Oggi mi rituffo nel passato, già come tutti del resto ogni tanto guardiamo al passato, ricordando quelle giornate spensierate, senza troppi impegni, perché il più importante era divertirsi. Così torno alla metà degli anni '80, quando si correva dietro ad un pallone, si facevano volare i primi aquiloni, e quando le macchine telecomandate erano il nostro divertimento migliore.
Poi però arrivò qualcosa a cambiare quelle giornate spensierate, l'esplosione del reattore nucleare di Cernobyl nel 1986, che portò le sue nuvole radioattive anche verso l'Italia, e da quel momento la paura prese parte dei nostri genitori, che ci vietavano di toccare tutto quel che era o cadeva in terra. Avevamo le mani sempre disinfettate ogni qualvolta uscivamo e rincasavamo, anche la minima cosa che ci cadeva veniva disinfettata, e se il disinfettante non era con noi veniva riposta in una busta per poi una volta rientrati in casa pulita a dovere per poi tornare nelle nostre mani. Ma vi racconto quelle giornate di un ragazzino che non sapeva cosa erano i pericoli e pensava soltanto al divertimento.

Così arrivò il 1986, le nubi radioattive ci tenevano in casa e anche la minima pioggia faceva affacciare i miei genitori: "5 Maggio 2002, Rientra in casa!". Appena saliti i gradini della scala, mia madre era già pronta con lo spirito, dritto in bagno e mani sotto strofinate per bene. Poi via i vestiti che venivano sciacquati nel lavabo e direttamente mi mettevo il pigiama. Le scarpe restavano fuori il ballatoio, per poi essere riutilizzate il giorno dopo. Quell'anno passò davvero tra il terrore, ricordo che non avevo nemmeno 6 anni, e un giorno mi cadde una caramella dalle mani, ricordo ancora era una menta zuccherata, quelle morbide tipo le giuggiole, e la paura di mettere le mani in terra mi portarono a piangere, tanto che mia madre mi disse "Non ti preoccupare, ne prendiamo un'altra" facendomi una carezza sul viso.
Poi quel terrore passò, e potei tornare in strada con i miei amici a giocare. Ricordo che da ragazzino il raggio di spostamento era davvero ridotto, non più distante che del sotto casa, dove la strada era soltanto un pericolo, ma che noi avevamo come obbligo lo stare distanti dal non superare un muretto lungo che collegava due palazzi nel quale c'era la strada interna tra le nostre palazzine e quelle di fronte, sempre sotto lo sguardo attento dei nostri genitori. Il gioco preferito era il calcio, come non poteva esserlo per noi che calciavamo i primi palloni?
Ma se il calcio era un gioco che potevamo utilizzare solo noi maschi, per far partecipare anche le femminucce giocavamo ad altri giochi.

1) Palla Avvelenata
La palla avvelenata era un gioco divertente, era una sorta di acchiapparella, soltanto che si doveva rincorrere gli altri con la palla in mano e al ravvicinamento scagliarla verso di lui o lei per fermarlo/a. Così uno di loro calciava il pallone verso il muro del palazzo e nel frattempo che il rincorritore raccogliesse la palla, si fuggiva o ci si nascondeva per non farsi prendere. 

2) Sette Piastrelle
Le Sette Piastrelle era un gioco per i più grandi, proprio da loro imparammo a giocarci. In cosa consisteva? Al mettere sette sassi uno sopra l'altro, a mo' di torre, e con una pallina da tennis a una distanza di due metri tentare di colpirla, in quel momento chi la buttava giù poteva scappare e l'altro doveva rincorrerlo con la pallina e tentare di colpire proprio con la pallina da tennis l'avversario. Non nego però che alcune volte qualcuno raccolse invece della pallina il sasso, e qualcuno venne colpito con ferite su gambe e braccia.

3) Guardie E Ladri
Forse è il gioco più conosciuto dai bambini degli anni 80', proprio in quei periodi ci si divertiva a correre, e così si facevano due gruppi e si faceva proprio quel che ogni polizziotto fa con un ladro, lo rincorre fin quando non lo prende.

4) Nascondino
Questo è forse il gioco più antico, una persona si metteva con la faccia tra le mani verso un muro, meglio ancora in un angolo senza vista, e contava fino a 10, il tempo che tutti gli altri partecipanti si riuscivano a nascondere, per poi girare a cercarli, ma con un'occhio sempre pronto a vedere ogni minimo scatto. Il 'Tanare' qualcuno portava il primo ad essere preso a prendere il suo posto, salvo se l'ultimo riusciva a fare "Tana Libera Tutti!", in quel caso il bambino/a che si era 'accecato' doveva ri-accecarsi di nuovo.

5) Sette Cantoni
Anche in questo caso c'era da correre, stavolta però c'era la possibilità di arrampicarsi sul muretto, uno riconrreva gli altri scappavano, che salvava il rincorso, ma c'erano soltanto 10 secondi che si poteva stare sul muretto, altrimenti si doveva prendere il posto dell'inseguitore, stessa cosa se si veniva presi.

6) Uno, Due, Tre Stella!
Forse non tutti conoscono questo gioco, eppure tra gli anni 80 e 90 andava molto di moda. In cosa consisteva? Una bambino/a si doveva mettere spalle agli altri e dire le tipiche parole "Uno...Due...Tre...Stella!", al momento della "Stella!" si girava, e se qualcuno si faceva vedere in movimento doveva tornare indietro. Ma come? Con uno due o tre passi, a decisione di chi si accecava.

7) Regina Reginella
"Regina reginella, quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello con la fede e con l'anello, con la punta del coltello?". In cosa consisteva il gioco? La regina, che lo faceva sempre la stessa ragazzina, la più carina, rispondeva assegnando al giocatore un certo numero di passi, associato ad un animale. Ad esempio: 5 passi da leone, 4 passi da canguro, e così via. Il ragazzino/a doveva eseguire il numero di passi assegnato, imitando il relativo animale. Vinceva chi raggiunge per primo la regina, diventando Re o Regina a sua volta.

Ma se i giochi erano quelli, la cosa divertente era la 'Conta'. Quante se ne conoscono? Tante, ma noi ne utilizzavamo davvero sempre e solo tre;

1) La balena senza c**o
"La balena senza 'sedere' conta fino a 21", e partendo da chi la intonava, si contava e il primo uscito doveva fare la parte dell'accecato, della Guardia o del Ladro.

2) Bim Bum Bale Giù!
Questa è forse quella più usata in tutta Italia "Bim Bum Bale Giù!" bastava ripetere una volta la frase e si buttavano giù, con una mano, le mani e i numeri che uscivano fuori portavano alla conta da chi partiva in poi.

3) Mimì Che Fa La Cacca
"Sotto il ponte di Baracca, c'è Mimì che fa la cacca, la fa dura, dura, dura, il dottore la misura, la misura a trentatrè. Uno, due, tre, cago io e puzzi te!".

Bhè, questi erano i giochi e le conte di quei ragazzini del tempo, a Roma di sicuro nelle 'Conte' queste erano le più popolari.
E così vi ho raccontato anche come nei primi anni di vita si divertiva un ragazzino che non solo era salvo da ogni tecnologia, e che Dio sia Lodato, ma soprattutto che per divertirsi bastava davvero poco.