(REPLICA RIMANEGGIATA DI UN SIMILARE MIO VECCHIO ARTICOLO)

Mio padre quando era ragazzo visse alcuni anni della sua adolescenza in un paese appollaiato sulle Alpi Marittime distante alcune decine di km da Nizza dove frequentò le scuole superiori. La giornaliera frequentazione del treno lo porterà ad avere nella sua vita una morbosa attrazione per tutto il mondo della strada ferrata. Era talmente 'innammorato' dei treni che mia zia Clementina un giorno mi raccontò un episodio sempre taciuto, forse per vergogna, e per svariati anni dai miei cari genitori. 

Io avrò avuto poco più o poco meno di un anno, avendo da pochi giorni iniziato a compiere i primi passi, quando papà Renato prese la decisione di volermi far conoscere agli affezionati parenti nei pressi di Nizza e così in una settimana di ferie si presentò assieme a mia madre, con il nascituro in braccio, alla carrozza di 2a classe prenotata del treno Espresso che dalla Stazione Termini conduceva nel bel capoluogo della Costa Azzurra, ma papà si distrasse per guardare il nuovo tipo di locomotore in testa al treno e prima di accedere al vagone con i posti prenotati dimenticò di consegnare all'addetto il regolare visto di temporaneo espatrio del minore e così quando il treno arrivò alla frontiera di Ventimiglia dove Polizia e Gendarmeria salirono a bordo per visionare i documenti...beh!... zia mi raccontò di aver rivisto in quel racconto una scena del famoso film "Caccia al Ladro"...
Papà Renato tentò con il "fagotto" in mano prima la via di fuga nella toilette (a quei tempi non esisteva la spia di segnalazione posta in testa al corridoio) e la fece franca con i poliziotti italiani, ma subito dopo passarono i gendarmi francesi che in solenne lingua francese chiedevano piuttosto bruscamente: "... dames et monsieurs...documents s'il vous plait!!....rien a déclaré??"...no niente...rispondono i miei genitori....e come uscirono dallo scompartimento i gendarmi mia madre guardò fisso mio padre...le divennero gli occhi lucidi...e poi ...tutta tremante con voce soffocata...ma disperata (non poteva urlare altrimenti avrebbe attirato i gendarmi)..."...ma Renato!!!...dove hai messo Massimo...il mio bambino non c'è più...io sono andata un attimo in bagno!!...Ohhh!!!...Dio mio!!!...ma che ce lo hanno rubatooo!?!"  "....shhh!!...zitta ...Ofelia...non farti sentire....!!"  "...ma da chi!?!...se ne sono andati...io VOGLIO il mio bambino!!!...hai capito!?!" "...ed è per questo...che ti dicevo di non far chiasso...ssshhh!!...è lì...dentro la seconda valigia...quella in alto!!...era mezza vuota!!!"  "...Ma tu sei un pazzo scatenato!!...oddio..presto...ma sarà senz'aria...ha solo undici mesi!!!"  "...ancora!!...stai tranquilla...stava dormendo...l'ho coricato sopra i nostri pigiami...lasciando il coperchio della valigia con due dita di aria...e poi ci ho messo sopra i nostri cappotti....per non far notare il coperchio non chiuso...." "...ma tu sei solo...da ricovero!!...apri 'sta valigia!!!...presto!!...Renatooo!!...prestoooo!!!...o sarà già tardi!!...Dio mio!!!".
L'aprirono...ed io fasciato... imbambolato...immobile... dopo aver fatto un giro con gli occhi tutt'intorno ed aver rivisto la luce al termine di un buon quarto d'ora di solenne buio ...risi come un matto....e risero i parenti a Nizza quando fu raccontato l'episodio...e risi, ma un po' meno, anche io quando zia Clementina mi raccontò quella storiella ....ma ero ormai adulto ed ebbe il coraggio di farlo solo dopo la precoce morte di mio padre, forse per il rispetto che tutti nutrivamo per la sua figura...che si distrasse, allora, solo per ammirare una nuova locomotiva e non per altre becere amenità! Resterà quello uno dei rarissimi episodi in cui mio padre, nella sua vita, si fosse mai trovato in affanno e quindi si vide costretto ad escogitare una strategia tanto encomiabile per genialità quanto esecrabile data la sua pericolosità, ma partorita unicamente per compensare una semplice, innocente e puerile distrazione.

Ricordo con piacere i rari pomeriggi domenicali quando papà, libero dai ferrei turni di lavoro in Agenzia di Stampa mi portava a vedere i treni alla Stazione Termini oppure allo Scalo San Lorenzo. Piacevano tanto a lui quanto a me, le manovre, gli smistamenti, l'aggancio dei vagoni, la formazione del convoglio con l'arrivo del locomotore, e poi ancora negli anni '50 erano in circolazione nelle tratte secondarie le vecchie locomotive a vapore!...che spasso a guardarne il rifornimento...il primo vapore che sbuffava...il lento movimento della stantufferia alla partenza...lo stridore del fischio al suo passaggio!!...spettacolo indimenticabile, scolpito nella memoria, nei miei sogni da bambino ...che un bel Natale di fine anni '50 si concretizzò con il regalo del primo trenino elettrico...era una vaporiera Marklin anni '40 con tanto di tender, tre vagoni passeggeri, una stazione ed un passaggio a livello, che costruii in scatola di montaggio, due scambi elettrici ed un plastico che fu la gioia mia e di mio padre quando rincasava dal lavoro. Era uno dei migliori sistemi, oggi andati purtroppo in disuso, per far stare insieme, condividere tempo e pensieri, padre e figlio...ed in verità si sentiva un po' esclusa mia madre...quando doveva ripeter più di una volta....ragazzi!...la cena è pronta!...o vi volete mangiare il trenino accelerato Terontola-Foligno? Rimasi affezionato al plastico ferroviario per oltre un decennio, io con papà ne realizzammo uno delle dimensioni di un tavolo da ping-pong ma poi per esigenze di spazio in casa lo dovemmo smontare ed è tuttora riposto in cantina....chissà se mai tornerà a funzionare!...me lo auguro!  Nel frattempo, con il passar degli anni avevo consolidato in me la prospettiva nutrita per ambire a fare da grande il  mestiere di Capostazione...vedere quel graduato col cappello rosso in testa e la paletta verde in mano che dà il segnale di partenza al macchinista di una fiammante Tartaruga, una 444, il locomotore più veloce di quei tempi mi affascinava totalmente e rivelai quella passione ai miei proferendo, un giorno a pranzo: "Da grande farò il Capostazione!"

Ma passiamo agli anni '60, nella Capitale si svolgeranno i Giochi della XVII Olimpiade e a Roma furono realizzate numerose opere tanto sportive quanto civili per essere pronta al forte impatto dovuto all'enorme spostamento turistico data l'eccezionalita' dell'evento. E sarà proprio nell'Agosto del 1960 alla vigilia dell'apertura dei Giochi che verrà inaugurato il nuovo scalo aeroportuale Leonardo da Vinci a Fiumicino, che passerà a tutti gli effetti operativo solo nel Gennaio del '61 con una meravigliosa terrazza riservata ai visitatori che avessero voluto osservare tutto il taffico aereo sottostante. In una domenica di primavera papà Renato con la sua nuova 600, eravamo nel pieno degli anni del boom economico italiano, mi portò sulla terrazza dell'aeroporto di Fiumicino. Quel rumore assordante degli aerei al decollo, il loro rullaggio in pista, l'atterraggio dell'allora mostro dei cieli il SuperCostellation Tristar della TWA, un quadrimotore semplicemente pauroso con quella sua imponente coda con tre timoni, mi fece accapponare la pelle...e poi quell'odore di cherosene nell'aria ed il muso dell'aereo che veniva proprio sotto la nostra terrazza panoramica... notai perfettamente il comandante che smanettava sui comandi... insomma quella sera al ritorno dall'aeroporto pronunciai una seconda mitica frase a tavola...mangiando una pizza che papà comprò in una delle prime pizzerie a taglio aperte a quei tempi:  "...cari genitori...da grande vostro figlio vorrà diventare un pilota d'aereo di linea!" "...Ma come!?! - balbettò papà Renato - ...ma fino all'altro giorno...volevi fare il Capostazione!!" "...ehh...papà!..lo so bene...ma comincio a cambiare idea troppo spesso!...sai anche nel calcio...prima ero tifoso della Roma ..."  "...ma perchè...non sei più tifoso Giallorosso!?!" "...No..papà!"  "...e di quale squadra saresti tifoso!?"  "...del Milan..papà!..del Milan!?!"  "...ohh...Gesù...ma cosa mi dici!...ma sei nato e vivi a Roma... ma come fai ad essere Rossonero!!" "..behh!!!...e allora tu che simpatizzi per la Fiorentina!!" "...ma che c'entra...tuo padre è nato in Francia...poi è venuto in Italia ed ha vissuto i primi mesi a Firenze...e pur non amando il calcio, lo sai io adoro il ciclismo, mi son fatto le prime amicizie lì...in riva all'Arno...e da allora il mio "cuore calcistico"... è rimasto Viola!!" "...E vabbene papà!..ti do ragione...ma io oramai ho scelto ...sono un tifoso del Milan!!...e da grande ...voglio fare il pilota d'aereo!...va bene!?" "..va bene..Ok.. ..Massi!!...diventerai un comandante ...."  "...ehhh...e magari di SuperCostellation!...come quello di oggi pomeriggio a Fiumicino!!" "...ehh...guarda bene che per diventare comandante bisogna studiare...e parecchio...inoltre devi conoscere almeno tre lingue..." "....non ti preoccupare...una me l'hai già insegnata tu ed è il francese...ed ora alle scuole medie faccio anche l'inglese...e poi ...continuerò!!" "Dai!!..ragazzi ...ho riscaldato la pizza...forza che la mozzarella... è buona solo quando fila!!". Era mamma Ofelia...ben felice nel non dover cucinare...almeno per una sera! 

Ma arrivò il compimento del mio dodicesimo anno, età in cui era permesso prendere da soli e cioè senza l'accompagnamento di un genitore tanto un ascensore quanto un mezzo pubblico. Per me si trattò di un felicissimo traguardo perché potevo andare a trovare papà al suo ufficio stampa quando non avevo la scuola. E così per molti anni appresso e soprattutto nei giorni festivi quando mio padre era di turno in Agenzia salivo sul bus linea 55 che mi conduceva da Viale Marconi a Piazza Venezia, da lì dopo un centinaio di metri entravo nell'artistico Palazzo Colonna, nel pieno centro di Roma e salivo all'ultimo piano sede l'Agenzia di Stampa Estera dove mio padre lavorò in qualità di telescriventista dal dopo guerra fino alla fine degli anni '70. Gli consegnavo il gavettino contenente il pranzo che grazie al metallo si manteneva ben caldo e mentre mio padre si concedeva una pausa tra il frastuono provocato nella sala trasmissioni da una dozzina di telescriventi che battevano spesso contemporaneamente le notizie per le varie sedi giornalistiche e le maggiori testate, per consumare un veloce pranzo io me ne andavo nella sala attigua, quella dei "Redattori" e divenni un discepolo di un certo Jean Paul, un giornalista nato e cresciuto in Provenza ma di mamma italiana che si occupava unicamente di calcio e ciclismo. Appresi negli anni tanti segreti volti alla costruzione dell'articolo, a partire dalla prima e flebile notizia, fino alle relative ricerche per approfondirla (e a quei tempi non esistevano i computer) e infine travasarla in uno scritto o a mano oppure battuto sulla mitica Lettera 22, terminato il testo Jean Paul lo portava in sala telescriventi dove l'avrebbe dettato al primo telescriventista libero, a volte era mio padre al quale raccontava, in francese ovviamente, ed io origliante dietro la porta ne comprendevo solo una parte, dei progressi che ravvedeva in Massimo dovuti al suo continuo interessamento alle notizie sportive con i suoi sviluppi.
L'anno appresso terminai il triennio di scuole medie, a quei tempi nell'insegnamento c'era la lingua latina, ed io in lettere e latino eccellevo tant'è che nell'ultimo colloquio che mio padre fece con i miei professori, questi ultimi si raccomandarono affinché Massimo intraprendesse alle scuole superiori un indirizzo classico data la sua valenza espressa nella letteratura ma soprattutto nella stesura dei temi.
Ma così purtroppo non fu. Un mio caro amico, Antonio M. si era iscritto all'allora tanto di moda corso per corrispondenza Scuola Radio Elettra ed aveva quasi ultimato la costruzione della sua radio... ne fui completamente calamitato e mi volli dedicare allo studio approfondito della fisica nonchè alle leggi che governano la propagazione delle onde hertziane fino a comprendere e realizzare l'apparecchio che trasforma quelle onde trasmesse nell'etere nelle vibrazioni che sollecitano il cono di un altoparlante per deliziare il nostro udito. Grande fu lo smacco che diedi a mio padre ed anche a Jean Paul quando seppero che non mi ero iscritto né al Classico né ad un Liceo  Linguistico, bensì scelsi un Istituto Tecnico Industriale per poi terminarne il triennio, dopo il biennio propedeutico, nell'allora appena nata disciplina delle Telecomunicazioni. Non mi accorsi allora che quella scelta avrebbe ferito in pieno cuore mio padre, che nel '67 quando mi diplomai mi consigliò di fare domanda alla sua Agenzia di Stampa dove nel frattempo erano subentrate nuove tecnologie di trasmissione, e con la scusa di entrare in qualità di tecnico nella sala telescriventi magari prendendone il suo posto essendo prossimo alla pensione, una sorta di cavallo di Troia, cui avrebbe fatto avrebbe fatto seguito, a suo dire, lo scontato  passaggio nell'adiacente sala Redazione dove in quegli anni fui benvoluto non solo da Jean Paul ma anche dal Capo Redattore, una persona squisita di alta professionalità che oltre a ricoprire quella carica in Agenzia era il corrispondente ufficiale della Stampa Estera presso la Città del Vaticano.
Ma la mia testardaggine mi portò a cercare il primo lavoro in un'industria produttrice di ricetrasmettitori militari nella zona industriale di Pomezia a Sud di Roma, e l'ottenni restandovi cinque anni e facendomi le ossa prima all'interno della fabbrica e successivamente nell'assistenza esterna presso le basi operative di sedi militari dell' Esercito e della Marina Militare. Pensavo di essere felice, espletando un lavoro confacente ai miei desideri, ma sarà solo l'inizio di un quarantennio di vita lavorativa da semplice dipendente metalmeccanico che mi vide migrare dal mondo delle radio, a quello delle TV domestiche per concludere la carriera in un'azienda che si occupava della riparazione di fax, modem e dei primi ingombranti telefoni cellulari.
Con il passar degli anni da scapolo divenni ammogliato e padre una prima volta e poi un'altra ancora, passo' altro tempo, e dopo due maschietti nacque una femminuccia... ma lo stipendio da metalmeccanico, se pur arrivato al settimo livello era pur sempre uno stipendio che mai avrebbe potuto raggiungere gli emolumenti di un giornalista di professione come mi  ricordò papà Renato negli ultimi giorni della sua rapida malattia che ne decretò la precoce ed incolmabile perdita. Scelsi un mestiere di pancia... e non di cervello!...
Mio padre aveva ragione!...ora lo piango...lo ricordo...lo sogno. Ho nostalgia di quel bus 55 che mi portava al suo ufficio... ho nostalgia di quella birreria sotto Palazzo Colonna dove papà ogni volta che mi recavo da lui con il gavettino del pranzo mi invitava a bere una bella bionda alla spina... ho nostalgia di quell'assordante ma corroborante rumore delle telescriventi... ho nostalgia di quell'ovattato ticchettio delle Lettere 22 con le tastiere strapazzate dai redattori mentre mi dilettavo a sbirciare nelle loro notizie... ho nostalgia delle scribacchiature di Jean Paul vergate sul foglio bianco che dopo 15/20 minuti diventava un articolo pronto ad essere venduto!... Ho nostalgia!!... Di tutto un po' di quei mitici anni!!..tanta....troppa "nostalgica"... nostalgia!!!
Trovo un moderato conforto soltanto in queste poche righe illudendomi che possano destare un minimo interesse per qualcuno, semmai volesse prendersi la briga di volerle leggere!

Sì... forse... ed è forse per questo che mi sono rifugiato nel porto certo, sicuro, protettivo ed anti crisi mentale qual è la nostra Community, e debbo tanto, ma tanto ringraziare questo portale che dà modo a chicchessia di parlare di calcio e.... non solo, in queste libere, candide e nuove pagine della esordiente rubrica che è il Bar di VivoPerLei!

Un caro abbraccio
Massimo