Sono lontani quegli anni, eppure per chi li ha vissuti sembrano sempre dietro l'angolo, poi basta guardarsi allo specchio e capire che ne sono passati tanti, ma tanti, cominciando da quel primo capello o filo di barba bianco.
Era la metà degli anni '80, quando scendevo per la strada a giocare a calcio con i miei amici, e già ci piacevano anche altri sport, come il basket o i baseball, ma il calcio era quello che univa tutti. Ero il primo a scendere, alle ore 16:30 dopo aver visto Holly e Benji su Italia 1, e per la maggior parte delle volte stavo solo, palla sotto il braccio, e iniziavo a palleggiare, palleggiavo e palleggiavo, fin quando non arrivava qualcuno per giocare insieme a me. Ecco che in due ci divertivamo a giocare a 'Porta a Porta', dove bastava fare due porte, mettendo qualsiasi cosa in  terra, che sia stato un mattone solamente segnando in terra con del gesso trovato in un cantiere vicino. Quando arrivava la il terzo amico, allora si passava a giocare alla 'Tedesca', uno i porta e gli altri due che si passavano la palla per aria per poi concludere in porta, si partiva con un tot di punti ciascino e poi, chi tirava fuori dai pali doveva sostituire il portiere, così l'avvicendamento fino a terminare il gioco dove c'era la micidiale 'spalletta' che toglieva tutti i punti, portando il portiere a divenire volante, quindi che poteva uscire dalla sua porta, nella speranza di non subire più reti, altrimenti lo avrebbe buttato fuori dal gioco.
Ecco che poi alle 17:00 arrivavano altri amici, quindi si cominciava a giocare al calcio vero e proprio, quindi si partiva da un 4vs4 o 5vs5, li cominciava il caos generale, c'era chi non voleva stare in porta, quindi si giocava con il cambio portiere ogni cinque minuti, in delle partite interminabili, che potevano durare anche un paio di ore, o addirittura fino all'ora di cena. Ma in alcuni giorni, quando la pioggia era fitta, ecco che dove noi giocavamo una enorme buca si riempiva d'acqua e ci costringeva a giocare nelle sue vicinanze con la paura che prima o poi quella palla entrasse dentro la sua enorme bocca, così la soprannominammo 'Pozzangheraccia'. Non so quanto sia stata profonda, forse un metro e o qualcosa in più, non era mai stata chiusa dal Comune, e nemmeno dalla gente che abitava al tempo in quella zona, eppure quando il pallone andava a finire lì dentro, il terrore copriva il volto di chi doveva andarlo a recuperare, avevamo una media di 9-10 anni, si chiedeva ai passanti di recuperarla, ma per la maggiore la gente ci rispondeva di no, per non sporcarsi, si cercava con sassi vari di spedire la palla su i bordi, così da raccoglierla, ma alcune volte non c'erano nemmeno i sassi, quindi con rami spezzati, ma alcune volte se queste cose non c'erano ci si doveva addentrare, soprattutto se questa restava al centro della pozzanghera. Ricordo che molti genitori, o coloro che passavano, ci dicevano di non giocare in quel posto e di andare poco più distante, ma noi avevamo in quel sito il nostro 'campetto' e per la maggiore era sempre tranquilla la situazione, anche se quando non pioveva la voragine era sempre là, ma la si poteva tranquillamente affrontare, alle volte con uno scivolone, che lasciava la polvere di terra addosso. Quella buca rimase là per tutto il resto della mia adolescenza, poi successe che una signora distratta ci cadde dentro e si ruppe la gamba, dopo la denuncia, ecco che arrivarono quelli del comune e chiusero per sempre la buca, con abbondante terriccio.
Quella strada è rimasta sterrata, ancora oggi quando ci passo vicino mi rivedo ragazzino a tentare di raccogliere il pallone in quell'enorme voragine piena d'acqua, che in quel tempo chiamavamo 'Pozzangheraccia'.