Fa’ che i tuoi famigliari ti rispettino piuttosto che temerti, perché l’amore segue il rispetto più che il timore e l’odio”. Così parlava Demostene, oratore e politico vissuto prima di Cristo. Giungo subito al punto. Diretto. Credo che, se ci fosse maggiore capacità di onorare i pensieri altrui, staremmo tutti molto meglio. Manca serenità. “E’ impossibile raggiungerla” mi direte. E’ vero, ma perché non ci si mette nemmeno un minimo d’impegno. E’ così difficile capire che a ogni mente corrisponde un’idea diversa? Non possiamo immaginare un mondo di robot identici uno all’altro. O meglio, qualcuno ha provato a originare una simile realtà. Non gli è andata troppo bene… Non è mia intenzione fare prediche. Non sono un sacerdote. Vorrei soltanto godermi un tantino di pace e questa può esistere esclusivamente se si riconosce nell’altro un proprio simile. Dal momento in cui lo si umilia, offende, aggredisce verbalmente e attacca non ci si pone più sul medesimo livello, ma ci si eleva come a salire su un piedistallo. Può esserci una motivazione valida? No! Nemmeno se si è professionisti di un determinato settore. E’ chiaro, quando tratta di Hegel, un filosofo conosce meglio la materia rispetto a un ingegnere meccanico. Nel mondo attuale, però, esistono miriadi di modi per apprendere e nulla è più così settoriale. Potrebbe essere che si creda di avere di fronte una determinata persona per poi notare incredibili sorprese. Pure se così non fosse e l’interlocutore coincidesse con lo stereotipo che si nutre di lui, partire dall’alto è sempre errato. Ritengo sia giusto mettersi alla pari e noto quanto è difficile che ciò avvenga. Vi porto l’esempio del medico. Spesso si va dal dottore riferendogli qualcosa letto sul web e questi si infervora perché ritiene di essere lui la fonte più attendibile. Detto che non tutto ciò che si trova online è “fuffa inutile”, sovente ha ragione. Non è, però, il caso che si arrabbi. Serve la capacità di essere più accoglienti e questo in ogni individuo. Volete una dimostrazione pratica del contrario: c’è una recente esposizione social del professor Burioni che sta facendo il giro del web: “Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”. Mi ha raggelato il sangue nelle vene.

Fino al 2020 il mondo stava male, ma non era alla disperazione. Da un anno e mezzo sembra scoppiato il putiferio. In effetti è così. La pandemia ci ha messi in ginocchio sotto ogni punto di vista: sanitario, economico, sociale, psicologico... Non ci si è salvati e nessuno è stato escluso. Ha colpito tutto il globo. Da quell’orribile mese di marzo, temo la situazione attuale. Sentivo affermare che sarebbe stato sufficiente il lockdown per placare le ire del virus. Qualcuno pensava che in un amen tutto sarebbe stato risolto e, dopo il grande spavento, il mondo sarebbe diventato migliore. Le persone avrebbero imparato la comprensione. L’immensa paura li avrebbe riportati al suolo, come se prima fossero affezionati a incredibili voli pindarici. Era così. Ma non per tutti. La ridimensionata è giunta. Su ciò non c’è dubbio, ma l’animo è peggiorato. Sembra un giudizio di valore a cui non sono abituato, ma questa volta devo lasciarmi andare a tale fattispecie. Troppa gente si è incattivita. E’ come se dentro al suo Io fosse esplosa una rabbia latente. Probabilmente è insita nell’animo umano. Non lo so. Non sono un professionista della materia, ma noto una suscettibilità che non esisteva. I nervi sono costantemente a fior di pelle. E sapete chi è maggiormente propenso a questa situazione? La persona più aggiornata. Siamo bombardati dalle news ed è giusto che sia così. Tuttavia, ormai, molti non sono più in grado di mantenere l’aplomb. Se non prevarica certi limiti, da un lato, è pure positivo perché ho sempre sostenuto che una sana litigata sia migliore di una verità nascosta. Ma alla fine occorre trovare un ricongiungimento. La nota via media. Il compromesso tanto odiato da molti. Altrimenti la discussione non avrà condotto ad alcunché di costruttivo. Anzi, avrà contribuito a rafforzare in noi la tenacia nel non comprendere, accettare e accogliere il pensiero altrui. Chiunque esso sia, pur se mi parla di tematiche in cui tendenzialmente potrei essere più esperto, amo discutere perché dal mio interlocutore posso imparare qualcosa di nuovo. L’idea dell’altro regala uno spunto in quanto non sto trattando con un essere inferiore, ma con un mio pari.

Non sono qui a richiedere amore e fiori che escono dai cannoni. Mi piacerebbe soltanto un minimo di tranquillità pur restando ognuno nelle proprie posizioni. L’ultima “battaglia” giunge dal green pass. Ascolto sovente il parere degli esperti che sedimenta in me ancora maggiormente l’idea fattami sul vaccino. E’ dall’inizio dell’emergenza che sostengo una teoria: l’unico modo di uscire dalla pandemia è una soluzione chimica. Non sono mai stato un fan del lockdown. Mi provo a spiegare. Se la mia stanza è piena di oggetti, ho due soluzioni: attendere che si decompongano aspettando in un altro luogo o levarli. Posso scegliere la prima ipotesi ma, per tante notti, dovrò dormire altrove. Il confinamento rappresenta proprio tale idea. Funziona. Tuttavia, nessuno può permettersi certe tempistiche. Anche se ho ritenuto quello italico eccessivamente rigido e ancora non approvo alcune scelte del Governo Conte perché troppo lesive rispetto a determinate esigenze personali come il supporto psicologico di un parente, un fidanzato o un amico, che in minima parte poteva essere concesso, comprendo che inizialmente non si avessero altre soluzioni. Ora, però, si ha l’immunizzazione e non si può tornare indietro.

Occorre sempre avanzare. Passo dopo passo. Da gennaio scorso, si può vantare di tale arma che dev’essere sfruttata, ma non obbligata. Così si torna costantemente al solito brocardo che considero quasi un legalismo: “la mia libertà termina dove inizia quella altrui”. E’ un cavallo di battaglia che si utilizza sovente con il fine di giustificare un’imposizione. Ha un valore teorico fondamentale. E’ chiaro e banale, ma non ha un risvolto pratico altrettanto semplice. Porto l’esempio del crocifisso nelle scuole. E’ più importante la libertà del ragazzo islamico di non vedere Gesù o quella del fanciullo cristiano di averlo sempre con sé? Eh… E’ un bell’inghippo. Trovate? Quindi? Provate a risolverlo con la massima di cui sopra. Se Tizio, di diversa religione, è infastidito da Cristo avrà la facoltà di non vederlo, ma questa finisce nel momento in cui Caio, credente, ha la necessità di averlo sempre di fronte a sé. Al contrario, quest’ultima non può prevaricare quella del primo. Vedete? E’ un bag! Quindi? Come si fa? Interviene la legge. Dura lex sed lex perché approvata da chi, democraticamente eletto, rappresenta la maggioranza del popolo. La differenza è sottile, ma esiste. Non è l’esperto psicologo che decide se ha ragione Tizio oppure Caio. A scegliere è la comunità rappresentata dall’autorità che provvede all’atto. Lo stesso vale per il vaccino. Esistono dei sieri a cui ci si deve sottoporre a pena di sanzioni e, per alcune categorie, vale anche per quello anticovid. Il green pass è semplicemente un modo per aumentare la quota di immunizzazione senza ricorrere a strumenti “punitivi” per chi non accetta la soluzione chimica. Volete sapere se lo considero discriminatorio? Beh… Mi sembra palese. Non ci si vorrà nascondere dietro un dito. Se Sempronio desidera accedere a un determinato luogo deve assoggettarsi a un trattamento medico con una, seppur molto bassa, percentuale di rischio che questo gli provochi danni. Giudicate Voi. Ora, però, è il momento di avere coraggio e fidarsi della scienza perché non si hanno alternative. Quindi? Siccome si tratterà di un passaggio momentaneo come lo è stato il lockdown, ritengo corretta l’idea del certificato. O meglio: mi pare filosoficamente aberrante (scusate il termine forte), ma concretamente inevitabile. Purtroppo, non si ha altra chance. La variante Delta sta dilagando e non ci si permetteranno ulteriori chiusure quindi l’immunizzazione è la soluzione da seguire. Qualcuno vede nella decisione di affidarsi al pass una sorta di parafulmine operato dalla politica. Come a dire: “Non era obbligatorio, indi, per i rari casi in cui qualcosa va storto, non è colpa mia”. In effetti, può sembrare così. Ma non la vedrei proprio in quel modo. Credo più che sia un invito forte, deciso, e per qualcuno pure eccessivo, a effettuare una determinata azione con la volontà di lasciare comunque una scelta. In sostanza, più che un atto di codardia, mi pare una decisione audace. La situazione ideale sarebbe quella per cui la scienza avesse trovato un’efficace cura domiciliare. E qui, a mio modesto parere, ha peccato perché non può pretendere di chiedere fiducia cieca in una soluzione senza proporre alternative. Così rischia di confondersi con la religione. L’ultima però, non si fonda sul metodo empirico. Tuttavia, al momento, non si hanno strade diverse, quindi non resta altro che il vaccino e la fede da riporre assolutamente in chi lo propone. Io l’ho fatto.

Perchè ho sostenuto tale teoria? Ho cercato di comprendere e accogliere il prossimo senza, per questo, foderarmi gli occhi di prosciutto. Della serie, è molto chiaro che il mondo non è fatto di petali svolazzanti in mezzo a unicorni saltellanti e felici. La terra si compone di cervelli pensanti che hanno idee e pareri diversi. Questi si scontrano formando un magnifico brainstorming. Ciò deve condurre al miglioramento. Se il confronto non avviene nel rispetto del prossimo, nell’apertura mentale e nella pace, il target non sarà mai raggiunto. Percepisco intorno a me una grande necessità di calma. E’ come se si vivesse in un clima costantemente al limite, pronto a esplodere in ogni istante e per tutti gli argomenti. Nell’emergenza da covid, ogni tematica è potenzialmente una bomba. Credo che ciò non prometta niente di buono. Forse, è il momento di rallentare anche perché dove manca la serenità è assente pure la lucidità.