Questo matrimonio non s’ha da fare, nè domani nè mai” dissero i Bravi a Don Abbondio. I Promessi Sposi è una magnifica opera di Alessandro Manzoni da cui si trae costantemente spunto per nuovi pezzi. La Juventus alias Lucia e Manuel Locatelli in versione Renzo. E’ una trattativa infinita. Sono sincero: non avrei mai pensato a un simile braccio di ferro. Auspicavo che le parti raggiungessero prima un accordo. Questo per loro, ma soprattutto per l’uomo. Si parla di un ragazzo di 23 anni che deve conoscere il proprio futuro professionale da ormai alcuni mesi. Mi pare troppo banale sostenere che le cifre percepite giustifichino qualsiasi patimento da parte di alcune persone. Molto spesso ci si dimentica che anch’esse sono dotate di anima. Sono proprio come noi. I sentimenti non sono variati dal solo denaro. Si può sostenere che determinati compensi rappresentino uno sproposito e, se confrontati a quelli della gente, siano anche poco etici. Ma non si deve mai immaginare che ciò giustifichi la sofferenza. Non è ammissibile. Le trattative di calciomercato vantano una peculiarità: non si stanno cedendo beni perché i cartellini rappresentano individui in carne e ossa che poi sono costretti a seguire il loro destino. Giungo subito al nocciolo della questione. Non è la prima volta e, purtroppo, sono convinto non sarà nemmeno l’ultima. Tuttavia, questa telenovela tra bianconeri ed emiliani ha mandato un’immagine fastidiosa del mondo del pallone.

Sei pazzo!”. Mi direte. In effetti, se apro lo sguardo a ciò che accade intorno a me, mi rendo conto che avete perfettamente ragione. Il mondo è a pezzi. Potevamo farci bastare il covid? Figuriamoci. Non ne abbiamo mai abbastanza. Così alla crisi sanitaria se ne è aggiunta una economica da brivido e, in parte, dovuta anche ad alcune scelte forse eccessive soprattutto durante la prima fase della pandemia. Così, per tanti, il lavoro è diventato un miraggio e mantenersi è un lusso a cui, però, non si può rinunciare. Le differenze tra chi era benestante e chi faticava si sono amplificate a dismisura e i “nuovi poveri” stanno affollando le mense della carità. Penso a quei padri di famiglia o alle donne che hanno perso la loro attività perché bloccata a lungo e, quando è giunta la possibilità di ripartire, non hanno potuto fare altro che raccogliere i cocci. Perché? Se sono arrivati, i sussidi non sono stati sufficienti. Immagino i tanti giovani laureati, diplomati o non, che faticano a trovare un posto nella società. Troppo spesso si afferma con estrema faciloneria che è colpa loro. Non è sempre così. Vi è un numero di persone che davvero rifiuta la fatica, ma esistono anche molti individui che, se ne avessero la possibilità, accetterebbero un duro lavoro. Questi percepiscono su di loro il peso del tempo che scorre, ma le opportunità non arrivano. La mente corre all’Afghanistan e a quanto sta accadendo con i Talebani che si stanno riprendendo quei territori dopo vent’anni in cui si è cercato di esportare la democrazia. A quanto pare il popolo aveva gradito. Sono giorni che i media mostrano immagini di individui disperati. Cercano di scappare in ogni modo. Prendono d’assalto gli aeroporti. Si arrampicano sulle scalette degli aerei per tentare disperatamente una fuga estremamente pericolosa da quei luoghi. Nel 2021 è una situazione incredibile. Ho sempre pensato che cercare di esportare la democrazia fosse profondamente errato perché ogni popolo ha la sua cultura ma, assistendo a certe scene, mi sorgono dei dubbi. Quando le persone sperimentano il modo di vivere tipicamente occidentale, troppo spesso filosoficamente denigrato, poi faticano a staccarsene. Da quel punto di vista, credo possiamo ritenerci fortunati di essere sempre stati dalla parte giusta della Cortina di Ferro. Si parla di corridoi umanitari. Siamo sicuri che sia la scelta corretta? Forse sì. Probabilmente no. Non lo so. Il punto è che queste persone devono essere aiutate. Qui la situazione è sicuramente migliore sotto il profilo della libertà ma, dal punto di vista economico non è certo rosea. Se sbarcano senza un lavoro, non sicuri del futuro che li attende, è davvero la loro salvezza? Può, e deve essere, una situazione momentanea, ma servono soluzioni per il domani.

Non voglio dilungarmi troppo. Non gradisco nemmeno unire il sacro al profano perché mi rendo conto che, in un momento come questo, lamentarsi del brodo grasso è qualcosa di ridicolo. Lo affermo senza mezzi termini. Dalle mie parti, tuttavia, si dice che “ognuno guarda a casa propria”. Ciò accade nel positivo, ma troppo spesso non nel negativo. Ci si focalizza su chi sta meglio di noi e si fatica ad analizzare la posizione di chi, invece, è in una condizione peggiore. Allora chi è in ferie si lamenta perché, magari, le deve trascorrere a casa mentre il suo vicino è andato in Sardegna. Chi non può viaggiare all’estero è costernato perché deve rimanere in Italia mentre l’amico è riuscito a raggiungere una qualche isola esotica. La situazione ci sta sfuggendo di mano? No! E’ sempre stato così. I ricchi e i poveri sono esistiti da quando l’uomo abita il pianeta terra. Le guerre erano in atto anche prima del coronavirus e i popoli in grande sofferenza. Il problema è che non ci si rendeva conto. Tutto oggi pare stridere di più in quanto il malessere ci sta toccando sempre maggiormente da vicino. Allora la foto sui social della donna che prende il sole a bordo piscina fa male se avvicinata a quella della ragazza afghana in lacrime perché non sa che ne sarà della sua vita sotto un Regime Talebano. L’immagine del ragazzo che cuoce carne durante la classica grigliata di Ferragosto ha lo stesso enorme stridore del gesso sulla lavagna quando è paragonato al coetaneo che deve contare il centesimo per la spesa e vive proprio lì, di fianco a lui, dove è nato e cresciuto.

Il problema è che i primi non notano i drammi dei secondi perché sono focalizzati su se stessi e sul piccolo mondo in cui soggiornano. Non riescono ad aprire lo sguardo al resto del pianeta e hanno pure la vista annebbiata rispetto al futuro. Allora si lamentano perché le ferie stanno finendo senza rendersi conto che, per altri, le vacanze durano da una vita, ma non sono quelle che immaginano. Una qualche Signorina può costernarsi perché deve restare a prendere il sole nella piscina di fianco a casa mentre un’altra non sa come fuggire da uomini che rischiano di trattarla come si faceva ormai secoli fa. Domani, però, il problema potrebbe essere anche nostro. Non sappiamo come andrà a finire perché il globo sta vivendo un periodo di estrema incertezza. Come scritto all’inizio, i soldi non fanno la felicità. Ma senza il denaro non si campa. Occorre essere molto pragmatici. Oggi i governanti pare abbiano compreso che il sistema utilizzato a inizio emergenza non sia più sostenibile e si stiano attivando in ogni modo per provare a risolvere il molteplice grave disastro che si è venuto a creare. Questo è quello che rischia di ridurci al lastrico e al dramma più completo. Se al dilemma sanitario si continuerà ad aggiungere una tragedia finanziaria di proporzioni sempre più importanti, il destino dell’umanità rischierà davvero di essere definitivamente segnato. Ci si dovrebbe concentrare sul prossimo e sul futuro, ma è ancora troppo difficile. Questo è il tipico segnale che il punto di rottura non è stato raggiunto. Il tempo, quindi, è dalla nostra parte e, come sostenuto, mi pare che le Istituzioni si siano ormai dirette sulla retta via da alcuni leggermente persa a inizio pandemia. Mi riferisco a quella dell’equilibrio. Forse, riusciremo davvero a salvarci.

Per il momento, però, si lasci da parte la retorica e non la si utilizzi soprattutto ad arte. Certe immagini ci feriscono, ma non ancora abbastanza da distoglierci dai nostri problemi della vita quotidiana ed è giusto che sia così perché ciò rispecchia lo spirito di sopravvivenza. Ogni uomo è naturalmente egoista. Ma non parlo di un egocentrismo cattivo. Mi riferisco alla volontà di stare bene che è poi ciò a cui ci spinge la nostra natura. Se hanno diritto a questo gli sposini che non possono fare il sognato viaggio di nozze oppure i genitori che non riescono a donare qualche giorno di riposo al mare ai loro fanciulli perché non ne ha facoltà il giocatore che deve attendere mesi per conoscere in quale città dovrà proseguire la sua vita da solo o con la famiglia? Tutto è proporzionato e nemmeno questi sono problemi banali per chi li affronta. Per quale ragione si critica Donnarumma se lascia il Milan per accasarsi al Psg? Cosa ha fatto di male? Ha semplicemente seguito la propria ambizione economica e professionale. In quante persone comuni effettuano le medesime scelte? Esistono manager che cambiano società ogni anno. Perchè non vengono definiti “mercenari”? Per quale motivo non sono tacciati di avidità? In quanto, giustamente, approfittano delle loro fortune che, sovente, l’invidia di alcuni colpisce in maniera inutile. E’ di moda affermare che “la tua libertà ha fine dove inizia la mia”. Seguendo questo principio, che definisco importante dal punto di visto teorico, ma difficilmente praticabile in modo letterale, quale sarebbero i diritti altrui lesi da tali personalità? Se svolgono la loro opera in maniera corretta e senza defraudare il prossimo, non vedo colpe. Noto soltanto bravura e il bacio cieco della Dea Bendata che, purtroppo, non ha potuto colpire chiunque.

Le immagini di Kabul mi fanno riflettere molto. Comprendo che la nostra società occidentale, forse, è riuscita a ritrovare l’equilibrio nel momento opportuno prima di trasformarsi in un colabrodo sanitario economico e sociale da cui sarebbe stato praticamente impossibile rialzarsi. Mi guardo intorno e ringrazio il Cielo di avere la libertà, bene a cui l’essere umano non potrà mai rinunciare.