello che è a tutti gli effetti un regime. Quando si è avuto la vaga idea del pericolo, il danno era già fatto. E’ altrettanto semplicistico sostenere che non vi fosse modo di avere un migliore controllo della situazione. In effetti si è dimostrato più tardi di saper utilizzare un rigore interno che, verso Pechino, non è stato posto in essere. Non ritengo che ciò avrebbe fermato la corsa del virus, ma sicuramente l’avrebbe depotenziata. Ricordo bene, però, che parecchi scienziati sostenevano di non preoccuparsi oltremisura perché qui saremmo stati salvi. E infatti… I Governi dei vari Stati diedero loro ascolto. Non ci presero. Poi il covid sbarcò e fu peggio di un unno. Come nella peggiore invasione nemica, la gente si segregò nelle prprie case. Nacque il lockdown. Mai e poi mai avrei pensato che una simile struttura sarebbe stata componente di un mondo democratico. Mi sbagliavo. In Italia fu duro. Senza possibilità d’appello. Il CTS chiedeva e Conte eseguiva. Segregati nelle mura domestiche mentre fuori c’era la morte. Questa era la situazione. Il nostro popolo si trovava nel peggiore degli incubi e, mi dicono per farsi coraggio, qualcuno aveva pensato di suonare sui balconi bevendosi lo spritz. Distanti, ma uniti. Canta che ti passa. Verrebbe da dire. Lasciatemi affermare che non mandammo al mondo un’immagine propriamente edificante. Anche il cartello con scritto “Andrà tutto bene” è finito presto sgualcito ricevendo le imprecazioni degli scaramantici. Bene non è andata proprio per niente. Bando alle ciance. Chi consigliò quel duro confinamento? Beh, l’ho scritto all’inizio. La scienza a cui fu data ancora fiducia cieca. D’altronde erano loro gli esperti nell’ambito. Al sottoscritto, in determinate discipline davvero ignorante, pareva molto difficile credere che stando fermi si risolvesse il problema. Insomma, ormai la pandemia aveva raggiunto livelli siderali regnando in tutto il globo. Per cancellarla soltanto con l’attesa sarebbero serviti tempi infiniti di cui il mondo non disponeva.

Giunse l’estate e si ricominciò ad attraversare una vita leggermente più normale. Era una falsa partenza. Anche quello appariva abbastanza scontato. Il virus circolava e le persone lo portavano con sé aumentandone esponenzialmente il valore. Sembrava, però, che i contagi rimanessero sotto controllo finché la bella stagione non chiuse i battenti. Qualcuno diede la colpa della rinascita virale alle discoteche. Un vero e proprio capro espiatorio. E’ logico che chi non rispetta le misure di sicurezza favorisca il contagio, ma ciò avviene in ogni luogo in cui le distanze interpersonali sono difficili da mantenersi. Se si crea un assembramento senza regole, anche una semplice passeggiata in centro può diventare pericolosa. “Tutta colpa di Briatore e del Billionaire”. “Sei pesante!” mi direte “E’ acqua passata”. Micca tanto. Perché oggi sembra che la quarta ondata sia dovuta agli Europei e alle persone che hanno guardato le partite insieme nelle piazze o nelle singole abitazioni. L’ISS scrive che i nuovi contagi nella fascia d’età non anziana sono soprattutto maschili. Questo dato sarebbe spiegato dagli assembramenti per la manifestazione itinerante. Ho notato, però, che in altri luoghi pubblici, purtroppo, gli individui si uniscono e, fregandosene del danno che arrecano, non mi sembra siano ligi alle direttive. Si starà mica cercando un altro modo di addossare la colpa a qualcuno in particolare? Prima le disco, oggi i tifosi... Mi pare di comprendere che nessuno faccia mai ammenda sui suggerimenti che fornisce a chi di dovere. I cittadini sbagliano. Saranno sempre solo loro? E’ un semplice quesito. Davvero. Non ha nessun doppio fine, ma bisogna porselo e alla fine del pezzo ne comprenderete il motivo.

Poi arrivò l’inverno e il virus dilaniava l’umanità senza tregua. Conte decise di colorare l’Italia e, in un certo senso, fu corretto. In tanti sostengono che il primo lockdown fu gestito bene, mentre il secondo non altrettanto. Ritengo esattamente il contrario. Subito si bloccò tutto. Soluzione troppo facile. Dopo, si cercò di bilanciare le esigenze. E’ chiaro che a marzo 2020 ci si trovò di fronte a qualcosa di completamente nuovo, ma la coperta fu eccessivamente tirata verso un unico settore. E quale fu il male? Che si abusò della pazienza delle persone. Stremate e deluse dai risultati dei loro sforzi, in ottobre, non cantavano più sui balconi, ma scendevano in piazza per manifestazioni che spesso non erano pacifiche. L’Italia non fu chiusa come qualche mese prima e ciò rappresentò sicuramente un passo in avanti. Poi cadde il Governo guidato dal pugliese e nacque il nuovo esecutivo alle dipendenze di Draghi. L’umbro non toccò il modello a zone. E’ inutile negare che si tratti di una trovata vincente da parte dell’ex Premier. La curva discese nuovamente e l’Italia tornò a vivere. Questa volta sembrava fosse davvero finita perché la scienza aveva finalmente prodotto il vaccino. La panacea. Attenzione! Questa disciplina non annunciò mai la vittoria e richiamò costantemente all’attenzione. Di ciò le va dato atto. Le varianti, infatti, sono imprevedibili e hanno un potenziale di contagiosità diverso. E’ logico che, anche se si auspica in maniera proporzionalmente differente rispetto al passato, aumentando i casi di positività, si accresce il tasso di occupazione ospedaliera e, in una popolazione con un’immunità non ancora raggiunta, si potrebbe determinare un pericolo. Il Papa ha sempre richiesto che i vaccini fossero distribuiti sul globo in modo equo. Se si osserva il suo punto di vista sotto un profilo egoistico, si afferma che tale dictat avrebbe avuto un grande vantaggio anche da noi. Perché? E’ molto semplice. Con la globalizzazione, se non si parifica il livello di risposta al virus, avendo contatti con l’esterno, si rischia di rimetterlo in circolo. Anche questa richiesta del Pontefice, però, non ha avuto seguito. Qualcuno dice che non si avevano sufficienti dosi per eseguirla. Così, ora, se si volesse salvaguardare la parte del mondo più fortunata, si dovrebbe limitare il suo contatto con certe realtà. E’ tutto molto triste.

Si giunge, quindi, al green pass che ho sempre sostenuto dal punto di vista sostanziale, ma non da quello formale. Se si guarda al lato pratico della situazione, non vedo molti altri modi per progredire nella lotta e svolgere un ulteriore passo in avanti rispetto alle chiusure. Occorrerebbe, però, fornire tamponi gratuiti a chi preferisce non vaccinarsi perché questi dev’essere libero di poterlo fare. In ogni ambito e in tutti i settori. E’ necessario, quindi, che gli siano dati gli strumenti per poter rispettare il proprio libero arbitrio e avere le medesime opportunità di chi è immunizzato. Una domanda, però, mi sorge spontanea. E’ davvero sostenibile una normativa simile? Sotto il profilo dei controlli diventa impossibile immaginare che, in ogni dove, vi sia il medesimo grado di attenzione. Ma questo è normale. Capita, purtroppo, anche con il limite di velocità. Se si multassero tutti quelli che superano i 50 km/h dove è vietato, le casse pubbliche sarebbero piene zeppe. Il dilemma è che ci si debba porre il problema. Il dramma è che vi sia qualcuno che colposamente pone in pericolo altri andando troppo forte in macchina o non rispettando le norme del certificato verde. Mi pare, quindi, inutile sostenere una simile questione perché comunque dipenderebbe dal senso civico del singolo. Anche il rispetto del lockdown o del coprifuoco non è verificabile in toto. Esisterà sempre chi la fa franca. Diversa, invece, è la questione delle competenze. E’ chiaro che a un esercente viene chiesto di accertare un certificato. Lui, tuttavia, non è abilitato a quel compito. Vi sono, poi, altre difficoltà. Ma davvero si ritiene che il sistema sanitario possa essere in grado di rispondere all’elevato numero di tamponi che saranno richiesti? E’ realizzabile una struttura simile? Vedremo

Cosa ci sta insegnando questa lunga storia? Innanzitutto, che nulla è perfetto. Non esistono dogmi e perfino la scienza non può essere annoverata tra tali. Siamo, però, umani. Sembra che vi sia un’essenziale necessità di sicurezza materna nei propri mezzi. La detta disciplina è il porto sicuro. E’ la coperta di Linus. E così ci si affida completamente a qualcosa di imperfetto per natura. Questo è il bag. E’ un problema potenzialmente pericoloso e dannoso pure per la stessa materia che non è più libera di fallire. Viene resa oggettiva e, quando due teorie si scontrano tra loro, chi la ritiene certa si trova completamente spaesato. Come se non bastasse, non è scontato che questa sia sempre composta da uomini buoni. Attenzione! Non ha nulla a che fare con il complottismo. Tutt’altro. Il discorso è generico e non riferito al caso de quo. Il pericolo di affidare tanto potere a un essere umano a cui si assegna completamente il proprio destino rischia di condurre diritti in un regime. Non si rinunci mai al proprio libero arbitrio neanche in nome, appunto, del metodo scientifico. Si ragioni sempre con la propria coscienza. Penserete: “Ma così facendo si rischia di creare l’anarchia e il caos”. No! Esiste, infatti, la Legge ed è lei a dover essere in grado di bilanciare la situazione senza cedere ai fanatismi. La Politica, però, non è composta da illuminati in grado di guidarci nella selva oscura come Virgilio fece con Dante. Pure essa è fatta di uomini e imperfetta. Tutto sarebbe più semplice se il singolo cittadino trovasse il tempo e lo spazio di mantenersi informato ma, in particolare, se avesse la capacità di ricevere dati, elaborarli senza farsi prendere dal panico, essere pavido o cedere agli eccessi. Se ognuno, coscienziosamente e in modo libero, facesse la propria parte, ne usciremmo. Così, saremmo davvero uniti e non esisterebbe nemmeno più il tanto vilipeso complottismo. Purtroppo, invece, noto che ognuno si inerpica nelle proprie idee su ambo i lati. Così nascono battaglie tra chi ghettizza i non vaccinati e chi si scalmana contro il green pass, tra chi crede ciecamente nella scienza e chi si ritiene “medico di se stesso”. Sinceramente non noto grandi differenza tra queste posizioni. Se tutti ci dirigessimo verso il mezzo e guardassimo la situazione da un punto di vista più neutro, forse, vi sarebbe meno caos e nella confusione si crogiola il male.