Replica di un mio vecchio articolo di tre anni fa. FUORI CONCORSO.

Ricorre, il 12 ottobre, una data importante per me, ventotto anni fa veniva a mancare mio padre ed è mio desiderio ricordare questo anniversario dedicando alla sua memoria quella parte della sua vita che possa in qualche modo interessare, anche sportivamente parlando, gli attenti lettori della nostra rubrica. Nello stilare questo scritto giocherello di tanto in tanto tra una frase e l'altra con un piccolo mappamondo posto da tanti anni sulla scrivania mentre la mia mente vaga alla ricerca dei ricordi più salienti da narrare.

Correva l'anno 1960, era il giorno di Pasqua, è ora di pranzo ed io sono seduto sul seggiolino di un tram che porta a centro città, ho con me uno zainetto con dentro un portapietanze in acciaio dove mamma ha preparato una lasagna ed uno spezzatino di manzo al sugo con patate, questo è il pranzo che portavo a papà di turno nel giorno di Pasqua. Papà lavorava in un'agenzia di stampa estera in qualità di telescriventista, faceva dei turni pesantissimi con tanto di sabati, domeniche e festività, a volte anche di notte. Dalla mia nascita, sono figlio unico, ho giocato con mio padre pochissime volte, era sempre al lavoro, quando era a casa per lo più amava, causa stanchezza da lavoro (oggi diremmo stress!), riposare o leggere in perfetto silenzio (forse per compensare il frastuono del ticchettio di mezza dozzina di telescriventi accese insieme). Erano rare le volte che si dedicava a me, ma quando accadeva soleva divertirsi costruendo delle piccole cose con legno o sughero, io osservavo la meticolosa creazione di questi oggettini, ricordo quando assemblò con due pezzetti di legno lo scafo e il ponte di un piccolo battello che poi rifinì con raspa e carta abrasiva e infine una mano di pittura nera per scafo e fumaiolo, grigia per il ponte, e poi il varo con qualche curioso intorno alla fontana dei giardinetti, il piccolo battello galleggiava e bene, addirittura sembrava avesse un piccolo motore. Abbracciai entusiasta mio padre che mi invitò a dare un nome al piccolo natante, io dissi subito: "Stella del mare"... ok Massimo e mi scapigliò! Un'altra volta, dopo averlo visto nelle mani di qualche amichetto, gli chiesi di costruirmi un aquilone, qualche giorno dopo tornò dal lavoro con dei fogli di carta velina ed un barattolino di colla, passano un paio di ore e ci troviamo su un bel prato, e complice un leggero venticello, l'aquilone si alzò librandosi nell'aria con i suoi cangianti colori, celeste il corpo e arancio timone ed ali, abbracciai ancor più forte papà che mi rispose riscapigliandomi... ora Massimo devi dargli un nome... risposi: "Stella del cielo"... ok figliolo vedo che ti piacciono le stelle! Da grande farai il fisico! Non lo feci ma ci andai molto vicino.

Altri ricordi non ne ho, fuorché papà al lavoro e sempre al lavoro e così pensai che per conoscere meglio mio padre dovevo andare più spesso, con la scusa di fare il fattorino del pranzo, nel suo ufficio e trascorrere con lui una parte della sua giornata lavorativa. E così torniamo a quel giorno di Pasqua dove entrando nella sala telescriventi, un baccano infernale, saluto papà e lui ringraziandomi dopo qualche minuto, approfittando di un momento di stasi di notizie da trasmettere, si defilò dalla sua postazione per accomodarsi in un piccolo tavolino dove stese una tovaglietta per il suo pranzo veloce. Dopo qualche minuto, mentre io curioso sbirciavo le notizie ricevute e scritte sui rulli di carta delle varie telescriventi, papà mi disse:...Massimo grazie, dì a mamma che la lasagna e lo spezzatino erano squisiti, ma tu oggi cosa fai? E' Pasqua vai dalla mamma o dai tuoi amichetti.... no papà mamma è dalla vicina di casa a prendersi un thè ma farà salotto fino a sera ed i miei amici sono tutti andati dai nonni...e allora vai al cinema in Parrocchia, cosa danno?....ma credo un film western con John Wayne… bene vai ecco ti regalo 500 Lire… no grazie papà, preferisco stare qui con te! Già ma lo vedi quanto lavoro c'è, tra l'America, il Papa, le prossime Olimpiadi a Roma, la cronaca cittadina, lo sport con la Juventus che sta per vincere lo scudetto con Sivori, Charles, prima delle sette di stasera non avrò finito.... no, papà non m'importa sto qui torniamo a casa insieme... allora, qui con questo chiasso diventi sordo anche tu, vieni, vieni in sala redazione così conosci i vari giornalisti che scrivono i pezzi e me li passano per trasmetterli ai giornali... ma no papà mi vergogno.... dai non aver paura, ti presento io, quale giornalista vuoi conoscere, cronaca, attualità, sport… papà sì sport, calcio, ciclismo, tennis… ok, vieni e apre una porta in legno di noce antico che dà accesso alla sala redazione dove regna un silenzio monasteriale con le scrivanie dei vari redattori stracolme delle copie di quotidiani delle maggiori testate di Europa ed America. Papà si sposta verso il centro della sala dove noto una scrivania con alcuni quotidiani ripiegati e fra di essi ne spicca uno di colore rosa aperto con il giornalista impegnato nella lettura di una pagina con a fianco il suo blocco note... vieni ti presento il nostro redattore sportivo Jean Paul… mi strinse la mano… e papà Sig. Jean Paul questo è mio figlio Massimo, viene spesso a trovarmi mi porta il pranzo, ma da me con questo baccano s'insordisce e si annoia, spiace se ogni tanto può starle vicino a curiosare sulle notizie, è appassionato di calcio, ciclismo... ho capito Sig. Renato non c'è nessun problema per me è un onore, vieni Massimo accomodati, stavo giusto per scrivere un articolo sulla prossima di campionato Roma-Milan, ti va di saperne di più!?... certo Sig. Jean Paul altroché se mi va! Quel primo contatto con il mondo delle news vista con gli occhi del giornalista che riceve la notizia ne costruisce attorno il testo nella maniera più imparziale possibile per poi trasmetterlo alle testate dei vari quotidiani fu per me emozionante, ma allo stesso tempo stimolante alla ricerca di nuove sensazioni. Jean Paul si accorse subito che la mia curiosità andava oltre quella del giovincello tifoso e così mi disse di seguire con lui la stesura del pezzo sulla sua scrivania, la vittoria della Fiorentina sui bianconeri che consentì ai viola di raggiungere il secondo posto in classifica a soli due punti di ritardo dalla capolista Juve. Ma fu una inutile vittoria perché quell'anno la Juventus si aggiudicherà il suo 11mo scudetto, mentre la Fiorentina si mise ancora in buona luce dopo la conquista del suo primo scudetto del '56 con i suoi protagonisti di allora Sarti, Chiappella, Cervato. A distanza di 4 anni da quel primo scudetto viola, mi venne la pelle d'oca nel vedere scrivere dal vivo l'articolo della sua vittoria (3-0) inflitta al Franchi alla capolista Juve.

Il valente Jean Paul descrive come se avesse la Tv davanti le fasi salienti del match dando un taglio particolare alle azioni di rilievo di una bella partita, descrivendo il guizzo del centrocampista viola Milan autore del primo gol, seguito dal raddoppio frutto di una stupenda serpentina tra i difensori ad opera di Hamrin (detto caviglia di vetro!) per finire con la tripletta del mitico Montuori, e così dopo la pittoresca descrizione dei tifosi festanti per la copiosa vittoria su di un loro acerrimo nemico, Jean Paul pezzo in mano se ne va da papà per trasmettere l'articolo. Che emozione! Se ci ripenso ancora sudo!... Papà mi guardò e mi disse che trasmesso questo pezzo saremmo andati a casa, l'orologio segnava le sette di sera, avevo trascorso una giornata con mio padre, era finito il suo turno di lavoro, ma le ore trascorse mi sembravano volate. Lui mi disse sulle scale all'uscita... che impressione hai avuto con Jean Paul… stupenda papà! grazie… sono io che ringrazio te, Jean Paul mi ha riferito del tuo forte interesse mentre mi dettava il pezzo!... Dai meriti un premio!
Vieni facciamo un break, qui sotto c'è una bella birreria ed entrammo, papà prese un schiumoso boccale di birra alla spina e a me, che allora ero dodicenne, offrì una Coca-cola con patatine. Tornammo a casa in auto e arrivati nel cortile aprì il baule e ne estrasse un uovo di Pasqua… tieni Massimo questo è per te! Due minuti dopo lo aprii a casa in cucina, mamma si precipitò ad assaggiare la cioccolata fondente, io mi adoperai a scartare la sorpresa, ci trovai un piccolo mappamondo con la base in plastica bianca e la Terra formata da due calotte semisferiche in metallo pitturato; ancora a distanza di un sessantennio se ne avverte un vago odore di cioccolata mischiato all'ineffabile ricordo del rassicurante, incitante e solare sorriso di mio padre.

Dopo l'incontro con il redattore Jean Paul di quel giorno di Pasqua iniziò per me una nuova vita. Iniziai a frequentare, svegliandomi un quarto d'ora prima la mattina per andare a scuola mi soffermavo a lungo presso il chiosco dei giornali, dove con la scusa dell'acquisto di un paio di bustine della Panini mi soffermavo a leggere i titoli e a volte anche gli articoli dei maggiori quotidiani sportivi. Pochi mesi dopo, affascinato da un amico, mi iscrissi al Corso Radio Elettra e costruii nel giro di poche settimane la mia prima radio a galena con tanto di cuffietta (a quei tempi tipo carrista) e così in ogni domenica seguivo attentamente "Tutto il calcio minuto per minuto" con le sue cronache ed i suoi commenti postpartite. Poi passò qualche anno ed iniziai a seguire in Tv "Novantesimo minuto" con il mitico Paolo Valenti e le prime rudimentali moviole...e poi arrivarono i miei 18 anni, i miei esami di maturità che superai a dire il vero con  superficialità avendo scelto un indirizzo tecnico che mi avrebbe accompagnato tutta la vita, mentre mio padre desiderava vedermi applicato in attività giuridico-letterarie dove a dire il vero riuscivo, almeno come giudizi, ad uscirne meglio. Ehhh!! Cosa volete farci, la vita andrebbe scritta a matita (se si avesse poi la gomma per cancellarne le righe scritte male!).   
Io iniziai di lì a poco a lavorare rinunciando alle pressioni di papà che mi fece iscrivere all'Università facoltà di Economia e Commercio ma si trattò di un mero fuoco di paglia. Eravamo alla fine degli anni '60 ed io ventenne m'innamorai prima della Vespa, poi della Cinquecento e poi di mia moglie. A chiudere questo bel trittico arrivò la notizia del pensionamento di papà e assieme a lui se ne tornò in Francia presso la sua famiglia JeanPaul... per me si chiuse in quel momento il più bel romanzo letto e vissuto nell'ufficio stampa di mio padre in un mondo affascinante, coinvolgente, interessante come mai più avrei avuto in futuro occasione di ritrovare nella mia vita.  Ma segue oltre mezzo secolo vissuto in casa con moglie e figli lasciati crescere con quella santa donna di mia moglie, mentre io lavoravo a volte vicino casa a volte lontano per mandare avanti la nostra famiglia. 
Gli anni passano, i miei genitori si ritirano in un paesino dell'Umbria dove durante le festività e nei mesi estivi si godranno i nipotini. Arrivò purtroppo a pochi anni dal suo ultimo giorno di lavoro, anche l'ultimo giorno di vita e ci lasciò prematuramente alla soglia dei settant'anni. Di colpo si spense un faro, una luce sempre presente a segnalarti come fossero scogli, le difficoltà della vita e grazie a quel faro non ci andai mai a sbattere contro, forse qualche volta le ho sfiorate ma ne sono sempre uscito indenne.

Sogno raramente, ma stamane mi sono svegliato con questo film nella mente.
Era la prima settimana di ottobre del 1960, erano da poco terminati i giochi della XVII Olimpiade svoltisi a Roma (ricorderete il celebre record sui 200 piani stabilito da Livio Berruti in barba ai velocisti americani) e papà a causa della straordinaria mole di lavoro causata da questo evento non potè andare in ferie prima del mese di ottobre e così decise di consumare i suoi 15 giorni proprio dal primo ottobre e scegliendo come meta delle vacanze la Corsica.
Partimmo con il treno alla volta di Livorno per imbarcarci sul battello che ci avrebbe sbarcato a Bastia. Mia madre, causa recente intervento chirurgico subito da nonna era rimasta ad assisterla e così io e papà (quasi presagissimo un celebre film di Sordi e Verdone) eravamo soli a goderci, almeno per me, quella che fu la più bella vacanza della mia vita. Girammo in due settimane tutta l'isola a partire da Bastia dove sbarcammo e prendemmo un trenino che attraversò tutta l'isola tra monti e vedute mozzafiato sul mare per arrivare ad Ajaccio culla di Napoleone dove visitammo casa, museo, monumenti e poi al tramonto la gita in barca di fronte alle Iles Sanguinaire, che spettacolo! Poi papà prese in affitto un'auto con cui proseguimmo il tour di tutta l'isola, un giorno le  Bocche di Bonifacio, il successivo le calanche di Piana, e ancora Calvi, l'Ile Rousse, Saint Florent e terminare di nuovo con Bastia e la traversata verso Livorno. Fummo fortunati, godemmo di un bel proseguimento dell'estate per tutta la nostra vacanza con tutti i suoi ricordi che porterò sempre con me, i bei pranzi alla francese, le cene a base di crostacei, perfino i bagni in mare, l'acqua era tiepida, l'acquisto dei  vari ricordini tipici dell'isola, la spedizione di cartoline ai parenti, le foto in diapositiva che ancora, se pur sbiadite, posso rivedere... ma il mio sogno s'interrompe, mi sveglio di soprassalto sembra che mi abbiano bussato alla porta, vado, apro, non c'è nessuno... un sogno, ho sete, vado in cucina, bevo un bicchier d'acqua e torno a letto. 
Come d'incanto e come in un film, dopo l'intervallo pubblicitario, riesco dopo un po' a vedere il secondo tempo, forse sono nella fase Rem ma avverto nella mia stanza la presenza di mio padre in sella ad una bicicletta da corsa... papà ma cosa ci fai in bici?!?... eeeh Massimo devo fare un lungo viaggio ma vieni prima di partire beviamoci una birra! Mi portò alla stessa birreria di cinquantanni prima dicendomi accostando i boccali... Massimo ora sei un uomo e la puoi bere!... Grazie papà e lo abbracciai mentre lui mi strinse forte forte una spalla quasi a voler dire non so se ne berremo ancora e mentre si gustava la sua seduto su uno sgabello io di fronte a lui provai a chiedergli: papà ma con tutti  i pezzi che ti sono passati da trasmettere ai giornali per più di 30 anni qual è che ti è rimasto più impresso?... Eh figlio ce ne sono diversi, dalla morte del Papa, alla guerra in Corea, e poi a Cuba, allo sbarco sulla Luna e.....ma no papà di sport dai dimmene una... beh da piccolo amavo andare in bici e la passione mi è rimasta... ma di calcio non hai un ricordo... il calcio non mi ha mai appassionato quanto la bicicletta, sì sono stato simpatizzante della Fiorentina e nel 1956 fui felice quando vinse il suo primo scudetto, sai Firenze è una bella città, mi piace molto... e allora dimmi un ricordo che tu serbi per il tuo ciclismo... era il 1949, la tappa Cuneo Pinerolo e Mario Ferretti in una sua storica radiocronaca disse ed io battei il pezzo sulla telescrivente: "Un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi" quell'anno Coppi vinse il giro d'Italia battendo il suo rivale Gino Bartali secondo in classifica a un quarto d'ora, un mito!..

Papà, papà... ma dove vai!?... Uscì dal locale e salì in sella... ma dai resta qui continua a raccontare... no Massimo devo andare mi aspettano... ma dai resta, almeno scrivici un memoriale con tutte le tue storie da raccontare ai nipotini... mi spiace ma mi aspettano, è tardi e poi a che serve un memoriale? Io so scrivere solo dietro battitura e quindi dovrei trovare lo scrittore e poi magari trovato lo scrittore non troveresti nemmeno un lettore!
Ciao, devo scalare questa ultima montagna e poi sarà tutta discesa! Dai quel che è passato non conta più, ora c'è solo il futuro e per me non ce n'è più!... ...
Papà, papà, aspetta!!
Si alzò sui pedali, girò il capo, con la mano mi fece un gesto di addio e scomparve dietro una curva con il passo di un vero campione!                                        Si!... il passo di un vero campione di vita!
Ti voglio bene Papà!

Tuo figlio Massimo